Quello strano argento nella pallamano del Qatar
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Quello strano argento nella pallamano del Qatar

Ai Mondiali organizzati in casa l'emirato conquista il podio con atleti (e pure tifosi) naturalizzati. Un test in vista dei Campionati di calcio 2022?

Sportivamente sospetto l'argento conquistato in casa ai recenti Mondiali di pallamano dal Qatar, sconfitto in finale dalla Francia: non per favori arbitrali, ma perché la nazionale asiatica era composta in larghissima parte da giocatori naturalizzati e letteralmente acquistati da altri Paesi.

Non vantando grandi tradizioni nella pallamano ma ospitandone la principale manifestazione, il Qatar ha infatti costruito una rappresentativa dal nulla ingaggiando giocatori di Bosnia, Egitto, Cuba, Spagna, Iran, Montenegro, Siria, Tunisia e Francia, per poi affidarli al ct spagnolo Valero Rivela. In più, la Federazione qatariota si è pure prodigata per avere il necessario sostegno sugli spalti, con una sessantina di tifosi fatti addirittura arrivare dalla Spagna e praticamente stipendiati nel loro ruolo di supporter, spese di volo e di alloggio incluse.

Non è però la prima volta che il Qatar agisce con queste modalità per mettersi in mostra agli occhi del mondo attraverso lo sport. Qualcosa di simile era infatti già accaduto nel 2003, quando il paese decise di “regalare” il passaporto al kenyota Stephen Cherono che l’anno successivo, ai Mondiali di Parigi, conquistò l’oro nei 3.000 siepi con il nome di Saaeed Saif Shaheen. E sempre nel 2003 l’allora ct Philippe Troussier venne incaricato dalla Federazione calcio del Qatar di naturalizzare tutti i giocatori che in cambio di un milione di dollari per il cambio di nazionalità, più altri 400 mila all’anno di ingaggio, avessero accettato di entrare in una sorta di "legione straniera" per partecipare ai Mondiali 2006 in Germania e promuovere la candidatura a quelli del 2022, poi comunque assegnati al paese mediorientale.

I nomi in lista erano parecchi e altisonanti, ma il presidente della Fifa Joseph Blatter bloccò tutto: con un provvedimento d'urgenza, la Federazione Internazionale varò infatti una riforma che in sostanza proibiva ai giocatori che già avevano vestito una maglia della loro effettiva nazionale maggiore di poter scendere in campo sotto un’altra bandiera, imponendo al contempo l'obbligo di almeno due anni di residenza consecutiva nella nazione interessata al tesseramento sportivo.

Cambiando sport, anche l’Italia è stata marginalmente interessata da un caso di atleta naturalizzato per il Qatar: si tratta dell'americano Trey Johnson, che in due stagioni differenti ha indossato la casacca della Pallacanestro Biella. I casi di atletica e pallamano rimangono comunque quelli più significativi, in attesa delle strategie che saranno messe in campo in vista appunto dei Mondiali di calcio del 2022 da uno Stato che, va ricordato, è per estensione poco più grande del Lazio ma con una popolazione di poco superiore a 1.750.000 abitanti.

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Gianpaolo Ansalone