centrale nucleare
(Getty Images)
Tecnologia

Salvini rilancia sul nucleare, dove siamo già in forte ritardo

Il Ministro delle Infrastrutture pronto ad un nuovo referendum sul tema dimenticato in un cassetto ma che è indispensabile per il nostro futuro energetico

Sul nucleare il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini non la manda a dire: “Sono pronto a tornare a un referendum argomentando il perché all’Italia convenga arrivare al nucleare pulito e di ultima generazione”. La dichiarazione è stata fatta durante l’evento: “L’Italia dei sì”, che ha trattato l’importante tema del piano infrastrutturale strategico del Paese fino al 2032. L’osservazione sull’energia da atomo deriva da una presa di coscienza precisa, ovvero che “Se dobbiamo diventare autonomi dal punto di vista energetico, non possiamo precluderci nessuna fonte di produzione energetica.”

Certamente l’idea di un nuovo referendum scuoterebbe l’Italia della politica fino alle fondamenta costringendo i partiti a fare una scelta netta, ma portandone alcuni a dichiarare l’assurdo, ovvero che ci basterebbero le rinnovabili, cosa che sappiamo bene essere falsa, poiché in maggioranza sono le stesse forze che poi non vogliono generatori eolici né parchi solari nei paesaggi. Ma dall’analisi dei sondaggi di voto, probabilmente fare subito un referendum consentirebbe al governo di contare su un consenso ancora molto presente, seppure il meccanismo italiano per l’abrogazione delle leggi sia piuttosto farraginoso e tenda a spegnere ogni cambiamento.

Immaginiamolo: un “sì” deciso una domenica d’autunno porterebbe a dover ribaltare le procedure in corso per la neutralizzazione delle vecchie centrali, creerebbe nuove istituzioni necessarie per definire magari non ancora il “dove” ma certamente il “come” realizzare nuove centrali. Ma poi tra riunioni e studi, sul più bello la legislatura volgerebbe al termine e il “dove” resterebbe un punto aperto, così come aperta è ancora la realizzazione del deposito nazionale delle scorie radioattive. Probabilmente sarebbe favorevole al referendum per modificare la legge che abolì il nucleare un partito come Forza Italia, del resto lo aveva dichiarato il 20 luglio scorso il vicecoordinatore nazionale del partito Alessandro Cattaneo al convegno “Nucleare in Italia: scenari e prospettive”, così come si era detto favorevole a riprendere il discorso Roberto Cingolani quando ancora era ministro. Bisogna però essere coerenti: la campagna elettorale di un anno fa aveva visto le forze di centro destra aprire al nucleare, dunque perché mai fare un referendum, ministro Salvini? Si cambi direttamente la legge e tanto che ci siete rimettete mano a quell’enorme impianto che oggi si occupa di scorie, creando qualcosa di moderno e snello al suo posto. Nulla che non si possa copiare da Francia, Finlandia e persino Slovenia. Altrimenti rischiamo una campagna elettorale infinita, precoce e dispendiosa del tempo di deputati e senatori, nel tentativo di far ammettere a certi partiti che il nucleare è l’unica soluzione percorribile nel medio termine. E a chi è rimasto ai tempi di Chernobyl che oggi una centrale nucleare non è come quella esplosa. Come del resto non lo erano quelle di Caorso e Trino vercellese.

Piccoli reattori modulari, l’idea navale di Newcleo con Fincantieri e Rina

Intanto la londinese Newcleo, azienda di tecnologie nucleari pulite e sicure impegnata nello sviluppo di reattori innovativi di IV generazione che utilizzano scorie nucleari esistenti come combustibile, annuncia di aver firmato un accordo con Fincantieri e Rina, multinazionale di ispezione, certificazione, classificazione navale e consulenza ingegneristica, in base al quale le tre società uniscono le loro competenze per realizzare insieme uno studio di fattibilità per applicazioni nucleari nel settore navale, sfruttando la tecnologia dei piccoli reattori modulari raffreddati a piombo (Smr) di Newcleo. L'impiego dell'innovativo reattore di questa azienda per la propulsione navale comporterebbe l'installazione al chiuso sulle grandi navi, ma in grado di produrre una potenza elettrica di almeno 30 Megawatt e fino a circa 200. Ciò richiederebbe rifornimenti sporadici (una volta ogni 10-15 anni), una manutenzione molto limitata e una facile sostituzione del reattore a fine vita. Ma permetterebbe anche di studiare applicazioni alternative e sicure per realizzare piccoli impianti anche su base terrestre. L’impiego sulle navi offre anche un vantaggio di sicurezza in caso di incidente, circoscrivendo le radiazioni. Con il progetto di Newcleo, in aso di emergenza il piombo liquido all'interno del reattore si solidificherebbe raffreddandosi a contatto con l'acqua fredda, racchiudendo il nucleo del reattore in un involucro solido e contenendo tutte le radiazioni grazie alle proprietà schermanti del piombo stesso. Potrebbe un giorno una nave dare energia a sé stessa, ma qualora ormeggiata anche a una piccola città? Probabilmente si, con il vantaggio di poterla anche spostare. E su questo conta molto l’esperienza acquisita in campo militare. Ma prima, la volontà di fare.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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