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(Ansa)
Difesa e Aerospazio

Con questi Aerei e missili Israele ha attaccato e colpito l'Iran, mostrando la sua superiorità aerea

Tel Aviv parla di successo sulle difese aeree di Teheran. Ecco cosa è stato utilizzato dall'aviazione israeliana tra F35 e missili a lungo raggio

Che cosa abbiano usato le forze israeliane per colpire l'Iran la notte scorsa è estremamente complesso da conoscere. Non sarebbe peraltro prudente rivelare i dettagli esatti dell'operazione, soprattutto quelli relativi alla designazione del bersaglio, perché facilmente possono aver previsto anche l'infiltrazione di agenti in territorio ostile. Ma Israele è una delle nazioni al mondo che per prime, oltre trent'anni fa, ha sviluppato il settore dei droni, mezzi che paiono essere comunque stati usati per preparare la missione, attualmente considerata un'azione poco più che dimostrativa alla base militare tattica “Tab-8” che sorge nell'aeroporto vicino alla città di Isfahan e nella quale sono basati sia velivoli militari della Repubblica Islamica sia dove sorge uno degli stabilimenti nei quali vengono assemblati i droni Shahed.

Diverse le opzioni tattiche possibili, compresa quella di far eseguire l'attacco direttamente dall'interno del territorio iraniano sfruttando la comunque presente forza di milizie antagonista del regime di Teheran, che può aver avuto un ruolo importante. Logica vuole che Israele, colpendo una fabbrica di droni che l'Iran esporta anche alla Russia, sta facendo anche un favore all'Ucraina e sta compiendo un'azione la cui entità è stata accordata dagli Usa. In attesa di un comunicato ufficiale di Netanyahu riguardo questa risposta “misurata e saggia”, un'altra utile considerazione è il fatto che l'Iran abbia attivato le difese contraeree di Isfahan, peraltro notizia confermata, e questo significa che la sicurezza dello spazio aereo iraniano è stata “bucata”, preludendo a due scenari possibili: una vera dimostrazione alla quale non farà seguito un nuovo attacco a breve termine, oppure un primo evento fatto proprio per dare dimostrazione della vulnerabilità dei bersagli.

Iai Heron(Israel Air Force)

Pioniera della tecnologia “unmanned”, cioè dei droni, Israele dispone di modelli che possono restare in volo per decine d'ore, ideali per orbitare in aree sicure per poi compiere la missione e rientrare. E' il caso dell'ormai celebre ed esportato con successo Iai Heron che vola ad altezze medie e che può trasportare 250 kg di combustibile e differenti tipi di carichi utili. Ha un motore Rotax 914 turbo da soli 115 hp, molto utilizzato anche per scopi civili e ricreativi (è un classico nelle motorizzazioni degli aeroplani leggeri), e tutto il drone può arrivare a pesare 1.150 kg, con prestazioni gli permettono una velocità intorno ai 200 km/h, quindi relativamente lenta. Quanto all'uso tipico che ne viene fatto, le missioni specializzate che compie vanno dall'analisi termografica all'infrarosso alla raccolta e ritrasmissione di segnali elettronici e radio da analizzare (missioni Comint – Elint), e ovviamente è un mezzo ideale per la sorveglianza e per la designazione dei bersagli.

Più grande e pesante è invece lo Elbit Hermes 900, con un'autonomia massima di 36 ore, quanto basta per andare e tornare da Israele all'Iran. C'è quindi la possibilità che uno Heron o uno Hermes abbiano identificato e puntato l'obiettivo mentre una bomba di precisione, oppure un missile, guidati da questi segnali e dalle videocamere di cui dispongono, abbia consentito di portare a termine l'operazione con estrema precisione dopo essere stati lanciati da un velivolo F-35 che volava a grande distanza, presumibilmente tra quelli che decollano con continuità dalla base di Nevatim, nel centro d'Israele.

Non provocare vittime iraniane - nel momento in cui scriviamo non ci sono conferme - pare quindi essere stata una scelta attenta e precisa di Israele per non creare martiri da vendicare da parte iraniana e per dimostrare che le difese aeree di Isfahan sono inefficaci. Fino ad ora l’Iran ha risposto all'azione trasmettendo alla televisione immagini di vita tranquilla nella città di Isfahan, ancora una volta accusando di quanto accaduto agenti stranieri infiltrati. Secondo l'agenzia di stampa Fars, la cui linea politica è dettata dal Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica (Irgc), sono state udite esplosioni vicino all'aeroporto internazionale di Isfahan ed è stato pubblicato un video sul profilo Instagram della Bbc persiana che mostra lampi arancioni nel cielo notturno e il suono di quelle che sembrano esplosioni di fuoco antiaereo. Ma di fatto l'Iran non è riuscito a far alzare in volo alcun velivolo tra quelli di cui dispone, e soltanto la strategia israeliana ha, almeno per ora, evitato di trasformarli in bersagli.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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