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(Ansa)
Difesa e Aerospazio

Il sommergibile di Taiwan è un messaggio a Pechino

Il primo apparecchio della provincia ribelle di certo non spaventa la flotta di Pechino ma l'intento è chiaro: invaderci non sarà una passeggiata. I cinesi sono pronti a decine di migliaia di soldati morti?

Mentre la Corea del Nord elabora vecchi sommergibili di costruzione sovietica per lanciare missili balistici, Taiwan vara il suo primo sottomarino a propulsione diesel-elettrica “indigeno”, come lo chiamano gli stessi funzionari della Difesa di Taipei. Il motivo è semplice: la progettazione, seppure guidata da mano e computer occidentali (nei quali si trovano microchip taiwanesi), è stata fatta proprio in quella che viene definita da Pechino la “Provincia ribelle”. Nei cantieri navali di Kaohsiung, dopo sette anni di lavori da parte di un gruppo di oltre 900 persone, la nuova unità classe “Ids” (Indigenous Defense Submarine) è ormai pronta per prendere il mare tanto ambito quanto frequentato dalle forze cinesi.

Con Settanta metri di lunghezza e 2500 tonnellate di dislocamento e sei lanciasiluri, porta un chiaro messaggio per Xi Jinping: attaccarci non sarà una passeggiata nonostante i numeri soverchianti, e tanto meno riuscirete a isolarci impedendo ai nostri alleati di portarci i rifornimenti. Nei piani di Taiwan, quello svelato a Kaoshsiung è il primo degli otto sommergibili previsti dalla Marina, tutti dotati di siluri Mk-48, guardacaso costruiti dal colosso americano Lockheed-Martin, che certamente ha contribuito alla progettazione per evitare limitazioni alla compatibilità dei sistemi di bordo con quelli dell'U.S.Navy. Del resto, nell’aprile 2018, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump approvò la domanda delle aziende americane legate alla Difesa per vendere a Taiwan la tecnologia necessaria per costruire i propri sottomarini. Successivamente, nel luglio dello stesso anno, una società indiana e un appaltatore giapponese presentarono a Taiwan le loro proposte per la progettazione degli Ids insieme a due società statunitensi e altre due europee, tra le quali il Naval Group francese.

Ma per il primo Ids prendere il mare non significa automaticamente essere operativi, dunque affinché la nuova unità diventi efficace ci vorrà ancora del tempo, e Pechino, che di sommergibili in mare ne ha 64, questo lo sa bene. Ecco perché, pur supponendo che i collaudi abbiano successo, non si sa se il programma navale multimiliardario cominciato sette anni fa si rivelerà un potente deterrente contro l’aggressione cinese.

Discussa per la prima volta negli anni Novanta sotto l’allora presidente Lee Teng-hui, l’idea di una flotta sottomarina costruita a Taiwan serviva per integrare due vecchi vascelli di fabbricazione olandese acquisiti negli anni Ottanta stanziando una cifra che nel tempo è lievitata fino a quella attuale di circa 1,54 miliardi di dollari, come ha confermato l'ammiraglio Huang Shu-kuang, coordinatore delle forze sottomarine nazionali, la National submarine task force, spiegando alla stampa: “L'obiettivo è contrastare gli sforzi della Cina di accerchiare Taiwan per un'invasione o un blocco (...) le forze armate cinesi vogliono isolare Taiwan e i sottomarini negano la loro capacità di farlo fornendo spazio o tempo per un intervento da parte di Stati Uniti, Giappone e altri alleati.” Huang ha anche puntualizzato che il programma “Indigenous Defense Submarine” (Ids) è stato in grado di ottenere un forte sostegno da parte dei massimi leader governativi e di tutti i partiti. Alla fine, paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno sostenuto il piano.

L'operazione Ids + stata gestita in modo esemplare: la Difesa di Taiwan ha custodito da vicino i dettagli del progetto, ha rifiutato di fornire informazioni sul sottomarino dalla sua progettazione alle specifiche fino all'approvvigionamento dei componenti, riuscendo anche a contrastare l'attività di intelligence cinese, che confermando “tempi lunghi” ha portato Pechino a considerare il nuovo sommergibile un non problema nel breve termine.

In realtà se l'unità dovesse navigare armata, il tempo che i cinesi impiegherebbero per cercarla e neutralizzarla farebbero il gioco di Taiwan, anche se rispetto ai sommergibili cinesi a propulsione nucleare, che non hanno bisogno di tornare in superficie con la stessa frequenza dello Ids, questo resta comunque un deterrente limitato. Secondo John Dotson, ex ufficiale della Marina americana e ora vicedirettore del Global Taiwan Institute, “I programmi locali di costruzione navale navale di La spesa militare dell’isola quest’anno raggiungerà i 580 miliardi di nuovi dollari taiwanesi (18,2 miliardi di dollari), rispetto ai 380 miliardi di dollari taiwanesi del 2019, mentre il budget militare proposto per il 2024 è di 660 miliardi di dollari. Taiwan sta quindi dimostrando progressi significativi negli ultimi anni in termini di produzione di mezzi da combattimento di superficie più leggeri, come i catamarani da pattugliamento missilistici classe Tuo Chiang, poiché l'industria della costruzione navale di Taiwan non possedeva alcuna esperienza precedente o competenza istituzionale”. Ma è risaputo che nel momento in cui il programma Ids fu varato, gli Usa cercarono di scoraggiare Taiwan dalla costruzione spingendoli a un acquisto diretto e verso la realizzazione di veicoli sottomarini senza equipaggio (Uuv) dotati di siluri intelligenti, efficaci contro le navi militari cinesi di penultima generazione. Mancano meno di quattro mesi alle elezioni presidenziali di Taiwan dopo otto anni, ed anche se il nuovo presidente fosse meno entusiasta a proposito di programmi militari, ben difficilmente la Provincia ribelle abbandonerà il progetto Ids, sia che vinca il candidato del partito Kuomintang, Hou Yu-ih, più vicino alla Cina, sia che vinca l'attuale vicepresidente William Lai.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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