Vertice Ue: 7 buone ragioni per considerarlo un successo
Economia

Vertice Ue: 7 buone ragioni per considerarlo un successo

Barriere contro lo spread, salvataggi bancari e segnali di unità politica. Ecco i motivi per cui l'esito del summit di Bruxelles viene salutato con favore

Un po' di fiducia sui mercati finanziari e consensi tra i commentatori internazionali. Così è stato accolto l'ultimo vertice dei capi di stato e di governo dell'Unione Europea (Ue) , che si è concluso positivamente  venerdì scorso, riportando lo spread (il differenziale di rendimento) tra i titoli di stato italiani e tedeschi sotto i 420 punti base (4,2%). Panorama.it ha passato in rassegna tutte le ragioni per cui il summit di Bruxelles viene considerato un successo, almeno rispetto alle aspettative iniziali.

LA BARRIERA ANTI-SPREAD.

Il risultato più importante, almeno per l'Italia, è l'introduzione di uno scudo anti-spread, cioè un sistema per tenere a bada il differenziale di rendimento tra i titoli di stato della Germania (i Bund) e quelli dei paesi periferici (Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e la stessa Italia). La crisi di Eurolandia è scoppiata infatti quando gli investitori internazionali, nel timore che un paese europeo come la Grecia potesse fallire e tutta l'Unione Monetaria disgregarsi, hanno venduto in massa i titoli di stato delle nazioni maggiormente indebitate, per rifugiarsi su quelli dei paesi più affidabili come la Germania. I prezzi delle obbligazioni governative greche, italiane o spagnole  sono così colati a picco, facendo salire  lo spread con il Bund tedesco.

E così, oggi i paesi periferici sono costretti a pagare sui propri titoli di stato degli interessi altissimi, che aggravano ancor di più il dissesto dei loro conti pubblici. Se i differenziali di rendimento con il Bund tornassero sotto i livelli di guardia, la situazione migliorerebbe di colpo. Per questo, i leader europei hanno deciso di creare una barriera anti-spread, utilizzando i soldi del Fondo Salva Stati , cioè le risorse appartenenti a tutti i paesi di Eurolandia. Non appena  i prezzi dei titoli di stato di alcuni paesi scenderanno troppo e i rendimenti si impenneranno, il Fondo Salva-Stati acquisterà i bond  sul mercato, facendone risalire le quotazioni. In questo modo, si avrebbe un effetto deterrente contro gli attacchi speculativi: parecchi investitori internazionali che ritengono probabile la fine dell'euro, infatti, spesso cercano di guadagnare una montagna di soldi scommettendo sui ribassi dei titoli governativi di alcuni paesi (Italia compresa), utilizzando  tecniche sofisticate come le vendite allo scoperto. Con la creazione di uno scudo anti-spread, queste pratiche speculative verranno dunque scoraggiate, poiché gli operatori del mercato sono ben consapevoli che lo spread potrà difficilmente salire sopra determinati livelli.

PARACADUTE PER LE BANCHE.

Il secondo risultato del vertice Ue è la decisione di introdurre un nuovo meccanismo per salvare le banche europee in difficoltà. Negli anni scorsi, per sostenere gli istituti di credito giunti sull'orlo del crack a causa della crisi finanziaria, molti paesi del Vecchio Continente hanno infatti dovuto stanziare ingenti risorse pubbliche, aumentando il proprio debito e correndo il rischio di finire in bancarotta. In futuro, invece, i salvataggi miliardari delle banche non peseranno più direttamente sui bilanci delle singole nazioni poiché verranno  finanziati con i soldi del Fondo-Salva Stati (a cui contribuiscono tutti i membri di Eurolandia). I leader del Vecchio Continente hanno dunque dimostrato un maggiore spirito di solidarietà reciproca, nella consapevolezza che l'eventuale crack di qualsiasi istituto di credito europeo è un problema comune, da risolvere tutti assieme.  

L'AUTHORITY EUROPEA.

Un altro passo importante compiuto durante il vertice di Bruxelles è l'avvio di un processo di unificazione bancaria. In futuro, tutti i maggiori istituti di credito continentali dovranno rispettare  delle regole comuni ed essere sottoposti alla vigilanza di una sola autorità europea , che assumerà le funzioni oggi spettanti alle singole banche centrali di ogni paese (come la Banca d'Italia). In questo modo, nascerà nel Vecchio Continente un sistema finanziario e creditizio sempre più integrato che rende difficile la disgregazione  dell'Unione Monetaria. I mercati borsistici e gli investitori riceveranno infatti un chiaro segnale che la creazione dell'euro è un processo irreversibile, che non può essere più interrotto. In altre parole, se in Europa esisterà un solo sistema finanziario, sarà anche difficilissimo poter tornare alle singole monete nazionali.

GARANZIA PER I CORRENTISTI.

L'unificazione bancaria prevede anche la nascita di un nuovo sistema per proteggere soldi depositati sul conto corrente, nel caso del fallimento di una banca. Già oggi, in tutta Europa, esistono regole comuni che permettono ai correntisti di avere sempre il rimborso delle  giacenze sul conto sino a un massimo 100mila euro. Tuttavia, le garanzie vengono prestate da singoli organismi nazionali (in Italia, per esempio, c'è  il Fondo interbancario di tutela dei depositanti-Fitd). In futuro, dovrebbe essere creato un organismo unico per tutta l'Eurozona che permetterà ai risparmiatori di avere maggiore fiducia nella stabilità dell' Unione Monetaria. Chi deposita i soldi in una banca spagnola o italiana riceverà infatti le stesse tutele di chi versa il proprio denaro sul conto corrente di un istituto tedesco. Inoltre, sempre allo scopo di  creare un sistema finanziario integrato in tutta Europa, verranno introdotte regole uniformi per le procedure fallimentari delle banche.

IL PIANO PER LA CRESCITA.

Finalmente, i capi di stato e di governo dell'Ue hanno messo al centro dei problemi del Vecchio Continente la necessità di dare impulso alla crescita economica . I leader europei hanno infatti dato il via libera a un programma comune di investimenti pubblici da 120 miliardi (che però è ancora tutto da scrivere), certificando nero su bianco la volontà di un cambio di rotta. In altre parole, a Bruxelles si è finalmente capito che  le politiche  austerity, basate sul rigore di bilancio, non riescono a risolvere da sole i problemi di Eurolandia. Occorre anche far ripartire l'economia, utilizzando anche denaro pubblico.

IL SIGNIFICATO POLITICO.

Il risultato del summit europeo della scorsa settimana è però importante anche e soprattutto dal punto di vista politico. Sinora, le decisioni più importanti  assunte nell'Eurozona sono apparse  condizionate soprattutto dal tradizionale asse franco-tedesco, cioè dalla volontà comune dei governi di Berlino e Parigi. La scorsa settimana, invece, sembra essere cresciuto il peso di due paesi rimasti finora nell'angolo, come la Spagna e l'Italia. Madrid e Roma hanno infatti minacciato di non dare il via libera all'introduzione  della Tobin Tax e al piano per la crescita, se gli altri partner di Eurolandia non avessero accontentato le loro richieste, in particolare quelle sui programmi di salvataggio delle banche e sull'introduzione della barriera anti-spread. La posizione della cancelliera tedesca Angela Merkel è apparsa più morbida del passato e la Germania, incalzata dal pressing degli altri paesi, non sembra più la “padrona assoluta” dei destini di Eurolandia.

IL PRESTIGIO DELL'ITALIA
Infine, dalla riunione di Bruxelles il premier italiano Mario Monti ha ottenuto un notevole risultato positivo in termini di immagine. Alleato del presidente francese, Francois Hollande, appoggiato in pieno dal capo del governo spagnolo, Mariano Rajoy, e rispettato dalla cancelliera tedesca Merkel, il nostro presidente del consiglio si è accreditato come l'ago della bilancia sullo scacchiere internazionale, cioè come l'uomo capace di inventare soluzioni che mettono d'accordo tutti i leader europei. E' un ruolo che accresce la fiducia riposta in lui dai paesi che si trovano al di fuori dell'Eurozona e in particolare degli Stati Uniti, dove il presidente Barrack Obama vede da tempo in Monti un interlocutore politico di primo piano.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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