Turismo allo sfascio e chiacchiere da bar
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Turismo allo sfascio e chiacchiere da bar

La proposta di un "pedaggio" d'ingresso a Venezia è solo l'ultima. Intanto musei e chiese sono spesso chiuse e mal gestite

Turismo d’accatto. Capolavori invisibili. E chiacchiere. Tante chiacchiere. Un oceano di chiacchiere. È Ferragosto e il sottosegretario ai Beni culturali e Turismo, Ilaria Borletti Buitoni, rilancia l’idea del pedaggio d’ingresso per Venezia. Sai che scoperta, se ne vocifera dagli anni ‘50. Ovviamente interpellato, l’ex sindaco Massimo Cacciari dissente acido, “è inattuabile”, i turisti sono già “tartassati”, spremuti, in più contesta la scelta di scavare o allargare un nuovo canale alla Contorta per allontanare le grandi navi da crociera dalla Giudecca e San Marco. Meglio usare canali che già ci sono. Frattanto fanno il giro del mondo le istantanee del degrado, dai Kamasutra a cielo aperto sul Ponte degli Scalzi, terga in vista, al ritorno degli “angeli di San Marco”, vigilantes volontari in tuta arancione contro bivacchi e vandali nel cuore della Serenissima. 

Come non bastasse, rimbalzano sui media le proteste per la chiusura di Musei non proprio marginali nell’industria italica del turismo. La colpa sarebbe degli SS. Sindacati e Sovrintendenti. Gli Uffizi, per dire, restano chiusi il lunedì perché non si riescono a pagare gli straordinari ai custodi. A Venezia, nelle domeniche anche d’agosto, la Basilica di San Marco apre solo tre ore, dalle 14 alle 17. In altri giorni non si va oltre le 16.45. Scendi a Reggio Calabria e scopri che il Museo nazionale archeologico, quello dei Bronzi di Riace, chiuso addirittura dal 2009 al dicembre 2013 per lavori costati 32 milioni di euro, nei primi quattro mesi del 2014 ha incassato solo 840 euro al giorno. Dov’è l’errore? 

Sono di questi giorni i reportage “in e dall’Italia” sulla maleducazione dei turisti, anche stranieri, che battono in lungo e in largo quello che una volta era il Belpaese, con l’idea di poter fare tutto quello che vogliono: sporcare senza pulire, girare nudi per strada, comportarsi come non farebbero mai a casa loro. A Venezia, per dire, a fronte della cortesia degli operatori sui vaporetti (però costosissimi, che bisogno c’è di mettere pure un pedaggio) non trovi passeggiando cestini vuoti. Sporcizia ovunque. L’Italia come una immensa discarica o un accampamento. I musei non sono valorizzati da percorsi multimediali o “virtuali veri”. Pompei crolla, “smontata” giorno per giorno, letteralmente fatta a pezzi. La Reggia di Caserta con i suoi 340 dipendenti è un suk fra transenne e crolli. A Roma, a maggio, per la notte dei musei non si è riusciti a tenere aperto il Colosseo se non per un numero chiuso di appassionati che hanno subito esaurito online i posti disponibili. Soliti problemi: niente soldi per gli straordinari. Sindacati inflessibili. Per non parlare del Mausoleo di Augusto, sbarrato anche nel bimillenario della morte dell’Imperatore Cesare Augusto, transennato e abbandonato a cani e senzatetto. Ridotto a una latrina. 

L’ambasciatore uscente di Francia a Roma Alain Le Roy, che abita nello splendore di Palazzo Farnese, in un’intervista al “Fatto quotidiano” ha messo a confronto lo 0.2 per cento che l’Italia spende per la cultura con l’1 per cento della Francia. Cinque volte tanto. Un giorno la settimana restano chiusi, fra gli altri, la Pinacoteca di Brera a Milano e i Musei Capitolini a Roma. Il governo sostiene di fare il possibile. Il ministro Franceschini propaganda l’orario prolungato il venerdì sera (e la domenica gratis) nei musei statali: più visitatori e incassi aumentati di 700mila euro in un mese. Basterà? L’Italia continua a scivolare nelle classifiche delle mete turistiche mondiali. E la qualità dei “nostri” turisti lascia a desiderare. Si parla da mesi di riforma del settore, bloccata a quanto pare da diversità di vedute tra il premier Renzi e Franceschini, e dalla resistenza dei sovrintendenti che hanno goduto finora di un potere praticamente assoluto senza che se ne vedano gli effetti positivi. Eppure, nel bazar delle chiacchiere agostane il problema diventa quello di mettere o no l’ennesima tassa sui visitatori di Venezia “mordi e fuggi”. 

Bisognerebbe, piuttosto, tenere aperta la Basilica di San Marco. E chiudere gli uffici. Non gli Uffizi. 

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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