F35
(Lockheed-Martin)
Difesa e Aerospazio

Pace fatta sugli F-35 tra Aeronautica e Marina

Fine delle polemiche, Aeronautica e Marina gestiranno entrambe gli F-35B. L’Aeronautica: “scelta coerente con quanto avviene nell’est Europa”

La stampa estera specializzata nelle questioni della Difesa riporta la notizia che l’Aeronautica Militare e la Marina Militare Italiane avrebbero finalmente “capito come gestire le loro piccole flotte di F-35B”, segnalando che gli aeroplani vedranno gli equipaggi formarsi e operare in modo congiunto ma operando "da basi separate". In realtà l’accordo risale a quasi un anno fa, poiché fu spiegato ai media verso la fine di gennaio, ma di fatto ciò che stupisce gli alleati della Nato è che le due Forze italiane con reparti aerei di ultima generazione schierino velivoli della versione B, quella con caratteristiche Stovl, ovvero in grado di effettuare il decollo corto e l’atterraggio verticale “nonostante le rivalità tra i rami militari”, come pubblica la rivista Defence News, secondo la quale ora sarebbe stata trovata una soluzione che “garantisce sinergie, anche se non è all'altezza del concetto di squadrone congiunto adottato nel Regno Unito per gli F-35B della Royal Air Force e della Royal Navy”. Di vero c’è che saranno mantenute basi separate, ovvero la Marina Militare opererà dall’aeroporto di Grottaglie mentre l'Aeronautica Militare da quello di Amendola. N

ello stesso articolo vengono riportate le parole del capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, il generale Luca Goretti, che ha spiegato: “Quando un'operazione è navale, possiamo offrire un 'pacchetto' composto da piloti, aerei e personale di manutenzione per operare sulla portaerei Cavour sotto il comando della Marina Militare, mentre se l'operazione è dell'Aeronautica, con possibile coinvolgimento di aerei della Marina, questa offrirà lo stesso ‘pacchetto’ sotto il comando dell'Arma Azzurra”. Il motivo per il quale l’Aeronautica Militare opera la versione B è per soddisfare un’esigenza dettata dal possibile utilizzo degli F-35 Stovl nelle missioni da basi avanzate con piste corte e allestite in modo occasionale, che nel territorio italiano possono essere numerose, dove prima degli F-35B deve atterrare un aeroplano da trasporto C-130J o arrivare un altro tipo di mezzi in configurazione rifornimento a terra (Alarp), oltre che poter configurare il multiruolo con gli armamenti più idonei per ciascuna missione. Operazioni, queste, in via di sperimentazione in occasione di esercitazioni internazionali che vedono la partecipazione di altre forze aere alleate, come ha già fatto la Raf inglese. Uno dei luoghi dove potrebbero essere svolte queste esercitazioni in modo efficace è l’isola di Pantelleria, il cui aeroporto è tra quelli considerati strategici e per questo è destinazione di una quota dei fondi previsti dal Documento programmatico della Difesa 2022-2024.

“Sono davvero soddisfatto del rapporto con la Marina”, ha detto Goretti a Defence News, “Abbiamo deciso insieme i requisiti operativi sia dell'Aeronautica Militare sia della Marina e stiamo lavorando bene insieme perché ne beneficiamo entrambi”. Alcuni osservatori hanno fatto notare questa organizzazione comporta giocoforza l’impossibilità di minimizzare i costi, tuttavia, per le caratteristiche della Difesa italiana non è oggi pensabile una base condivisa per aviazione e marina. “La nostra base è Amendola, mentre la Marina Militare vuole comprensibilmente avere i suoi simulatori vicino alla base tarantina del Cavour, ovvero Grottaglie” ha spiegato il massimo ufficiale dell’Aeronautica, “il velivolo della Marina sarà comunque basato sull’incrociatore tuttoponte Cavour. La manutenzione di primo livello potrebbe essere fatta a Grottaglie, ma quella principale giocoforza presso la Faco di Cameri". Nella decisione di mantenere due basi hanno influito anche motivazioni relative alla sicurezza: “Se guardiamo all'Ucraina, pare di essere ritornati indietro nel tempo alla situazione Guerra Fredda, quando la dislocazione delle basi ha salvato vite”, ha ricordato il generale, concludendo: “Avere una sola base per risparmiare sulle risorse avrebbe potuto avere senso prima dell'Ucraina, ma il mondo è cambiato”.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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