Prescrizione: come funziona in Europa e nel mondo
Ansa/Matteo Corner
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Prescrizione: come funziona in Europa e nel mondo

Trema il governo a un mese dall'entrata in vigore della riforma del sistema di prescrizione dei reati

Tema giuridico e politico da sempre ostico è quello della prescrizione. Si tratta di un argomento che divide studiosi e analisti tra chi ritiene che la certezza della pena debba prevalere sull'eventuale durata del processo e chi, invece, sostiene che procedure infinite vadano a logorare i basilari diritti di dignità e rispetto dell'imputato: l'eterna guerra tra civil law e common law declinata in infinite sfumature.

Come funziona in Italia con la riforma Bonafede

In Italia, come in tutta l'Europa continentale, è in vigore il cosiddetto sistema di civil law (dove la fonte primaria di diritto è la legge e non i giudici come invece accade nei sistemi anglosassoni basati sul modello della common law). Fino al primo gennaio 2020 - quando è entrata in vigore la contestata riforma della prescrizione voluta dal Ministro Bonafede – il sistema di prescrizione italiano prevedeva che dal momento in cui il reato era stato commesso si iniziasse una sorta di conto alla rovescia verso la data di prescrizione a prescindere dai gradi di giudizio, dalle sentenze e dalle eventuali nuove prove a disposizione dei magistrati. A seconda della gravità del reato commesso la prescrizione scattava in un determinato numero degli anni entro cui, se non si era arrivati a sentenza passato ingiudicato, l'imputato non poteva più essere perseguibile per quel reato. La logica è che più il tempo passa meno lo Stato è interessato a punire un reato ormai lontano. La prescrizione poteva al massimo essere sospesa per determinate situazioni processuali, ma il suo conto alla rovescia non ripartiva mai da zero.

La riforma Bonafede prevede invece che dopo il primo grado di giudizio la prescrizione si blocchi indipendentemente dalla sentenza sia essa di condanna sia di assoluzione. Questa riforma dovrebbe garantire la certezza della pena da una parte, ma dall'altra rischierebbe di tradursi in processi infiniti.Gli effetti dell'entrata in vigore della nuova legge si vedranno nei prossimi 3 o 4 anni visto che la legge è valida per i reati commessi a partire dal primo gennaio, ma avvocati e magistrati sono sul piede di guerra perché, a spanne, con la nuova legge, gli uffici giudiziari dovranno fare i conti con circa 30.000 procedimenti in più ogni anno con il rischio di allungare all'infinito i tempi dei processi che in Italia già oggi sono pachidermici. Anche a livello politico il fragile equilibrio giallo rosso vacilla tra chi chiede di modificare la nuova legge bloccando la prescrizione solo in caso di condanna e chi invece vorrebbe del tutto abrogare la riforma.

Come funziona all'estero

C'è da dire che il sistema italiano era del tutto anomalo e aveva un gemello solo nel modello greco. In Grecia, infatti, proprio come accadeva in Italia, i termini di prescrizione continuano a decorrere anche dopo la sentenza di primo grado. In pratica questo significa che in caso si procedesse a un secondo grado di giudizio la prescrizione non ripartirebbe da zero, ma verrebbe computata dal giorno della sua sospensione.

Diverso il sistema in vigore, ad esempio, in Francia. Oltralpe, infatti, la prescrizione esiste ma ha tempi piuttosto lunghi: 30 anni i reati di terrorismo, 20 anni per i crimini, 5 per i delitti e 2 per le contravvenzioni, mentre i crimini contro l'umanità sono imprescrittibili (in Italia non cadono mai in prescrizione i reati punibili con l'ergastolo). Ogni volta, però, che si avvia un nuovo atto d'istruzione o azione giudiziaria i termini della prescrizione s'interrompono per ripartire da zero.

Simile a quello francese è il sistema tedesco: non esiste la prescrizione per i reati con maggiore gravità (genocidi e omicidi, crimini contro l'umanità), mentre per le altre infrazioni del codice penale di va da un minimo di tre anni a un massimo di trenta. Esistono però due differenti tipi di prescrizione: quella, appunto, della perseguibilità del reato (dai tre ai 30 anni) ma anche quella dell'esecuzione della pena (da un massimo di 25 anni nel caso di pene detentive superiori a 10 anni a 5 anni per pene inferiori a un anno). La prescrizione viene congelata o sospesa nel corso del processo o se subentrano nuovi elementi giudiziari e dopo ogni sospensione ricomincia da zero.

In Spagna, invece, la prescrizione viene congelata per tutta la durata del processo fino ad avvenuta sentenza.Esistono, poi, i paesi dove il concetto stesso di prescrizione non esiste. Si tratta per lo più dei paesi extra europei di tradizione anglosassone dove al posto della civil law viene adottato il sistema della common low.

Nel Regno Unito, ad esempio, i reati non possono cadere in prescrizione ma per evitare processi eterni esiste un time limit (di solito non superiore ai 6 mesi) entro cui per legge va intrapresa l'azione giudiziaria da quando l'atto contestato è stato commesso. In pratica il tempo del processo (equo e giusto) non ha dei limiti, ma il limite è il tempo entro cui il processo stesso può essere istruito e deve essere concluso, in ogni caso, nei tempi più brevi possibili. Questo da una parte determina la certezza della pena e dall'altro evita le lungaggini giudiziarie.

Negli Stati Uniti la prescrizione in senso stretto come intesa in Europa non c'è, ma lì il sistema giuridico è talmente differente da quello europeo che è difficile porli in paragone. Negli USA infatti la prescrizione (che è 5 anni per i reati gravi e 2 per quelli più lievi) si interrompe dopo l'esercizio dell'azione penale. L'imputato ha il diritto costituzionalmente sancito ad un rapido processo (che in genere si risolve in un anno) e questo si considera definitivo. In altre parole, se ritenuto innocente o colpevole, quella sentenza è definitiva e non impugnabile, quindi la prescrizione perde di significato.

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Barbara Massaro