Venezuela, Maduro mostra i muscoli contro i "fascisti"
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Venezuela, Maduro mostra i muscoli contro i "fascisti"

Arrestato Leopoldo López, il leader dell'opposizione. Il presidente dichiara di aver ristabilito la pace, ma per le strade di Caracas è ancora guerra

"Che cosa bizzarra. Un laureato di Harvard è in carcere e un animale è presidente del Venezuela". Subito dopo l'arresto di Leopoldo López, il leader dell'opposizione venezuelana al presidente post-chavista Nicolas Maduro, in molti angoli di Caracas sono stati prontamente esposti manifesti con questa scritta. Che non fa una piega.

La lotta contro i mandarini del governo arroccato a Palacio Miraflores continua per le strade e nelle piazze di tutto il paese. Centinaia di migliaia di giovani e meno giovani rischiano la vita e sfidano la Guardia Nacional Bolivariana (Gnb), il temibile braccio armato del governo.

Con un colpo di teatro Leopoldo López si è consegnato alla polizia di Caracas e verrà processato come eversivo. Il governo ha già fatto sapere che con lui non si faranno sconti, ma la mossa del 42enne che si è laureato in economia ad Harvard, negli Usa, ha ulteriormente aizzato la piazza. 

Così, mentre Nicolas Maduro appare tronfio sulla televisione di Stato (l'unica ancora in chiaro, perché le reti private o hanno chiuso per mancanza di denaro o sono state costrette a chiudere a causa della censura di Palazzo), López fa diffondere dai suoi fedelissimi un video girato poche ore prima di consegnarsi alla polizia, nel quale si dice pronto a lottare anche dal carcere e sveglia le coscienze del "popolo venezuelano", anche quello chavista. 

E sì, perché per le strade di Caracas e di decine di altre città in tutto il Paese non ci sono solo studenti ma anche chavisti, delusi dal nuovo corso di Maduro, l'ex autista di Hugo Chavez soprannominato "Maburro", asino, per la sua palese incompetenza in qualsiasi campo.

L'asino, però, si sa che scalcia. E questo per Maduro è il momento di scalciare con forza. In un discorso pubblico afferma che le forze dell'ordine hanno "ristabilito la pace" e "contenuto l'attacco" (dei fascisti pagati da Washington, ça va sans dire), ma per le strade del Paese non sembra proprio che la "pace" sia tornata.

Su Twitter e Facebook continua il tam tam dei manifestanti, che postano foto e raccontano di violenze subite o alle quali hanno assistito. Di seguito vi proponiamo i twit dal Venezuela. Ci sono immagini di cecchini appostati sui tetti di Caracas con nel mirino ragazzi che sventolano bandiere per strada. E ci sono le fiamme, le bombe, i lacrimogeni tipici di una nuova giornata di guerra civile. E' pace questa, presidente Maduro?

 

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Anna Mazzone