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(Ansa)
Difesa e Aerospazio

Gli aiuti militari a Kiev aiutano l'Ucraina ma anche gli Usa (e le sue aziende)

Aiuti militari Usa, una scossa all'industria della Difesa, su 60 miliardi di dollari oltre 50 creano lavoro negli States

Potersi difendere fino all'arrivo dei velivoli F-16, avere armamenti tali da poter conquistare territori e quindi essere credibile nel negoziare con Mosca. Questi gli obiettivi del nuovo pacchetto di aiuti che la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, dopo mesi di discussioni, ha approvato per l’Ucraina, un valore di 60,8 miliardi di dollari, mentre altri 26,4 andranno a Israele e 8,1 a Taiwan. Un voto non scontato, dal momento che un terzo dei deputati ha votato contro, ma che ha comunque visto esprimersi positivamente una maggioranza bipartisan dopo una lunga divisione nelle file repubblicane tra liberal-conservatori e trumpiani.

C'è il trucco: si è arrivati al sì perché gran parte di questa montagna di denaro si riverserà nelle casse delle aziende statunitensi, infatti soltanto 8 saranno messi direttamente a disposizione del governo di Zelensky. Stando a quanto pubblicato sul portale della Camera Usa, il capitolo di spesa definito “Ukraine Security Supplemental” nel dettaglio vede: 13,4 miliardi di dollari per riempire nuovamente gli arsenali Usa; 13,9 per tecnologie di difesa (missili anti minacce aeree); 13,7 per pagare materiale di difesa per l’Ucraina che sarà inviato direttamente senza passare per i magazzini delle forze Usa (proiettili, mitragliatori, pezzi d'artiglieria leggera); 7,3 miliardi di dollari per le operazioni americane in Europa (materiali ed equipaggiamenti).

Il capitolo “Israel Security Supplemental” vede i 26,4 miliardi così suddivisi: 4 per sistemi di difesa aerea Iron Dome e David’s Sling; 1,2 miliardi per il sistema di difesa aerea Iron Beam (armi a energia concentrata e laser); 3,5 per forniture dirette a Israele (missilistica); 4,4 per gli arsenali statunitensi da ricompletare; 9 per aiuti umanitari destinati ai palestinesi. Infine, degli 8,1 miliardi di dollari destinati a rafforzare la sicurezza nell'Indo-Pacifico, 3,3 saranno impiegati per nuovi sottomarini statunitensi; 2 per il sostegno diretto a Taiwan e 1,9 per ricostituire le scorte Usa cedute nel tempo a Taipei. Ora il mega-provvedimento passa alla votazione del Senato Usa, che nella giornata di domani, 23 aprile, dovrebbe ratificarlo. Facendo il conto, in totale le aziende della Difesa Usa incasseranno ordini per almeno 50,3 miliardi di dollari su 60,8, creando lavoro nella maggioranza degli stati federati.

La reazione di Mosca non si è fatta attendere, con la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova che ha dichiarato: “Questi nuovi aiuti aggraveranno la crisi globale, arricchiranno ulteriormente gli Stati Uniti e rovineranno ancora di più l’Ucraina, uccidendo ancora più ucraini a causa del regime di Kiev; gli usa saranno sempre più coinvolti in una guerra ibrida contro la Russia che si tradurrà nello stesso fiasco avvenuto in Vietnam e Afghanistan (...) “in ogni caso i tentativi febbrili volti a salvare il regime neonazista di Zelensky sono destinati al fallimento”.

Pare inoltre che Washington stia valutando di inviare a Kiev altri consiglieri militari in veste di consulenti, probabilmente per ottimizzare l'uso delle armi che saranno presto ricevute. Sempre riguardo la guerra russo-ucraina, se gli armamenti partiranno rapidamente per il fronte potranno consentire una controffensiva fermando l'avanzata russa che nelle ultime settimane pare lenta ma inarrestabile, una situazione che comunque permarrà almeno fino alla metà di maggio, con i russi ad approfittare del tempo tecnico necessario per inviare i sistemi d'arma. Diversi siti e testate di analisi militare concordano però sul fatto che molto difficilmente le nuove forniture potranno cambiare le sorti del conflitto, stanti le gravi perdite tra le truppe di Kiev, la mancanza di rimpiazzi addestrati. Soltanto con una stabilizzazione del fronte si potrebbe aprire un negoziato, in tutti gli altri casi il Cremlino proseguirà nella sua campagna di riconquista avanzando il più possibile nell’Oblast di Donetsk per conquistare Chasiv Yar avvicinandosi a Kramatorsk e Slovyansk. Fino all'arrivo delle armi americane gli ucraini possono fare sostanzialmente due cose: insistere con i droni per decimare i carri russi limitandone l'avanzata e colpire la Crimea approfittando che per posizione geografica essa è osservata dall'intelligence occidentale, così sfruttando informazioni migliori e puntuali Kiev potrebbe arrivare a tagliarla fuori dal fronte. Mediante un messaggio sul social X, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha festeggiato l'ok statunitense agli aiuti dichiarando: “Impediranno alla guerra di espandersi, salveranno migliaia e migliaia di vite (..) ci auguriamo che il provvedimento sia sostenuto dal Senato e inviato alla firma del presidente Biden. Grazie, America!”

Sul fronte iraelo-palestinese il pacchetto di aiuti militari consentirà di proteggere meglio i territori dai razzi di Hamas e di Hezbollah, ma anche in questo caso non saranno un deterrente sufficiente per soffocare il conflitto. Infine, nel settore Indo-Pacifico, il rafforzamento di Taiwan è secondario alla necessità statunitense di riconquistare una posizione dominante sulla Cina, ma per realizzare nuovi sommergibili ci vorranno almeno cinque anni e non è detto che Pechino conceda alla “Provincia Ribelle” così tanto tempo.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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