Investire in Sud Africa: perché farlo
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Economia

Investire in Sud Africa: perché farlo

Il mercato è frammentato ma le potenzialità di crescita sono straordinarie, soprattutto per la nuova classe media

Il Sud Africa è la nuova frontiera economica del Terzo Millennio? Secondo tanti sì, e la BBC ha intervistato un gruppo di imprenditori per capire il perché. Secondo Doug Smart, il general manager di KFC a Johannesburg, fare affari in Sud Africa è molto difficile a causa della elevatissima frammentazione del marcato locale

Per anni quella sudafricana è stata considerata l'economia più promettente dell'Africa. Del resto, nonostante in valori assoluti Johannesburg abbia perso alla fine del 2013 la sfida con Abuja, perché dal 2013 è la Nigeria l'economia più forte del Continente Nero, grazie a un Pil di 509.9 miliardi di dollari, resta pur sempre la nazione con le migliori prospettive economiche: 370 miliardi di dollari di Pil, poco meno di 6mila considerandone il valore pro-capite, che sale a 11 se misurato prendendo in parità di potere d'acquisto. Un terzo rispetto all'Italia ma simile ai valori di Ungheria e Bulgaria, e nettamente superiore a India, Cina, e tanti altri paesi del Sudest asiatico e dell'America Latina. 

Sono tante le multinazionali che hanno deciso di testare il mercato sudafricano. Tra queste, hanno otteuto maggiore successo quelle che si occupano di prodotti di bellezza (Colgate, Acquafresh, Pantene, Avon, Sunsiilk e Nivea), di alimentari (Kfc, Heinken, Cadbury's Dairy Milk), automobili (Toyota e Volkswagen) e nuove tecnologie (Nokia, Blackberry e Samsung Electronics).

Molti dei manager di queste aziende, per esperienza, ammettono che muoversi a Johannesburg e dintorni non è facile, perché le esigenze della popolazione sono troppo diverse per essere soddisfatte da un unico prodotto, e per avere successo sul mercato è fondamentale non escludere nessuno. Ecco perché per farsi notare in Sud Africa è fondamentale puntare su marketing e ricerche di mercato. Le seconde servono a individuare i prodoti giusti per le varie tipologie di consumatori, la pubblicità per convincerli di quanto questo o quel prodotto rispecchi le rispettive esigenze.

Le prospettive del mercato sudafricano sono ottime, e solo chi riuscirà a consolidare la propria posizione nel paese oggi riuscirà a sfruttarne l'intero potenziale. La classe media rappresentava nel 1993 l'8,3 per cento della popolazione. Oggi sfiora il 14 con 7,2 milioni di unità, e stime attendibili ritengono continuerà a crescere a ritmi vertiginosi. La parte più significativa di questo incremento, poi, riguarda la popolazione di colore: negli anni '90 solo il 10 per cento dei neri rientravano in questa categoria. Oggi hanno superato la soglia del 40. 

Uno studio pubblicato da un team di ricercatori dall'Università di Stellenbosch, in Sud Africa, ha messo in evidenza come le abitudini di consumo della popolazione bianca e di quella di colore siano molto diverse. La prima si focalizza su beni di consumo, la seconda su beni durevoli e immobiliare. Da qui la necessità di tenere sotto controllo i cambiamenti nella composizione della classe media sudafricana per sfruttarne la nuova capacità di spesa. Altro elemento che le aziende interessate a sfruttare questo mercato africano non possono permettersi di trascurare. 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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