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La sede del Cnr a Roma (Ansa).
Scienza

I ricercatori denunciano: Cnr allo sbando

Lentezza negli acquisti, indifferenza da parte del governo, scarsità di fondi per la ricerca, sedi in stato di abbandono, assenza di un presidente da oltre un anno. Ecco il vero volto del Consiglio nazionale delle ricerche.
  • Ivo Rendina: «Lo Stato avrebbe dovuto produrre i vaccini, invece siamo assoggettati ai capricci dei privati»
  • Vito Mocella: «In questo momento storico la ricerca dovrebbe essere al centro dell'attenzione dell'azione politica»

All'interno del Cnr va tutto bene? Le persone che ci lavorano sono soddisfatte della gestione di questo ente pubblico? Dopo aver raccontato dei costi e dei progetti di uno dei centri per la ricerca più importanti d'Europa, abbiamo dato voce ai suoi ricercatori che ci hanno dato una versione molto differente da quella emersa in questi anni. Lentezza negli acquisti, mancanza di considerazione da parte del governo, scarsità di fondi per la ricerca, sedi in stato di abbandono e assenza di un presidente da oltre un anno sono il vero volto del Cnr italiano. «Noi ricercatori non abbiamo mai l'occasione di parlare, siamo sempre chiusi nelle nostre stanze. In Italia purtroppo solo lo 0,7% del Pil va alla ricerca, mentre in Cina il 10% e il 3% in Francia e Germania. I politici si riempiono la bocca con la ricerca ma non investono. Servirebbero regole più flessibili per gli acquisti. Per poter fare un ordine di un macchinario si impiegano dagli otto mesi ai due anni e quando arriva ormai è già vecchio» racconta Ivo Rendina, fisico Cnr e direttore dell'Istituto Scienze applicate e Sistemi intelligenti Edoardo Caianello.

Quali sono le applicazioni della fisica?

«La fisica è diventata una scienza trasversale che va incidere nei settori più importanti che vanno dalle nuove tecnologie microelettroniche fino alla medicina. Basti pensare all'utilizzo di nuovi dispositivi della diagnostica per riconoscere un marker tumorale o individuare un agente patogeno come il Covid o ancora lo studio nel corpo umano con delle superlenti della cellula ancora viva. Ci occupiamo anche di progetti di intelligenza artificiale. Nel Cnr il dipartimento di fisica è di eccellenza e uno dei più importanti. Ci lavorano oltre mille ricercatori su 6.000 persone. A volte però siamo in contrasto con l'amministrazione perché siamo molto dinamici e ci scontriamo con questo approccio diciamo burocratico dei vertici nella sede centrale».

Cosa manca ai ricercatori del Cnr?

«Manca la programmazione. Immagini solo la differenza che c'è all'interno dell'equivalente del Cnr francese e tedesco dove i ricercatori sono pagati di più mentre i giovani che noi formiamo hanno poche occasioni perché da noi mancano i concorsi. I miei allievi più bravi sono andati in America in centri di eccellenza, mentre la mia dottoranda migliore ora è in Olanda a guadagna 4.000 euro al mese, io potevo offrirle solo 500 euro».

Quanto è pagato un ricercatore?

Un ricercatore di fascia base viene retribuito con 1.700 euro al mese, il primo ricercatore che è più esperto e di primo livello tra i 2.300/400 euro ed un dirigente di ricerca di dipartimento come me 3.000 euro. All'estero prendono il doppio.

Come potrebbe cambiare la situazione?

«Potrebbe esserci un cambiamento se il governo fosse più sensibile alla ricerca, invece stiamo correndo il rischio di inseguire gli altri paesi sulle tecnologie. Negli anni Sessanta la plastica l'abbiamo inventata noi, così come i ripetitori ottici Pirelli sotto gli oceani. Erano i nostri progetti ma poi abbiamo smesso di credere nella ricerca. In più c'é una burocrazia stagna che aggrava il tutto. È possibile secondo lei che per comprare un portatile ci vogliano tre mesi? Quando lavoravo in un laboratorio in America anni fa, per ricevere un laser di 200.000 dollari abbiamo aspettato solo 15 giorni. Serve una burocrazia snella e più incentivi per la ricerca, invece spendiamo il 95% dei fondi che abbiamo per gli stipendi e spese delle sedi».

Avreste potuto produrre vaccini anti-Covid?

«No, non possiamo fare produzioni di vaccini perché non abbiamo i reattori è chiaro che solo le grandi aziende ne sono dotate. Noi avremmo potuto fare però il primo prototipo. La pandemia dovrebbe far riflettere su quello che è successo e far pensare a un modello nuovo. Lo Stato avrebbe dovuto produrre i vaccini, invece siamo assoggettati ai capricci dei privati che decidono di vendere al miglior offerente pensi a cosa può succedere in paesi come l'Africa. Il problema è diventato anche morale. La sanità italiana è soprattutto a scopo di lucro. Il Cnr deve avere una linea scientifica non politica, i ricercatori devono avere voce in capitolo e non lasciare tutto in mano alla politica che cambia a seconda dell'avvicendarsi dei ministri».




«In questo momento storico la ricerca dovrebbe essere al centro dell'attenzione dell'azione politica»​

Vito Mocella, fisico all'istituto di Scienze Applicate e Sistemi Intelligenti (Isasi) di Napoli, attacca il mondo politico.

Come vengono gestiti i fondi del Cnr?

«Il Cnr è l'emblema del paradosso della ricerca italiana: in termini di produzione scientifica è nelle prime 10 istituzioni governative al mondo, secondo la classifica della rivista Nature. Eppure, a parte lo stipendio ben al di sotto della media europea, le migliaia di ricercatori impegnati in ricerche multidisciplinari che vanno dalla matematica alle scienze umane non ricevono da anni un centesimo dal proprio ente per finanziare le proprie ricerche e anzi, sono costretti a pagare parte della manutenzione delle aree di ricerca con i fondi di ricerca competitivi che si procurano. I fondi a disposizione servono per pagare gli stipendi e le spese delle sedi e non sono neanche sufficienti a garantire la manutenzione i cui i ricercatori contribuiscono con i propri progetti».

Cosa è successo durante il lockdown?

«Nei mesi del lockdown della primavera 2020, i ricercatori del Cnr, privati di una governance dell'ente hanno provato senza esito a offrire le proprie competenze per affrontare l'emergenza sanitaria. I laboratori del Cnr sono stati sostanzialmente chiusi ed è caduta nel vuoto la proposta, sin da fine marzo 2020, dei ricercatori del Cnr di Monterotondo (Roma) di offrire supporto tecnico per l'analisi di campioni per lo screening Covid-19. In particolare, in un momento in cui a livello nazionale vi era una difficoltà evidente a effettuare un numero adeguato di tamponi. I ricercatori su base volontaria hanno sottolineato inutilmente di essere in grado di effettuare analisi di espressione mediante RT-qPCR grazie a un robot che permette l'assemblaggio automatizzato di centinaia di reazioni di Pcr, che in pochi minuti e con ben due macchine di real time Pcr avrebbero consentito di effettuare l'analisi di svariate centinaia di tamponi in parallelo».

Che contributo avreste potuto dare voi fisici per l'emergenza?

«Le centinaia di matematici e fisici del Cnr esperti in modellizzazione avrebbero potuto fornire un contributo concreto nella gestione dell'emergenza, salvo qualche timido tentativo sporadico, sono stati tenuti sistematicamente da parte anche a causa di una difficoltà nell'accesso ai dati. Difatti per poter farnire un contributo la comunità scientifica nazionale chiede da mesi che vengano resi disponibili dati pubblici, disaggregati, continuamente aggiornati, ben documentati e facilmente accessibili a tutti i ricercatori, oltre che a decisori, media e cittadini e parte una campagna per #datibenecomune (https://datibenecomune.it) che raccoglie oltre 46.000 firme. Al momento solo l'Accademia dei Lincei ha stipulato un accordo bilaterale con l'Iss, impegnandosi a non divulgare e comunicare informazioni e dati senza la preventiva autorizzazione, mentre il Cnr, senza un presidente, non riesce né a stipulare un accordo in tal senso né tantomeno a organizzare un gruppo di lavoro che analizzi i dati come invece fa l'Infn sin dal 9 marzo 2020, ovvero dai primissimi giorni dell'emergenza, con il progetto Covidstat Infn che presenta analisi e dati, aggiornati quotidianamente, alla pagina del progetto covid19.infn.it. In confronto la pagina del sito istituzionale del Cnr, che dovrebbe racccogliere le iniziative (https://www.cnr.it/it/speciale-coronavirus-2020), è assai scarna e ben più ricca di iniziative sono le iniziative spontanee di gruppi di ricercatori del Cnr, come quella di informacovid (https://informacovid.wordpress.com)».

L'immobilismo del Cnr nell'ultimo anno è in gran parte legato all'assenza di un presidente nella pienezza delle sue funzioni. Qual è la situazione al giorno d'oggi?

«Dopo la decadenza del presidente in proroga, un mese fa, il Cnr è al momento privo di un presidente ed è diretto da un vicepresidente nominato in modo rocambolesco, al di fuori di ogni procedura regolamentare. Questo avviene perché ben due ministri non hanno ritenuto di proprio gradimento i cinque nomi proposti dal comitato di selezione, come previsto dalla legge e rifiutandosi di nominare il presidente, stanno procrastinando lo stallo dell'ente. Tutto ciò in un momento fondamentale in cui la ricerca dovrebbe essere al centro dell'attenzione dell'azione politica e proprio quando si deve decidere l'allocazione dei fondi del Recovery Fund. Il principale ente di ricerca del Paese è oggi privato del suo vertice, e quindi particolarmente indebolito, per volere della politica. E non è un caso!».


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Linda Di Benedetto