X, il cambio di nome danneggia Twitter
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X, il cambio di nome danneggia Twitter

Utenti e download in calo, crescono in parte i ricavi ma il sogno dell'app tuttofare di Musk è ancora in salita. E intanto l'Unione Europea costringe la piattaforma ad essere più trasparente e a moderare i contenuti

Non è più Twitter ma X di Elon Musk continua a non convincere gli utenti e nemmeno gli inserzionisti.. Il rebranding voluto a tutti i costi dal nuovo proprietario per tagliare i ponti con il passato, e avviare la metamorfosi del social media in un'applicazione in cui offrire più servizi digitali a pagamento, non sta al momento premiando la piattaforma. Secondo la società di analisi Sensor Tower, infatti, nelle prime tre settimane di agosto dopo il cambio di nome avvenuto a fine luglio, X ha perso utenti e interazioni. Nello specifico, i download sono diminuiti, gli utenti attivi quotidiani sono calati del 4%, il tempo medio trascorso è inferiore del 5% e nella top 100 globale l'app è retrocessa di quattro posizioni, passando dal 32° al 36° posto.

Qualche spiraglio positivo c'è, poiché grazie agli utenti iOS (quindi chi utilizza iPhone e iPad, che in media spende molto di più dell'utente Android), i ricavi sono saliti del 25%, mentre Twitter Lite, la versione dell'app più leggera pensata per i mercati emergenti che al momento non ha ancora cambiato denominazione, ha registrato nelle due settimane successive l'avvio del nuovo corso un'impennata di download del 350%, con picchi avvenuti in Stati Uniti, India e Indonesia. Detto che sull'ottovolante c'è pure Threads, l'app clone di Twitter ideata da Meta proprio per attirare gli utenti delusi dall'effetto Musk (qui la nostra prova), partita a razzo toccando i 49 milioni di utenti giornalieri per poi scendere a 19 milioni e ora pronta a lanciare la versione web (ma non in Europa, dove non è ancora disponibile neppure l'app mobile), a ottenere il maggior gradimento sono state Bluesky e Mastodon. Nell'ordine +180% e +15% è il riscontro nell'ultima settimana di luglio per le due alternative potenzialmente più simili nello spirito al Twitter ispirato dal co-fondatore Jack Dorsey, mente dietro il progetto Bluesky.

Se non saranno i fischi ricevuti durante un torneo di videogame, organizzato lo scorso fine settimana a Los Angeles e in cui ha partecipato con il figlio, a togliere il sonno a Musk, qualche grattacapo è arrivato invece dall'entrata in vigore del Digital Service Act (DSA), la nuova norma europea che impone maggiore trasparenza, moderazione dei contenuti e rispetto della privacy alle piattaforma con più di 45 milioni di utenti attivi mensilmente. X Corp. era la compagnia attesa al varco dopo che lo scorso maggio Musk aveva deciso di abbandonare il Codice di condotta UE contro la disinformazione. Dal 25 agosto, data in cui è entrato in vigore il DSA, l'ex Twitter ha dovuto prendere le dovute contromisure inserendo una nuova voce all'interno del menu con i tre puntini che si vedono in alto a destra di ogni post pubblicato. La novità è ‘Segnala contenuti illegali in UE’ e consente di inoltrare una segnalazione contro messaggi ritenuti contrari alle norme in tema di privacy, pornografia, tutela dei minori, violenza su persone o animali e altre opzioni simili. Un passaggio obbligato che cozza contro la libertà di espressione urlata ripetutamente ai quattro venti da Musk.

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Alessio Caprodossi