Sinistra italiana vannacci critiche libertà parola
Alessandro Zan e Elly Schlein (Ansa)
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La vera posta in palio è la libertà di parola

La lapidazione è partita da chi non aveva nemmeno letto il saggio incriminato, che in realtà contiene le tesi di buon senso di un conservatore. Spiace che nella maggioranza ci sia chi è caduto nel tranello della sinistra.

Una cosa mi pare ormai assodata: tutti quelli che hanno commentato il libro del generale Roberto Vannacci, gridando allo scandalo, non lo hanno mai letto. Il dubbio, a dire il vero, mi era venuto subito, quando ho scorso la cronaca del nostro Claudio Antonelli, il quale dopo aver letto l’articolo con cui Repubblica accusava l’ex comandante della Folgore e del Col Moschin di aver dato alle stampe un libello razzista, con insulti ai gay e tesi negazioniste, si è messo a leggere le quasi 400 pagine del volume. Risultato, il collega si è subito reso conto di essere davanti a una mistificazione confezionata dal quotidiano radical chic di casa Agnelli. Infatti, le offese e le sciocchezze elencate dal giornale, nel testo reperibile online non c’erano o erano riportate in maniera diversa da come sono state presentate. Antonelli, nel suo articolo, fin dal primo giorno aveva avvertito i lettori che, pur non condividendo tutto di ciò che vi aveva trovato, mettendo anche in discussione la forma con cui alcune tesi erano presentate, alla fine nel Mondo al contrario del generale che ha comandato i corpi d’élite dell’esercito e pure la missione in Afghanistan non aveva trovato nulla di scandaloso.


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Maurizio Belpietro