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(Ansa)
Televisione

Un pesce palla di nome Fedez

Analisi ed impressioni della tanto attesa intervista dell'ex signor Ferragnez a Belve

Quando Fedez sale sullo sgabello di Belve, atteso come neanche il prossimo derby Milan-Inter (lo share è volato al 12,6%, più di 2 milioni di spettatori), in un attimo ci sembra di sentire: «Io so’ Rosa Ricci e tu chi ca°°o sei?».

Lo stesso piglio dell’eroina di Mare Fuori: per il nemico nessuna pietà. Marracash in un dissing lo definì: «Il nano con la sindrome di Napoleone», ma è assolutamente riduttivo. Fedez è un Caligola imprevedibile, imperatore di un regno virtuale e potentissimo. A tratti tuttavia quando storce il collo, ricordava anche Lady Diana nella mitica intervista alla BBC, con quel fare da agnello sacrificale che alla fine vince e convince. E lui ha vinto. E noi sappiamo che anche chi si è visto la partitona spettacolare tra Real Madrid e Manchester City in fondo ha rosicato per essersi perso le lacrime amare di Federico. Un pesce palla cattivissimo, così si è definito. E sotto le luci della ribalta il pesce palla si è preso il palco: l’infanzia a Rozzangeles, la mamma che è l’unica di cui può ancora fidarsi (e qui metà del Paese si schiera con lui), la nonna che leggeva i tarocchi e gli aveva predetto un infausto futuro. E i social morbosi impazziscono: «Ma cosa ha visto nelle carte la nonna?». Ah saperlo. E poi, gli amici non più amici, la malattia che non lo ha reso migliore. Perché poi una malattia ti dovrebbe rendere migliore, si domanda. E qui ci alziamo in piedi ad applaudire a fronte di tutti quelli che sui social raccontano che pure le loro emorroidi li hanno resi esseri speciali. Ma quando mai. E poi si arriva a Chiara. La Fagnani (immensa) gli ha chiesto cosa lo ha fatto innamorare della Ferragni, lui risponde, schiacciandoci come vermetti al suolo: «Onesto? Il sesso». E a chi pensava che più che una coppia erano una Srl e guardavano le fatture invece di fare l’amore, lui ci rassicura che non era affatto così. Noi che invece guardiamo proprio le fatture e le bollette invece di ripassare il Kamasutra, come besughi rimaniamo a bocca aperta.

Poi parte il cattivissimo che ci aveva anticipato con belle palate di sterco al manager della “moglie”, come la chiama per tutta l’intervista. Con un misto di affetto e melanconica rimembranza.

E poi l’ammissione umana troppo umana che anche loro, figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro (come cantava il Maestro) non hanno retto la botta di tre anni impestati. Gioia mia, pensa noi mortali che dobbiamo resistere e stringere la cinghia e i denti. Ma lui è un alieno, come dice Red Ronnie. E cominciamo a pensare che Red non abbia affatto torto. Ce lo immaginiamo come in una foto di David LaChapelle divinità ricoperta di fiori in un giardino dell’Eden pieno dei suoi giocattoli. Forse gaio oppure no, altro mistero della fede (si fa per dire). Bambino che da piccolo ha sofferto di solitudine e ora vorrebbe: «Io mi auguro di essere per i miei figli il trauma minore possibile». Una frase che avrebbe reso felice il caro vecchio Freud.

E alla fine quando tra le lacrime ha detto: «Chiara sarà sempre la donna più importante della mia vita», tutti, ma proprio tutti, sui social hanno tirato fuori i fazzoletti. «Ebbene sì ho pianto anche io», «Un’intervista sincera, altro che quella della Ferragni da Fazio che sembrava la lettura di un comunicato stampa», «Dite quello che volete ma a me questo ragazzo piace».

E così mentre a Madrid pareggiavano, tu Federico su quello sgabello hai vinto. E come Rosa Ricci, ti allontani nella notte.

Da solo.

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Terry Marocco