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Silvia Morara

Roberto Maroni rilancia il referendum sull'autonomia lombarda - FOTO e VIDEO

Il Governatore, a Panorama d'Italia, annuncia: "Se il 4 dicembre vince il NO, ripenseremo alla nostra consultazione. La Lombardia, esempio per l'Italia"

Poteva essere a Firenze da Matteo Salvini o a Padova da Stefano Parisi e invece Roberto Maroni è a Mantova sul palco di Panorama d'Italia a farsi intervistare dal direttore di Panorama Giorgio Mulè.

 L'appuntamento "Presidente mi spieghi..." è un momento in cui tutti i cittadini possono porre le loro domande al presidente della loro regione. E in un momento come questo, la chiacchierata non poteva che cominciare dal referendum, ma non da quello costituzionale del prossimo 4 dicembre, bensì da quello consultivo sulle autonomie da tanto tempo auspicato da Maroni stesso e che consentirebbe (tra le altre cose) alla Regione Lombardia di potersi rendere fiscalmente autonoma per poter investire le tasse pagate sul proprio territorio.

"Si farà?" domanda Mulè.
"Vediamo cosa accadrà il 4 dicembre. Se vince il no, la probabilità di farlo sale enormemente. D'altra parte, quale regione più speciale della Lombardia c'è in Italia?".

La virtù va premiata
Maroni snocciola una serie di esempi con tanto di cifre che dipingono l'eccellenza della "sua" regione nel contesto generale del Paese. "A dirlo sono i nostri bilanci in pareggio, il fatto che non abbiamo bisogno di un piano di rientro, che i costi della gestione della nostra cosa pubblica sono tra i più bassi in assoluto". Su quest'ultimo punto, Confcommercio ha calcolato che se tutte le regioni italiane spendessero per le attività di gestione interna tanto quanto spende la Lombardia, si risparmierebbero 28 miliardi di euro.

La virtù va copiata
"Allora noi diciamo - continua Maroni - perché non applicate i nostri modelli? Un esempio su tutti, in materia di sistema sanitario, con una legge di riforma presentata lo scorso anno, talmente innovativa da aver spinto il ministro Lorenzin a elogiarla e poi affermare che potrebbe rappresentare davvero "il" paradigma per la futura applicazione su scala nazionale".

Ma che cosa dice questa legge? "Per prima cosa - spiega Maroni - porta avanti un radicale cambiamento di approccio nella cura del malato, non più soltanto in ospedale, ma anche a casa e nelle strutture private. La stiamo attuando e applicando ma la resistenza è forte come sempre accade a tutto ciò che è disruptive, di rottura. Il tema chiave è quello delle risorse: abbiamo i soldi? Se guardo ai bilanci dico no, ma siccome siamo virtuosi siamo riusciti a trovare mezzo miliardo di euro che abbiamo iscritto nel bilancio 2017-2019, che verrà impiegato principalmente su questi fronti: nuovi macchinari innovativi, riduzione dei tempi di attesa, sistemazione degli ospedali, riduzione dei ticket".

Le resistenze
"
Tutto bello, anzi tutto eccezionale - interviene allora Mulè - ma allora perché non succede, perché il modello lombardo non viene applicato in concreto anche altrove?"

"Bella domanda" ribatte Maroni. "L'h
o chiesto anche a Renzi, ha detto che il modello gli piace ma non ha fatto mai nulla in questa direzione. Secondo me perché non intende avvantaggiare le realtà virtuose del nord rispetto a quelle del sud"

Mulè rimane sul tema, spostando leggermente il tiro: "Come mai, se il suo lavoro è un modello per tutti, lei resta in Lombardia?" Maroni passa dal pubblico al privato: "Ci sono fasi nella vita di ciascuno, che comportano delle scelte. Io ho fatto la mia: questo è il luogo dove vivo e che amo ed è qui che voglio continuare a lavorare".

Profughi o clandestini?
Altro tema-chiave, l'immigrazione. Una cittadina domanda: "Accogliere gli immigrati negli ospedali dismessi può rappresentare una buona soluzione per risolvere il problema dei flussi che non riescono a essere adeguatamente assorbiti?"

"C'è differenza tra profughi, rifugiati e immigrati - dice il Governatore - Siamo ben disposti ad accogliere profughi e rifugiati (che rappresentano il 5% del totale migratorio), ma se non rientri nelle due categorie sei un clandestino e secondo la legge italiana hai diritto a essere ospitato nei centri per l'immigrazione e l'espulsione, essere identificato e se non ci sono i requisiti essere reimpatriato. Il problema, in questo caso e rispetto a quanto è accaduto in passato, è che il governo non ha dichiarato lo stato di emergenza, senza il quale né la protezione civile né le regioni possono essere coinvolte nella questione. Quindi io non posso spendere i soldi per una cosa che non mi compete, perché altrimenti la Corte dei Conti viene a bussare alla mia porta".

"Mentre sulle nuove moschee", proseguè Mulè "l'associazione delle comunità islamiche ha fatto ricorso al Tar contro la legge che prevede un’integrazione del Piano di governo del territorio in caso di realizzazione di nuovi luoghi di culto..."
"Io non sono pregiudizialmente contro le moschee" risponde Maroni "Ciascuno può esercitare il proprio culto, purché ciò avvenga nel rispetto del Paese nel quale lo fa. Detto questo, la nostra legge non è contro la costruzione, intende soltanto regolamentarla. Perché se non lo si fa, ecco che nascono le strutture abusive, nei sottoscala o nei garage. Il Tar, in una precedente circostanza simile ci ha dato ragione, vediamo cosa dirà questa volta".

Turismo e... Mantova
Il capitolo è centrale sia per il luogo che ospita Panorama d'Italia sia per il tema caldo del passaggio alla defiscalizzazione Irpef al 90% (dall'attuale 65%) per il restauro dei beni culturali, su cui Panorama sta da tempo facendo una campagna a favore. "Possiamo e dobbiamo fare di più: dobbiamo arrivare al 100%", replica Maroni.

Mantova è capitale europea della cultura, ma afferma con sorpresa un altro cittadino: "C'è un sacco di gente che per visitarla deve andare a dormire a Verona".

Il Governatore sorride. "Il turismo si attrae con la bellezza. Mantova, che ne ha in abbondanza, è patrimonio dell'Unesco, e vede continuamente aumentare i suoi visitatori con percentuali a doppia cifra. Perché questi ultimi vanno nelle città vicine? Perché qui non trovano adeguata accoglienza, ovvio. Significa che bisogna investire in strutture e infrastrutture. E questo lo devono fare i privati, non la regione. Noi possiamo - e lo abbiamo fatto - investire per promuovere i luoghi (10 siti unesco in Lombardia sui 50 italiani totali); abbiamo lanciato l'Anno del Turismo che finirà nel maggio 2017 e anche Mantova sta beneficiando delle risorse per creare eventi e stimolare la città sotto il profilo turistico".

"Però ci sono già polemiche sull'emendamento che prevede la cedolare secca per i Bed&Breakfast", fa presente Mulè.
"Ce ne saranno sempre di più, soprattutto da parte degli albergatori" chiosa Maroni. "Il mondo va avanti e bisogna adeguarsi, ma ci sono anche le regole, che vanno rispettate. Su questo punto, tuttavia, non abbiamo una competenza in materia fiscale, quindi abbiamo le mani in gran parte legate".

Mantova tra inquinamento e sviluppo
La situazione è complicata, per la posizione geografica dell'area, caratterizzata da un certo ristagno dell'aria. Il governatore precisa: "Abbiamo fatto un piano ma se non viene fatto lo stesso dalle regioni vicine, c'è poco da fare, e i nostri sforzi rischiano di restare vani".

Sullo sviluppo, più in generale, invece, l'opinione di Maroni è che molto è stato fatto ma che si possa fare di più, operando con la legislazione regionale sui settori industriali specifici. "In particolare - tiene a precisare - con le norme a sostegno delle imprese che sono collegate con l'impulso all'occupazione nel contesto del piano Industria 4.0. Altro esempio di modello da seguire è stato il riconoscimento dato in materia alla Regione da parte del presidente di Confindustria Vicenzo Boccia".

Il futuro delle Province
"Dopo il crollo del cavalcavia in Brianza - ricorda infine il direttore - avete avviato un monitoriaggio sulle strade, nonostante non sia una cosa di competenza regionale ma delle Province, che però non esistono (pur esistendo...").
"Questo è un vero problema…" risponde Maroni. "È stato abolito il bilancio delle province e quindi queste non possono più svolgere le loro mansioni (oltre alla manutenzione delle strade, anche quella delle scuole e i servizi per l'impiego). Non è mia responsabilità ma sento il dovere di intervenire e ho dato un po' di soldi alle province. Concludo dicendo che la Regione Lombardia non può fare a meno delle province. Tra noi e i Comuni ci vuole un livello intermedio. Purtroppo la riforma costituzionale cancella tutto e a rimetterci saranno i cittadini", conclude Maroni.

Silvia Morara
Roberto Maroni a Mantova, con il direttore di Panorama Giorgio Mulè

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Luciano Lombardi