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Siccità: l'Italia senza acqua, regione per regione

Ecco la mappa della drammatica emergenza idrica che sta colpendo il nostro Paese in questa estate 2022 - LA GRANDE SETE, VIAGGIO SUL FIUME MALATO

Emergenza senza soluzione di continuità, da Nord a Sud. Senza respiro perché nemmeno le poche gocce cadute dal cielo a metà giugno hanno portato conforto a un terreno arso da caldo e assenza di piogge, in questa estate 2022 che passa alla storia come quella della grande siccità. E della presa di coscienza della profondità della crisi ambientale anche in aree geografiche tradizionalmente al riparo dal problema e che adesso rischiano di mandare in fumo miliardi di euro di produzioni agroalimentari e centinaia di migliaia di posti di lavoro, oltre a dover prevedere piano di emergenza che contemplino il razionamento dell'acqua anche per usi domestici.

E' il combinato di un inverno senza neve (fino a -70% sull'arco alpino), una primavera asciutta come non mai negli ultimi 70 anni e un mese di giugno bollente, con temperature superiori alla media fino a 2 gradi centigradi e la prospettiva davanti di un mese di luglio ricco di ondate di calore. Non c'è più acqua per nessuno, non c'è più tempo da perdere. Il Governo studia come intervenire ma, giorno dopo giorno, la situazione si fa sempre più drammatica. Il simbolo è il cosiddetto cuneo salino, la risalita dell'acqua marina salata lungo il fiume Po: è arrivato a 20 chilometri di profondità e procede, seminando distruzione perché interviene su terreni che dovrebbero essere fertilizzati dall'acqua dolce del fiume e non seccati dal mare.

L'ultima trincea è quella del Lago di Garda, il bacino idrico cui si guarda nella speranza di ristorare il Po agonizzante per respingere la risalita dell'Adriatico e salvare il territorio che lo circonda. Ma è una scelta difficile, perché danneggia altri interessi legittimi. Ed è una scelta che si moltiplica creando problemi anche con le nazioni vicine e che condividono parte della gestione delle acque dei grandi laghi del Nord. Ecco la mappa, regione per regione, dell'Italia senza acqua; redatta dall'ANBI come fosse un bollettino di guerra:

I LAGHI DEL NORD E IL FIUME PO - I grandi bacini del Nord sono ormai ai livelli minimi della serie storica, con l'aggravante che accede all'inizio della stagione più calda. I laghi di Como (13,5% di riempimento) e d’Iseo sono ormai vicini al record negativo, già più volte superato invece dal lago Maggiore che risulta riempito solo al 20%. Anche l’anno scorso la situazione non era positiva, a causa di una ricorrente siccità al Nord, però allora i bacini settentrionali erano ancora oltre il 90% del riempimento e la neve sui monti era abbondante mentre oggi risulta drammaticamente esaurita. Il fiume Po continua a registrare una magra preoccupante lungo tutto il corso: al rilevamento finale di Pontelagoscuro, la portata si è dimezzata in 2 settimane, scendendo a poco più di 170 metri cubi al secondo, quando la soglia critica per la risalita del cuneo salino è fissata a mc/s 450.

LOMBARDIA, PIEMONTE E VENETO - Le regioni del Nord sono l'epicentro della crisi idrica. In Lombardia, le portate del fiume Adda, ( solo 270 millimetri di pioggia fin qui contro una media di mm. 460), sono inferiori del 67% al consueto così come sono -54% sul Brembo, -63% sul Serio , -64% sull’Oglio. Risulta sciolta in anticipo tutta la neve in montagna e anche la riserva idrica regionale scarseggia essendo al momento solo il 60% della media.

Situazione drammatica anche spostandosi a Nord-Est. In Veneto, il fiume Adige ha un’altezza idrometrica, inferiore di 2 metri e mezzo rispetto all’anno passato e di circa 20 centimetri rispetto al 2017 considerato, fino ad oggi, il peggiore della serie. Anche la Livenza è a -2 metri rispetto al livello 2021. In Friuli, i serbatoi nei bacini della Livenza e del Tagliamento mantengono valori prossimi od inferiori ai minimi storici del periodo.

Nel Nord-Ovest non cambia: in Piemonte, ad eccezione della Stura di Lanzo, presentano dati in forte calo tutti fiumi ed il Tanaro è al 30% della portata di 12 mesi fa. In Valle d’Aosta, la Dora Baltea si attesta sui valori minimi in anni recenti ed è ormai siccità estrema nelle zone centro-orientali della regione. Sono tutti teoricamente affluenti del fiume Po, il grande malato che attraversa la Pianura Padana.

L'EMERGENZA DEL LAZIO - Il fronte emergente della siccità è, dopo le regioni del Nord, il Lazio. La mappa della carenza d'acqua non risparmia nessuna area: nel territorio dei Castelli Romani, dove sono presenti i due laghi vulcanici che dipendono principalmente dagli apporti pluviali, la portata è calata di oltre il 75%. Proprio nel territorio dei Colli Albani, alimentato dagli acquedotti Simbrivio e Doganella, circa 180.000 persone rischiano turnazioni idriche. Per quanto riguarda l’acqua potabile, al momento le turnazioni riguardano 22 comuni in provincia di Frosinone, mentre altri 18 hanno avuto un abbassamento della pressione, interessando complessivamente 21.000 persone.

Si prevede che nel Viterbese saranno 14 i comuni e 60.000 gli abitanti interessati da problemi di approvvigionamento di acqua potabile, così come potrebbero essere 70.000 in provincia di Rieti. Non viene risparmiata neanche la provincia di Roma, dove attualmente gli interventi di riduzione della pressione idrica interessano 5 comuni.

Il livello delle precipitazioni in tutta la zona centrale del Paese segna dati negativi: l’indice SPI (Standardized Precipitation Index) fotografa una situazione peggiore di quella del 2017 e finisce con avere impatti negativi anche sulle disponibilità d’acqua in falda. Continuano a calare vistosamente anche fiumi e bacini laziali: l’Aniene ha portata dimezzata, il Tevere è ai livelli minimi in anni recenti, il Sacco è sempre più a secco; il livello del lago di Nemi precipita a -1,88 metri (l’anno scorso era a +1,6 metri) ed anche il lago di Bracciano registra un’ulteriore decrescita. Marcato è il calo di precipitazioni sul Lazio: il record negativo è di Ladispoli (solo 83 mm caduti dall’inizio del 2022, quando la media si aggira su mm. 300), ma anche a Roma si registrano cali del 63%, che sfiorano il 100% a Maggio sull’Agro Pontino.

LE REGIONI DEL CENTRO ITALIA - Il caldo record sta prosciugando le fonti anche nel Centro Italia che fin qui era rimasto al riparo dall'emergenza. In Toscana, il livello nel bacino di Massaciuccoli (il lago di Puccini) cala di 4 millimetri al giorno ed è a soli 2 centimetri dal minimo storico (-13,1), mentre al confine tra Umbria e Toscana, il lago di Chiusi ha una quota idrometrica inferiore a quella (m. 248,5 s.l.m.), per cui è prevista la sospensione dei prelievi. Continuano a ridursi le portate dei fiumi Arno (ad Empoli mc/s 7,38) e Serchio, mentre nell’Ombrone scorrono appena malapena 640 litri d’acqua al secondo. Grande preoccupazione anche per la scarsità d’acqua nella falda costiera livornese.

Nelle Marche, dove nel mese di maggio ha piovuto il 40% in meno rispetto alla media, i fiumi registrano cali, che li portano a valori simili, se non inferiori a quelli dell’anno scorso, come nel caso di Esino e Sentino. Le dighe trattengono 47 milioni di metri cubi, volume superiore al 2021, ma inferiore al triennio precedente.

In Umbria, la portata del fiume Tevere è in maniera sensibile al di sotto della media storica, garantendo solo il deflusso minimo vitale così come il Chiascio e il Chiani, mentre è praticamente azzerata è la portata del Paglia. In Abruzzo a maggio non è praticamente mai piovuto: meno 100% in diverse stazioni di rilevamento. Non è l'eccezione, purtroppo: da inizio anno, i record negativi si registrano nella Marsica, al confine con il Lazio: l’acqua caduta è stata tra i 280 ed i 350 millimetri in meno.

IL SUD ITALIA - Scendendo la Penisola si arriva a Sud, terra tradizionalmente colpita da fenomeni siccitosi e di carenza d'acqua con obbligo di razionamento. In Campania sono calati i livelli idrometrici dei fiumi Volturno e Sele, ma soprattutto Garigliano, così come sono in discesa i volumi trattenuti nei bacini del Cilento, permanendo così il rischio di siccità.

In Basilicata, solo nell'ultima settimana, dai bacini sono stati distribuiti 11 milioni di metri cubi d’acqua contro gli 8 milioni e mezzo dello stesso periodo nel giugno 2021. Ci sono numeri simili di utilizzo idrico in agricoltura anche in Puglia, dove però gli invasi continuano a trattenere una quantità d’acqua pari a quanta ve ne era nella positiva annata 2021. Infine, in Calabria, è in media con gli anni scorsi, la quantità di risorsa idrica, stoccata nell’invaso della diga di monte Marello, mentre il bacino Sant’Anna ad Isola Capo Rizzuto registra la peggiore performance degli ultimi 7 anni.

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Giovanni Capuano