sukoi su 25
Difesa e Aerospazio

Piloti russi stanno addestrando i bielorussi al trasporto e sgancio di missili nucleari

Questo porterebbe ad una pesante riduzione dei tempi nel caso di eventuale attacco atomico in Europa

Una notizia come questa potrebbe essere considerata di propaganda ma anche un segnale di escalation del conflitto russo-ucraino. Nella serata di venerdì 14 aprile la Difesa bielorussa ha comunicato che gli equipaggi dell’aeronautica militare hanno completato l’addestramento all'uso di armi nucleari tattiche a bordo dei velivoli Sukhoi Su-25 specificando che la nuova capacità è come parte del piano di Mosca per dispiegare tali armi presso le basi del Paese suo alleato.

Il ministero della Difesa di Minsk ha diffuso un video in cui un pilota bielorusso afferma che il corso di addestramento è stato svolto in Russia al fine di fornire a lui e ai suoi colleghi le competenze necessarie per poter sganciare tali ordigni durante missioni di attacco al suolo. La rapidità di quanto avvenuto dimostra che l’annuncio del mese scorso fatto da Vladimir Putin, nel quale dichiarava proprio l’intenzione di collocare alcune delle sue armi nucleari tattiche in Bielorussia, era in realtà una decisione già presa e concordata con il governo guidato da Raman Haloucenka e la Difesa diretta dal ministro Viktor Khrenin. Dunque, non si mai trattato di un vero tentativo del leader del Cremlino di far prendere sul serio la minaccia nucleare per scoraggiare l'occidente dal sostenere l'Ucraina, ma di una manovra aggressiva nei confronti della Nato e per stringere ulteriormente i patti in essere tra Russia e Bielorussia in campo politico, economico e ovviamente militare. Le truppe russe hanno utilizzato il territorio bielorusso per entrare in Ucraina dal confine settentrionale nel febbraio 2022 e hanno mantenuto una presenza in Bielorussia fino a oggi.

Dal punto di vista tattico il dispiegamento di armi nucleari tattiche russe sul territorio di Minsk significa avvicinarle a potenziali obiettivi sia in Ucraina, sia in nazioni dell'Europa centrale e orientale, incluse quelle aderenti all’Alleanza Atlantica, poiché la Bielorussia condivide un confine lungo quasi 1.250 chilometri che tocca Lettonia, Lituania e Polonia. Preoccupano quindi le attività presenti nelle basi di Lida e Baranavicy, le più vicine ai confini ovest del Paese, ed anche quelle storiche dell’era sovietica come Biaroza (nell’estremo occidentale del paese) e Marjina Horka, a Sudest della capitale Minsk ma nel distretto più militarizzato, tenute sotto controllo dalle forze occidentali. Le armi nucleari tattiche hanno lo scopo di distruggere le truppe nemiche sul campo di battaglia e rendere temporaneamente inutilizzabile quella porzione di territorio, hanno una portata relativamente breve e una potenza molto inferiore rispetto alle testate nucleari montate su missili strategici a lungo raggio, non sono in grado di annientare intere metropoli ma inquinano in modo irrimediabile la zona del bersaglio.

Intanto Putin ha affermato che la costruzione di strutture per lo stoccaggio delle armi nucleari tattiche sarà completata in Bielorussia entro il primo luglio prossimo, così come l’aggiornamento tecnico degli aerei da combattimento bielorussi resosi necessario per adattarli al trasporto di tali ordigni. Nel frattempo, Mosca ha inviato in territorio bielorusso batterie di missili a corto raggio Iskander, nella versione che può essere equipaggiata di queste piccole testate nucleari. Dal punto di vista tecnico le forze russe manterranno il controllo su qualsiasi arma nucleare di sua proprietà e schierata al di fuori dei propri, proprio come gli Stati Uniti controllano i loro armamenti nucleari nei territori dei suoi alleati della Nato.

Il passo successivo purtroppo è segnato: il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha già fatto sapere che alcune delle armi nucleari strategiche russe, ovvero con gittata di svariate migliaia di chilometri, potrebbero essere dispiegate anche nel suo territorio insieme a parte dell'arsenale nucleare tattico di Mosca. Alle sue parole sono seguite quelle del ministro della Difesa Khrenin, che ha nuovamente menzionato la possibilità di ospitare testate nucleari dicendo che “potrebbe essere il passo successivo” se l'Occidente continuasse a mantenere un atteggiamento ostile. “Risponderemo alla forza solo con la forza” ha dichiarato “stiamo già preparando i siti che abbiamo a disposizione nelle nostre basi”. Il ministro fa riferimento alle installazioni nelle quali, fino al 1991, erano presenti le armi nucleari sovietiche in Bielorussia, come anche in Kazakistan e ovviamente in Ucraina, testate che erano state restituite a Mosca dopo il crollo dell’Urss lasciando vuote le infrastrutture di conservazione e lancio.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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