Massimo Bossetti
ANSA/ UFFICIO STAMPA POLIZIA
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Yara, l'avvocato Salvagni: ecco lo sporco gioco contro Bossetti

Il difensore del muratore accusato di aver ucciso la tredicenne di Brembate, contesta l'esame del Dna e l'atteggiamento degli inquirenti

Claudio Salvagni è l’avvocato difensore di Massimo Bossetti, il muratore bergamasco in carcere accusato di aver ucciso Yara Gambirasio. Venerdì scorso, nel corso della puntata di Quarto Grado su Retequattro, Salvagni ha dato un numero: “Segnatevi questa data, 30 gennaio, tenetela bene in mente, a futura memoria”.


Avvocato perché dobbiamo segnarci questa data?

Perché è successo qualcosa di molto importante.

Il 30 o il 28 gennaio?

Il 28, ma io ne ho avuto notizia il 30.

Quando è uscito dalla visita in carcere al suo assistito.

Esatto.

Quindi è qualcosa avvenuta dentro il carcere di Bergamo.

Sì.

Che cosa è successo?

Non posso dirglielo.

I carabinieri sono entrati nel reparto di Bossetti.

È così.

E hanno interrogato un uomo vicino di cella del muratore.

Esatto.

Che cosa ha detto?

Non lo so.

Come non lo sa? Ci ha detto che è una data da segnare nel calendario!

Così, a futura memoria. Pensi se domani, al processo, venisse fuori un testimone che racconta di confessioni o ammissioni fatte in carcere da Bossetti.

Addirittura, le risulta questo?

Non lo so, mi risulta soltanto che è stata sentita una persona del reparto, che avrebbe rilasciato dichiarazioni.

Perché lei ha dato molta enfasi a questa circostanza con il suo intervento a Quarto Grado?

Perché volevo recapitare un messaggio alla procura di Bergamo.

Qual è il messaggio?

Non siamo degli sprovveduti.

Come fa a essere certo che quella persona non sia stata sentita per altri fatti o reati che non hanno nulla a che vedere con Yara?

È possibile, ma da loro mi aspetto di tutto.

Perché?

Perché giocano sporco.

Anche sul Dna lei pensa che ci sia dietro qualcosa di poco chiaro?

Questo è fuori di dubbio.

Di chi è il Dna trovato sul corpo di Yara?

Io non ho certezze granitiche, non sono in possesso del sacro graal, ma come minimo c’è un forte dubbio su quel profilo di Dna.

Sulla parte mitocondriale.

C’è una evidente anomalia, il mitocondriale non corrisponde al nucleare. Questo deve almeno farci sorgere il dubbio se tutto il processo che ha portato all’individuazione del Dna sia stato fatto nella correttezza più assoluta.

Secondo lei è stato fatto con correttezza?

No. Io non sono un genetista, ma la mia risposta è no.

Perché?

Il mitocondriale deve combaciare con il nucleare. È come la prova del nove, se non torna, significa che c’è un errore.

I genetisti dicono che ai fini dell’individuazione conta soltanto il nucleare.

Se lei mi fa una fotografia del viso, e poi un’altra da dietro, la mia testa deve combaciare con la faccia, altrimenti si tratta di due persone diverse.

Ci sarebbero diverse probabilità scientifiche a supporto della non coincidenza.

In ogni caso rimane l’aspetto giuridico, quantomeno un dubbio che l’operazione con cui sono arrivati al profilo genetico di Ignoto 1 sia stata fatta in modo errato. E nel merito, non soltanto il mitocondriale non può essere attribuito a Bossetti, ma addirittura appartiene a persona diversa.

Non è più corretto dire che il mitocondriale non può essere attribuito?

È corretto dire che siamo di fronte a un innegabile dubbio, che inficia il risultato nelle fondamenta.

Lei sostiene che il Dna non è di Bossetti. Ma perché non va a dirlo ai giudici? Perché non ha ancora presentato una istanza di scarcerazione?

Perché una istanza di scarcerazione non si scrive in un’ora. Non è un atto così semplice e immediato come un'intervista.

Quindi la sta preparando?

Sì.

Quando la presenta?

Entro questa settimana.

Cosa ci sarà scritto?

Che la prova regina, l’elemento indiziario principale contro Bossetti, vacilla.

Lei contesta il Dna, sostiene anche che non ci sia la possibilità di ripetere l’estrazione della traccia e l’attribuzione del profilo genetico. Perché non chiede l’incidente probatorio?

Perché non lo chiede la procura?

Perché la procura ha già stabilito che quel profilo appartiene a Bossetti

Ma se è così certa del risultato perché non procede all’incidente probatorio?

Perché?

Perché verrebbe fuori che il profilo del Dna non è quello di Bossetti.

Riguardo al percorso che ha portato all’individuazione del Dna, lei ha presentato ricorso in Cassazione.

Certo, lo ritengo inutilizzabile.

Perché?

Per il mancato rispetto delle procedure previste dal codice.

Quali procedure?

Hanno lavorato con lo strumento della delega di indagine e tenuto in piedi due fascicoli.

Quello contro ignoti e quello a carico del marocchino Fikri.

Esatto. Il pubblico ministero, la dottoressa Ruggeri, aveva due fascicoli sul tavolo e ha condotto, in maniera improvvida, una indagine irripetibile come l’analisi dei Ris, utilizzando un fascicolo contro Ignoti.

Cosa avrebbe dovuto fare? Non c’erano accusati da coinvolgere fisicamente e formalmente.

C’era la parte offesa, la parte civile, la famiglia di Yara. E c’era Fikri.

Ma la posizione di Fikri era già stata di fatto stralciata dal fascicolo di indagine.

Secondo una regola di opportunità, sia la parte civile che Fikri dovevano essere coinvolti, invece si sono fatti gli esami utilizzando il fascicolo contro Ignoti.

E torniamo al punto di partenza. Non c’era un profilo noto.

Ma questo loro modo di procedere mi porta a pensare male.

Cioé?

Si sono fatti gli accertamenti irripetibili quasi in privato, tra pochi intimi.

La dottoressa Ruggeri non ha mai considerato Fikri come l’assassino di Yara.

Cosa? Ma lei ricorda come è stato fermato?

Certo, con quella azione eclatante, in mare aperto. Ma lei ricorderà che dopo aver interrogato Fikri la procura non ha neppure chiesto la convalida del fermo. Di fatto ha alzato subito le braccia.

Ci sono forme procedurali che vanno rispettate, se io ti arresto penso che tu sia il responsabile.

Quando si pronuncerà la Cassazione?

Il 25 febbraio.

Poi la partita giudiziaria sarà decisa, come spesso accade, dalla perizia scientifica sul Dna.

Il Dna è il solo elemento contro Bossetti. Lei conosce processi che si siano conclusi con una sentenza di condanna basata soltanto sul Dna?

Ma qui non c’è soltanto il Dna.

E cos’altro ci sarebbe?

Le immagini delle telecamere davanti alla palestra, che riprendono il furgone di Bossetti la sera della scomparsa di Yara.

Lei le ha viste quelle immagini?

No.

Allora come fa a essere certo che esistano?

Lo hanno scritto tutti i giornali, e la notizia non è stata smentita.

Lui ci passava tutte le sere da quella strada, per fare ritorno a casa alla fine del lavoro.

Le telecamere dimostrerebbero non un semplice passaggio ma il furgone di Bossetti sarebbe stato ripreso mentre fa avanti e indietro.

E se hanno queste immagini, unitamente con il Dna, perché allora la procura non mette una parola fine e chiede il giudizio immediato?

Va domandato alla procura, però rimane il fatto che Bossetti parla di un solo passaggio, mentre se quelle immagini esistono, raccontano altro.

Lui dice io non ricordo cosa ho fatto quella sera, ma posso pensare di aver fatto questo perché sono un abitudinario.

Lei pensa che la procura stia bluffando?

La procura sta giocando sporco. Non hanno in mano nulla.

C’è un testimone che quattro giorni dopo la comparsa di Yara parla di un furgone bianco che gira a tutta velocità davanti alla palestra.

Ho letto questa testimonianza, non vale nulla.

Perché?

Non sa qual è il furgone, non riconosce nulla, è troppo generica.

Descrive il furgone che coincide con quello delle telecamere delle immagini, e c’è la perizia degli ingegneri dell’Iveco che inchioderebbe quello di Bossetti.

La perizia non l’ho letta, ma di furgoni come quello del mio assistito è piena l’Italia. Mi creda, quando queste immagini verranno fuori, ci sarà da ridere.

Perché Bossetti ha negato di aver frequentato il centro estetico?

In una famiglia con dei piccoli problemi economici, non era facile ammettere di aver speso dei soldi per farsi le lampade.

Però il centro estetico è situato vicino casa di Yara, e viene considerato dagli inquirenti come un potenziale punto di contatto tra la ragazza e Bossetti.

Ripeto, la non ammissione iniziale era legata soltanto a motivi di imbarazzo familiare, nulla a che vedere con le indagini.

Ha detto anche che il giorno della somparsa di Yara era al lavoro, poi si è scoperto che il pomeriggio non è mai stato al cantiere.

Sfido chiunque a ricordare con esattezza cosa ha fatto in una precisa giornata di quattro anni prima.

Il problema è che davanti al Gip Ezia Maccora, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, a precisa domanda del giudice se ricordasse o meno, lui risponde sì.

Lui dice posso dirlo sulla base del fatto che sono metodico. Ma l’eccezione ci sta, non si può essere precisi su avvenimenti così lontani nel tempo.

Gli hanno contestato di essere andato a Chignolo, un mese dopo la scomparsa di Yara, con un metro cubo di terra sul cassone del furgone e una bolla di accompagnamento per la consegna in un cantiere di Chignolo, ma lui non aveva nessun cantiere nella località in cui è stato ritrovato il corpo di Yara.

È falso, aveva un cantiere aperto in un comune attaccato.

Ma nella bolla pare ci fosse scritto Chignolo.

E che ci sarebbe andato a fare secondo lei? A seppellirla? Con un metro cubo di terra?

No, secondo gli inquirenti voleva fare un giro di perlustrazione sul luogo del delitto e avere una giustificazione nel caso in cui fosse stato fermato.

Questo è solo un retropensiero.

Perché dal 26 novembre, data della scomparsa di Yara, al 5 dicembre, tra Bossetti e la moglie non c’è stato alcun contatto telefonico? Una telefonata, un messaggio, nulla di nulla. Un vuoto che spicca negli abituali contatti telefonici tra marito e moglie.

Non mi risulta, non ho nessun elemento per prendere questa sua affermazione come vera. In questa inchiesta si parte spesso da retropensieri per giustificare pensieri. Ci sono delle zone d’ombra pazzesche.

Certo, sulla base degli elementi a noi noti, se dovesse cadere il dna sarebbe dura per l’accusa.

È già caduta, e già apparsa la parola game over.

Ne è davvero sicuro?

Sicurissimo, a livello processuale andranno a stamparsi contro un muro, perché una condanna deve essere oltre ogni ragionevole dubbio. E qui altro che dubbi...

E se al processo il perito del giudice dovesse tenere in piedi la prova del Dna?

Impossibile. Nessuno scienziato scevro da condizionamenti potrà mai sostenere una prova del genere.

Carabinieri

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Carmelo Abbate