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Arbitri, adesso basta errori anche alla tv: salvate la Var

Veleni e polemiche per le troppe valutazioni sbagliate da chi assiste il direttore di gara in campo. Così si rischia la vittoria di chi non vuole il Var...

La domenica nera degli arbitri segna un punto di non ritorno nella stagione della sperimentazione Var. Inaccettabili le sviste a Crotone e Milano, discutibili (eufemismo) le scelte di Napoli e Torino. Un corollario di errori che rafforza il partito dell'anti-Var, compatto nel chiedere che si torni al passato visto che neanche la tecnologia è riuscita ad eliminare veleni e polemiche.

Una posizione retrograda e che vorrebbe riportare il calcio italiano nel passato proprio mentre gli altri, Spagna e Inghilterra in testa, hanno scelto di copiarci per fare un salto nel futuro. Indietro non si deve tornare, ma allo stesso tempo è legittimo chiedersi perché nelle ultime settimane gli errori si siano moltiplicati e spesso siano andati a danno delle piccole squadre contro le grandi.

Il concetto della sudditanza psicologica era difficile da accettare prima, con l'alibi dell'uomo da solo a decidere in una frazione di secondo, figuriamoci adesso che gli occhi si sono moltiplicati e il clima asettico di una stanza tv dovrebbe aver tolto dalle spalle dei fischietti Var gran parte delle pressioni. Si sta sbagliando troppo e in maniera incomprensibile perché non sia legittimo pretendere un presa di coscienza che, andando avanti così, i benefici della svolta tecnologica rischiano di essere sopraffatti dalle sensazioni negative lasciate dagli errori.

I vertici arbitrali smentiscono con forza che esista un partito anti-Var anche dentro il mondo dei direttori di gara. Bisogna fidarsi, anche se qualche dubbio viene quando si osserva un esperto come Tagliavento perdersi a Crotone sbagliando tutto almeno tre volte. E anche Orsato (Var) e Mazzoleni (arbitro) dovrebbero aiutarci a capire perché la direttiva di Rizzoli secondo cui i falli di mano dubbi vanno rivisti sia stata ignorata a Napoli in occasione del braccio di Koulibaly: che, forse, non era da rigore ma che è stato giudicato alla vecchia maniera malgrado le recenti raccomandazioni.

A San Siro, per il gol di braccio di Cutrone, è andato in scena uno psicodramma. Le immagini sono passate in tv diversi minuti dopo dando la sensazione che Rocchi (Var) e Irrati (arbitro) non abbiano avuto a disposizione tutto il materiale necessario per valutare bene. Non è così. Nella stanza Var arrivano tutti i segnali ed è successo anche in occasione di Milan-Lazio. Il resto è l'opera di tecnici e uomini che le scelgono, lavorano e utilizzano per decidere. Poi è difficile spiegare come il gesto di Cutrone sia stato interpretato 'spalla' e non braccio, ma anche la polemica sul supporto delle regie finisce con il rischiare di distrarre dal corretto funzionamento e dai vantaggi della macchina.

Siamo in un momento caldissimo, la stagione entra nel vivo e il duello tra Juventus e Napoli - ma anche quello per la ricchissima Champions League - non si sottrarrà dal confronto anche dialettico. Fin qui non ci sono vincitori o vinti. Un po' tutti hanno goduto degli errori al Var (tutti, anche il Napoli) e se c'è chi può legittimamente lamentarsi è la Lazio, parecchio sfortunata.

Pretendere che gli allenatori diretti interessati lo ammettano è troppo. Sperare che non picconino dall'interno una rivoluzione che ha portato più benefici che altro, invece, è sperabile. Così come è legittimo chiedere agli arbitri di ritrovare la serenità perduta. Così non si va avanti e sotto le macerie rischia di rimanerci il Var oltre alla credibilità di tutta la categoria.

Per saperne di più

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Il braccio di Koulibaly in Napoli-Bologna - 28 gennaio 2018

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Giovanni Capuano