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(Ansa)
Salute

Come (e perché) funziona la campagna vaccinale in Israele

Due italiani che vivono a Tel Aviv ci raccontano la loro esperienza di persone vaccinate

Israele è il primo stato al mondo per il record delle vaccinazioni. In un mese e mezzo sono state somministrate oltre 2 milioni 700mila dosi di vaccino che hanno coperto circa un terzo della popolazione (9,3 milioni di persone) ed il termine della campagna vaccinale è previsto entro la fine di marzo. Questi risultati straordinari sono stati ottenuti grazie a loro sistema sanitario molto strutturato, ad un avanzato sistema informatico ma anche alle milioni di dosi messe a disposizione da Pfizer. L'Informatizzazione dei dati della popolazione, i call center ed i numerosi centri per le vaccinazioni sono stati gestiti dalle 4 HMOs (Health Maintenance Organizations) che sono compagnie erogatrici di servizi sanitari no-profit finanziati dallo Stato. La più grande è la Clalit e le altre sono Maccabi, Meuhedet e Leumit. Ma come funzionano le vaccinazioni? A parlarcene è Ugo Luzzati originario di Genova che da 35 anni vive in Israele e ci ha spiegato il sistema sanitario Israeliano e la campagna vaccinale.

Com'è strutturato il servizio sanitario Israeliano?

«La medicina qui è capillare e super organizzata. La legge nazionale in Israele prevede una tassa sulla salute che serve finanziare il sistema sanitario gestito dalle "casse malattie", che sono una sorta di gestori della salute pubblica. Praticamente sono il corrispondente delle Asl, che in Italia vengono gestite dalle Regioni. Le casse malattie invece vengono gestite dal governo e sottoposte a continui controlli. Le persone anziane ricevono più soldi. Ogni cittadino ha una scheda digitale con la quale può curarsi ovunque, se si trova in un'altra città e sta male con la scheda si può risalire a tutta la sua storia clinica. Lo stesso per le medicine non ci sono le ricette, quando vai dal medico le prescrive sulla tessera digitale che servirà per acquistarle in farmacia».

Come funziona la campagna vaccinale in Israele?

«Israele per i vaccini è riuscita a convincere Pfizer a cedere milioni di dosi così da poter studiare in tempi brevi gli effetti della vaccinazione sulla popolazione. Ad occuparsi della gestione della campagna vaccinale sono state le 4 "casse malattie" nazionali con l'aiuto dell'esercito il pku horef, un apparato interno che di solito viene chiamato per gli stati di emergenza. Sono stati predisposti dei centri di vaccinazioni negli stadi sportivi e con l'installazione di tendoni. I soldati che sono sul posto si occupano di gestire le persone da vaccinare. Assegnano i numeri alle persone in fila e chiedono loro di quale cassa malattia sono. L'area dove si attende per il vaccino è separata da quella della fila per evitare assembramenti. L'infermiera dopo aver proceduto alla somministrazione del vaccino consegna una ricevuta. Il richiamo del vaccino viene prenotato online nella propria area personale del sito casse malattie dove si può scaricare il certificato di vaccinazione. Il primo vaccino che ho fatto e' stato quando ho accompagnato mia moglie (medico) a fare il suo ma comunque la maggior parte della gente non si prenota e va. Infatti quando dovevo prenotarmi per il richiamo non c'erano più posti, così mi sono recato in un centro vaccinale e sono stato vaccinato lo stesso, perché qui sono molto flessibili».

Anche in Israele ci sono state persone diffidenti nei confronti del vaccino?

«Le persone prima delle vaccinazioni erano un po' restie a fare il vaccino mentre adesso sono pochissimi gli indecisi. Ci sono popolazioni problematiche che non volevano vaccinarsi come gli ebrei ortodossi da sempre no-vax. Solo grazie a uno dei rabbini più importanti della loro comunità che ha detto loro di vaccinarsi, hanno cambiato idea. Stessa cosa per gli arabi che sono diffidenti verso Israele ma credo per una questione politica. Infatti nei centri vaccinazioni dove ci sono loro, avanzano le dosi e gli ebrei le vanno a fare al posto loro».

Qual è stato il criterio con il quale sono state scelte le categorie da vaccinare?

«Lo stesso criterio italiano. Sono stati vaccinati prima i sanitari, poi gli ultra ottantenni, le persone con patologie fino a scendere di età ai 35 anni. In questi giorni stanno vaccinando gli studenti di quarto e quinto superiore mentre tutti i docenti sono gia vaccinati. Ora siamo in lockdown ed è stato chiuso l'aeroporto».

Un'altra testimonianza ci arriva da Marco Camorali di Monza che vive da 6 anni con la sua compagna a Tel Aviv, evidenza dove hanno aperto una gelateria naturale

«Tramite il servizio sanitario nazionale che qui è diviso in piu compagnie, io ad esempio ho la Clalit e la mia compagna la Maccabi, abbiamo fatto il vaccino. Sono stati loro ad avvisarci. L'invito arriva per sms perché il sistema è informatizzato e le comunicazioni vengono inviate solo sul cellulare o per email. Questo succede anche per le normali ricette del dottore e i referti specialistici. È per questo motivo che sanno già se sei compatibile col vaccino e a che categoria appartieni. Sono velocissimi davvero e praticamente non c'è attesa. Ieri ho fatto il richiamo e non ho avuto nessun effetto indesiderato. Il sistema italiano è sicuramente più lento perché ci sono stati molti tagli ma per me sicuramente è più famigliare».

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Linda Di Benedetto