Ucraina, Vladimir Putin congela l'invasione (per ora)
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Ucraina, Vladimir Putin congela l'invasione (per ora)

Il presidente russo ordina la fine delle esercitazioni militari in Crimea e dichiara che non c'è necessità di usare la forza, ma niente più sconti a Kiev su gas ed elettricità Gazprom

Dopo giorni di silenzio Vladimir Putin prende la parola e smorza i toni sulla crisi con l'Ucraina, annunciando la fine delle esercitazioni militari russe in Crimea e dichiarando che non c'è "ancora" necessità di inviare truppe russe in Ucraina, ma che in ogni caso il Cremlino si riserva il diritto di usare "tutti i mezzi" a sua disposizione per proteggere i suoi cittadini. 

Le parole del presidente russo sono determinate, anche se lasciano aperta la porta a una serie di possibilità. Di fronte a un manipolo di giornalisti invitati nella sua nuova residenza di Novo Ogaryovo, il capo del Cremlino ha annunciato in diretta alle telecamere della CNN che i soldati russi non hanno preso d'assedio l'Ucraina in Crimea e che tutte le truppe di stanza nella penisola, che è una regione autonoma sotto il cappello di Kiev, sono lì per motivi di "auto-difesa".

Negli stessi istanti in cui Putin parlava da Mosca, a Kiev il segretario di Stato americano, John Kerry, stava depositando una corona di fiori a piazza Maidan, in memoria delle vittime degli scontri tra le forze dell'ordine fedeli all'ex presidente Viktor Yanukovich e i manifestanti anti-governativi. Ma Kerry non si è solo limitato a lasciare dei fiori e ha ulteriormente chiarito la posizione statunitense, già enucleata dalle dichiarazioni di Barack Obama che su Vladimir Putin ha detto: "Si trova dalla parte sbagliata della storia".

Il capo della diplomazia a stelle e strisce ha annunciato che gli Usa stanzieranno 1 miliardo di dollari a fondo perduto per sostenere finanziariamente l'Ucraina, che è praticamente alla bancarotta. E che valuteranno possibili sanzioni contro Mosca entro questa settimana. Sanzioni alle quali Mosca (che può contare sul sostegno della Cina) potrebbe rispondere con il rifiuto di rimborsare i prestiti alle banche americane.  

Un segnale forte per Vladimir Putin, che in ogni caso resta sulle sue posizioni e gioca sul fattore imprevedibilità, caratteristica principe dello Zar di Mosca. Il presidente russo ha infatti dichiarato che al momento non c'è il bisogno di utilizzare la forza, ma allo stesso tempo ha lasciato aperta la porta al fatto che questa possibilità sia ancora i campo. Spari a vuoto sono stati sentiti stanotte lungo la frontiera. Provocazioni, che potrebbero però innescare una spirale di violenza, e il messaggio di Putin è chiaro: se i cittadini russi presenti in Crimea saranno in pericolo, allora entreremo con i nostri soldati per difenderli.

Indubbiamente, sulle parole del capo del Cremlino hanno pesato le incertezze economiche e la caduta libera del rublo rispetto a dollaro ed euro. La valuta russa nei giorni della crisi ucraina ha tocccato i minimi storici. Segno che una crisi gestita "localmente" da Mosca potrebbe avere pesanti ripercussioni sugli asset dell'economia internazionale del Paese. 

Sui fatti di Kiev, Putin ha detto di considerare Viktor Yanukovich il "legittimo presidente" dell'Ucraina e ha parlato di un "colpo di Stato" e di una "presa del potere incostituzionale, avvenuta attraverso l'utilizzo delle armi". E' in questo clima che oggi a Madrid il minstro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, incontrerà Catherine Ashton, a capo della Diplomazia dell'Unione europea. Ma è chiaro che la partita che si sta giocando è tutta russo-americana e che l'opera di mediazione più importante la sta svolgendo per l'Europa Angela Merkel, che parla in tedesco direttamente con Putin e poi con Obama. 

Gli effetti della tela tessuta dalla Cancelliera tedesca si vedono in un'apparente apertura di Vladimir Putin. Mosca ha accettato di partecipare a una riunione straordinaria della Nato che si terrà mercoledì 5 marzo. E' la dimostrazione della volontà di mantenere lo spiraglio del dialogo aperto. Cosa che, naturalmente, ha gettato acqua sul fuoco delle borse che, dopo la conferenza del capo del Cremlino, hanno ricominciato a dare segnali positivi.

Intanto, però, il presidente russo ha anche dichiarato che i "militanti" (anti Yanukovich ndr) hanno gettato l'Ucraina nel "caos", aggiungendo che "nazionalisti e antisemiti" ucraini vagano per le strade di Kiev e che se il popolo russofono che abita nella parte orientale del Paese dovesse chiedere l'aiuto della Russia, Mosca risponderebbe immediatamente e interverrebbe. Insomma, la guerra, almeno per ora, è scongiurata, ma è inevitabile che le tensioni restino alle stelle. 

In più, ed è un elemento centrale, l'economia ucraina si basa sul gas russo e proprio oggi Alexey Miller, il CEO del colosso dell'energia Gazprom, ha annunciato che da aprile l'Ucraina non potrà più godere degli sconti sul gas tuttora in vigore, dal momento che ha violato gli accordi precedentemente siglati con Mosca. 

E Putin ha parlato anche di questo, dichiarando che l'accordo Kiev-Gazprom ha una durata trimestrale e che si basa su un forte sconto contestuale all'erogazione della prima tranche di prestito da parte di Mosca per 3 miliardi di dollari. L'Ucraina di Yanukovich si era impegnata a rimborsare per intero il debito accumulato con Gazprom dalla seconda metà dell'anno scorso (di circa 1,6 miliardi di dollari), e a pagare regolarmente le bollette di gas e luce.

Ma la situazione oggi si è modificata. A Kiev non c'è più Yanukovich e il debito non verrà rimborsato. Quindi - sostiene Putin - la tranche promessa viene congelata. Inoltre, il presidente russo ha sottolineato che qualora l'Ucraina non paghi, Mosca fisserà un prezzo "normale" per l'energia, senza più sconti, perché la Gazprom deve "salvaguardare i suoi interessi" commerciali e non può andare sotto rispetto agli investimenti fatti in Ucraina.

Insomma, la crisi è tutt'altro che risolta, anche se per il momento lo scontro si sta accendendo sui tavoli commerciali e si sta allontanando dalla sfera militare. Ma resta il fatto che i soldati russi de facto controllano già la Penisola di Crimea. A Simferopoli il governo filo-russo ha annunciato un referendum sull'indipendenza per il 30 marzo, ma la Commissione elettorale di Kiev ha bollato la consultazione come illegittima, dal momento che le autorità della Crimea non hanno il "potere legislativo" per indire un simile referendum.

E' probabile che l'intenzione di Vladimir Putin sia quella di non agitare le acque fino al 30 marzo e di vedere cosa succede nel frattempo. Se i militari ucraini dovessero "sparare" le sue truppe risponderebbero immediatamente al fuoco. Altrimenti, con in mano il risultato del referendum (che di sicuro sarà favorevole a una maggiore autonomia, se non addirittura all'indipendenza della Crimea), il capo del Cremlino valuterà se utilizzare la forza. Per ora, però, le armi sono messe a tacere dalle stringenti necessità economiche e il lavoro febbrile della Diplomazia continua, su tavoli più o meno ufficiali.

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Anna Mazzone