Anche la Romania compra gli F-35. L'aviazione europea è «de-sovietizzata»
Difesa e Aerospazio

Anche la Romania compra gli F-35. L'aviazione europea è «de-sovietizzata»

Addio ai Mig, dell'ex Urss. Ormai tutti i paesi europei dell'est hanno apparecchi di concezione Usa e Nato

L’aviazione dell’Europa dell’Est è del tutto de-sovietizzata. Passi per qualche MiG ancora posseduto dalla Croazia, anche la decisione delle autorità rumene è arrivata: è stata approvata l'acquisizione dei Lockheed-Martin F-35 Lightning II da parte dell'Aeronautica militare, e la Romania, dopo Polonia e Repubblica Ceca, diventa così la terza nazione dell’Est Europa a dotarsi di questo sistema d’arma di quinta generazione.

Il processo di selezione era cominciato a luglio del 2022, sull’onda di quanto fatto dal governo ceco, che aveva deciso di avviare negoziati con gli Stati Uniti per acquistare 24 unità del moderno caccia, a sua volta seguendo quanto era accaduto nel gennaio 2020, quando il vice primo ministro e ministro della Difesa polacco Mariusz Blaszczak aveva firmato un accordo del valore di circa 4,6 miliardi di dollari per acquisire 32 velivoli F-35 insieme a un pacchetto di addestramento e logistica per l'aviazione di Varsavia. Ora la decisione è stata presa dal Consiglio supremo rumeno per la difesa nazionale (Csat), un organo statale presieduto dal presidente Klaus Iohannis, nella seduta dell'11 aprile scorso, e resa nota nella giornata di ieri dalla Presidenza nazionale. Nel testo della comunicazione si legge: “Il processo di ammodernamento dell'Aeronautica proseguirà con l'acquisto del velivolo F-35 di ultima generazione, questi velivoli consentono di raggiungere e mantenere la superiorità aerea, condizione obbligatoria per garantire la sovranità nello spazio aereo nazionale e, se necessario, la sua difesa”. Al momento non sono però stati resi noti né il numero di velivoli da commissionare, né il valore del contratto.

Attualmente la forza aerea di Bucarest conta soltanto su 17 esemplari di F-16 acquistati usati dal Portogallo e di altri 32 presi lo scorso anno dalla Norvegia che copriranno le esigenze difensive fino alla consegna dei Lightning II, a partire dal 2024. Questi velivoli hanno di fatto consentito l’occidentalizzazione della forza aerea nella sua transizione dalle flotte di MiG costruiti ai tempi dell’Unione Sovietica fino alla fine di questo decennio.

Per l’Italia, che a Cameri possiede lo stabilimento di assemblaggio finale degli esemplari europei, è una buona notizia sul piano industriale, mentre per Lockheed-Martin la Romania diviene il diciassettesimo Paese di esportazione dopo Regno Unito, Italia, Usa, Olanda, Norvegia, Danimarca, Canada, Israele, Singapore, Belgio, Corea del Sud, Finlandia, Germania, Giappone, Polonia, Svizzera e Grecia, con Marocco ed emirati che sono in trattativa. Nonostante i diversi problemi tecnici che hanno afflitto il progetto, considerato il più avanzato programma d’arma nella storia, e l’ultimo dei quali relativo al cedimento di alcuni attacchi del motore, il Lightning II si sta comunque rivelando una soluzione adattabile a molti e diversificati contesti operativi.

Dopo la soluzione dei problemi con il rivestimento che collabora alla sua invisibilità, quelli nel volo supersonico sostenuto, dello schermo integrato nel casco, delle vibrazioni eccessive del cannone, dell’affidabilità del motore e persino sedili di espulsione difettosi, le serie più recenti hanno potuto essere dotate delle soluzioni che Lockheed Martin ha approvato, ma ha costretto il Pentagono a rinviare la dismissione degli F-16, che ora continueranno a volare fino al 2040. Nella storia dell’aviazione è comunque una storia già vista, ovvero che la messa in servizio di un nuovo velivolo in tempi industrialmente e strategicamente opportuni non trovasse nel progetto la necessaria maturità. Così Corea del Sud, Usa e Israele sono state le nazioni che più hanno segnalato anomalie, difetti e hanno dovuto rinunciare alla prontezza dei caccia diverse volte. Nonostante tutto ciò e il costo dell’aeroplano, che varia da 70 a oltre 90 milioni di dollari, le sue caratteristiche nelle sue varie versioni sono tali da farne una risorsa in grado di compiere più tipologie di missione, e quindi spingere le forze aeree nazionali a decidere di rimpiazzare più tipi di velivoli. Durante le azioni di combattimento, simulate e non, finora il Lightning II si è rivelato vincente.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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