Alessio Feniello Rigopiano
ANSA/CLAUDIO LATTANZIO
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Un violoncello battuto da tromboni

Lo strumento che sul treno superava la misure massime riceve la multa. Storie d'Italia senza buon senso

L’ultimo caso sul treno Milano-Genova: un 23enne musicista è stato multato perché aveva con sé il suo violoncello. «Eccesso di bagaglio», hanno sentenziato i controllori facendogli pagare 50 euro. Volevano anche farlo scendere dal treno, in virtù di un’interpretazione ottusamente severa del regolamento. «Lo vede? Misura più di un metro e 10», hanno detto. E poi hanno aggiunto commenti sensati quanto la contravvenzione. Infatti hanno chiesto: «Ma di violoncelli non ce ne sono di più piccoli? O, magari di smontabili?».

Pochi giorni prima la notizia, assai meno leggera, era arrivata da Rigopiano. Il padre di Stefano Feniello, una delle vittime della valanga sull’hotel, ha portato un fiore nel luogo dove è morto il suo ragazzo, che aveva appena 28 anni. L’hanno accompagnato i carabinieri, non ha scavalcato nulla. Ma siccome, formalmente, si trattava di un’area sotto sequestro, si è visto arrivare una multa di 4.550 euro per «violazione dei sigilli». Sconsolato il suo pensiero: «Per quella strage non ha ancora pagato nessuno. L’unico ad essere stato punito sono io».

Mi hanno colpito queste due notizie così ravvicinate perché ben rappresentano, seppur in modo assai diverso, la totale assurdità del sistema sanzionatorio italiano. In effetti, pensateci: siamo il Paese più indisciplinato che ci sia, siamo il Paese in cui generalmente essere furbi è un merito e osservare le regole da fessi, siamo il Paese delle infrazioni, del chissenefrega, dell’insubordinazione che sfocia nell’anarchia e a volte pure nel caos, siamo il Paese in cui i grandi evasori la fanno franca e i mascalzoni vincono i premi. Epperò siamo anche il Paese dell’estrema severità. Siamo il Paese che multa le mamme che spalmano la marmellata sui panini dei loro bimbi perché hanno infranto chissà quale cavillo. O il negoziante che ha scritto «vetrina in allestimento» perché «vetrina in allestimento» sarebbe una forma di pubblicità.

Mi sono chiesto se ci sia un rapporto tra questi due estremi che si coniugano a meraviglia. Cioè se il rigore ottuso contro i deboli sia un modo per cercare di nascondere l’eccesso di permissivismo contro i forti (da parte dell’amministrazione). E, da parte dei cittadini, se l’assurdità di certe sanzioni non sia poi l’alibi per calpestare liberamente anche le regole più giuste. Mi sono chiesto, insomma, se il modo migliore per avere un Paese un po’ più disciplinato non sia quello di abolire le discipline assurde. Come quella che ha portato a multare un parroco del comasco perché ha benedetto il cippo dei caduti del Paese senza pagare al Comune l’occupazione di suolo pubblico. O come quella che ha portato a multare un fruttivendolo di Trento colpevole di aver esposto un cartello con su scritto «fagiolini siciliani». Anziché, come vuole il regolamento, «fagiolini italiani».

A volte è vero che queste assurde multe vengono poi tolte, magari proprio perché hanno avuto un po’ di notorietà. E’ il caso della parrucchiera di Lecco sanzionata per essersi fatta la piega da sola senza emettere lo scontrino. O anche il caso dell’automobilista multato perché era al volante senza casco (l’avevano confuso con una moto). Ma è vero anche che in molti dei casi ricorrere per avere giustizia costa più che sottomettersi all’ingiustizia. E quindi molti cittadini onesti finiscono per accettare i soprusi in silenzio, magari continuando a chiedersi se davvero abbia senso multare chi si mette a disposizione del paese per togliere la neve dalla statua di Ovidio (è accaduto a un imprenditore di Sulmona) o chi mette un adesivo con «aperto 24 ore» sulla vetrina del suo negozio (è accaduto a un commerciante di Bologna).

Né può bastare a risollevarci la scoperta delle disgrazie altrui. Ogni tanto, è vero, ci consoliamo leggendo delle multe assurde all’estero, esultiamo nel sapere che a Sydney arriva la contravvenzione se si impreca in pubblico, in Germania se si rimane senza benzina, in Gran Bretagna se si maneggia un’anguilla in maniera sospetta e a Singapore se si vendono chewingum. Ma resta il fatto che ogni volta che andiamo all’estero abbiamo l’impressione di trovarci di fronte a città più ordinate che in Italia. E oggi non riusciamo a toglierci dalla testa che forse questo è dovuto proprio  al fatto che su quel treno Bologna- Milano qualcuno ha pensato di multare un grande violoncello. Anziché multare, come si dovrebbe, i grandissimi tromboni.n

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Mario Giordano

(Alessandria, 1966). Ha incominciato a denunciare scandali all'inizio della sua carriera (il primo libro s'intitolava Silenzio, si ruba) e non s'è ancora stancato. Purtroppo neppure gli altri si sono stancati di rubare. Ha diretto Studio Aperto, Il Giornale, l'all news di Mediaset Tgcom24 e ora il Tg4. Sposato, ha quattro figli che sono il miglior allenamento per questo giornale. Infatti ogni sera gli dicono: «Papà, dicci la verità». Provate voi a mentire.

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