Violentata dal branco a Salerno: “Non sono adolescenti ma adulti”
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Violentata dal branco a Salerno: “Non sono adolescenti ma adulti”

In questi casi la minore età non conta. Lo spiega lo psicologo e criminologo Silvio Ciappi

“Non sono ragazzi ma uomini”. Fa rabbrividire: adolescenti, poco più che bambini, che violentano adolescenti. Una brutalità, una ferocia, una freddezza che diventa difficile da capire e impossibile da giustificare come nel caso della ragazza di 16 anni, residente in provincia di Salerno, che è stata condotta con la forza all'interno di un garage dove, a turno, 5 suoi coetanei l'hanno costretta a subire un rapporto sessuale completo. Eppure, non trattandosi di pregiudicati, vengono molto spesso definiti “ragazzi normali”. Ma come è possibile definirli “normali”?

Panorama.it ha intervistato, Silvio Ciappi, criminologo e psicoterapeuta, autore di molti libri in ambito criminologico e psichiatrico-forense.

A questa età gli errori degli adolescenti vengono considerati bravate. Si può definire in questo modo un gesto così grave?

No, assolutamente. Casi così non potrebbero essere definiti una bravata, anche perché nonostante la minore età, molti di questi ragazzi sono già strutturati: la violenza qua è agita come la violenza di un adulto. In casi così, il carico d'odio, la disumanizzazione della vittima, l'insoddisfazione sessuale e l'incapacità di relazioni sessuali consenzienti fanno tutte parte del bagaglio di uno stupratore adulto. In questi tipi di violenza c'è sempre la degradazione della persona a cosa, a bersaglio o anche in maniera più sottile ad oggetto verso cui rovesciare il proprio odio interno. L'altro diviene una sorta di alter ego del soggetto, una scusa, una proiezione di parti indesiderate di sé. La violenza è sempre banale, stupida, non prevede l'altro, lo scarnifica, è solo l'estrinsecazione e il prolungamento della propria distruttività interna. Il fatto che poi sia agita da giovani deve preoccupare ma ci deve anche far riflettere sui nostri modelli educativi, familiari, su quanto la società degli adulti offre loro. E anche sul trattamento penale di certi soggetti. Non possiamo pensare a misure rieducative che in realtà nascondono solo il disimpegno degli adulti. Occorre in certi casi affiancare la misura penale di prescrizioni terapeutiche ben precise e focalizzate e fatte da esperti del settore, non lasciate al caso o all'improvvisazione.

Nell'epoca del web, dove ogni aspetto della sessualità è "raggiungibile" facilmente, come si fa a parlare di educazione sessuale alle nuove generazioni?

È tutto molto complicato: da un lato è difficile imporre una sorta di censura sui social, che sono soprattutto per molti giovani ma anche per molti adulti specchi narcisistici. E il narcisismo è la vera malattia di questi tempi ed è una malattia pericolosa perché esclude l'altro, perché lo relega a un oggetto. Dovremmo magari porci il problema del perché oggi siamo diventati narcisistici e ci culliamo nelle immagine che abbiamo di noi. Credo che alla base del narcisismo ci sia la via di fuga da relazioni reali e questo vale sia per i minori che per alcuni adulti che si rimbambiscono di immagini corporee, sessualizzate, oltraggio alla naturalità dei corpi, alla spontaneità della bellezza, che non è quella del feticcio patinato di una immagine (feticcio che in quanto tale rimanda a una condizione di perversione). Ed è questo il problema reale da affrontare.

Ma sono disturbi del comportamento?

No. Dobbiamo smettere di pensare che i veri problemi per minori e adolescenti da affrontare siano i disturbi del comportamento, le varie dislessie, discalculie in epoca scolare. Questi non sono i veri disturbi, anzi non sono disturbi per niente. Il problema principale oggi si chiama alessitimia, ovverosia mancanza di esprimere le emozioni che unita al narcisismo offre ad alcuni giovani con scarse capacità di resilienza un cocktail micidiale. Dovremmo partire da questo. E soprattutto formare genitori, assistenti sociali, psicologi e medici su queste patologie che sono le vere 'malattie' dell'oggi, altro che ragazzini scalmanati e distratti.

Cosa spinge il branco a uno stupro di gruppo non solo su adolescenti ma, come nel caso di Roma su una donna incinta?

Quando sei nella violenza purtroppo qualsiasi comportamento può andare bene. Ripeto: la persona non conta, è solo un bersaglio verso cui scaricare il quintale d'odio che alcuni soggetti si portano dentro.


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Nadia Francalacci