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(Ansa)
Salute

Nuova tegola sulla campagna vaccinale: diversi sanitari oggi sono senza anticorpi

Vaccinati per primi 6 mesi fa oggi, dopo un sierologico in centinaia in tutta Italia si scoprono senza difese: «fateci una terza dose»

«Abbiamo perso gli anticorpi, dobbiamo essere rivaccinati». È l'allarme lanciato dagli operatori sanitari di diversi ospedali italiani che hanno scoperto di essere senza anticorpi o in progressiva diminuzione a meno di sei mesi dal vaccino. La preoccupazione è di trovarsi così senza protezione mentre operano ancora in prima linea con chi è contagiato.

Secondo l'Aifa la protezione indotta dai vaccini anticovid è di 9-12 mesi ma con un margine di incertezza: "La durata della protezione non è ancora definita con precisione perché fino ad ora il periodo di osservazione è stato necessariamente di pochi mesi, ma le conoscenze sugli altri tipi di coronavirus suggeriscono che dovrebbe essere di almeno 9-12 mesi." Questi gli studi. Ma la realtà è che centinaia di sanitari, medici, infermieri, da nord a sud raccontano di una situazione diversa, di una vita al momento senza difese.

«L'adesione alla campagna vaccinale ha avuto numeri vicini al 100% e sono rari i casi dei colleghi non vaccinati ma in questi settimane comincia a serpeggiare un po' di malumore e preoccupazione a causa monitoraggio degli anticorpi che mostra un calo progressivo e neanche troppo lento delle difese - ci segnala un operatore sanitario del Lazio - io dopo aver effettuato il test sierologico in 15 giorni sono passato da un valore di anticorpi IgG di 400 a 300 circa, una diminuzione abbastanza inquietante nel giro di soli due mesi».

Siete preoccupati?

«Se le proiezioni sono queste, avendo ricevuto la seconda dose a metà febbraio, ho paura che ad agosto possa ritrovarmi a rischio contagio con una copertura di circa sei mesi e la non gradevole sensazione di dover ricorrere almeno a una terza dose».

Sempre nel Lazio un medico di una struttura ospedaliera ci segnala un campione molto ampio di medici vaccinati con titoli corpali bassi:

«Ho ricevuto la prima dose di Pfizer il 1 gennaio e il richiamo il 23 gennaio. A fronte di un livello di oltre 1000 IgG oggi dopo il sierologico ne ho circa 100. Questo dato di media è stato riscontrato anche dai miei colleghi che si sono sottoposti al test sierologico privatamente perché nella struttura dove lavoro l'azienda sanitaria ha deciso di non farli come in tutta la regione».

Di quante persone parliamo?

«Parliamo di un campione di circa 400 persone vaccinare con Pfizer. Siamo tutti molto preoccupati se a fronte di un titolo anticorpale così basso la memoria immunitaria sia sufficiente soprattutto con le nuove varianti».

In Campania invece un operatore sanitario dà per scontata la terza dose di vaccino:

«Sono un infermiere in Campania nell'azienda San Giovanni di Dio e Ruggi D'Aragona a Salerno. Ho fatto la prima dose di vaccino Pfizer a gennaio e la seconda a febbraio. Il valore degli anticorpi IgG era vicina al migliaio. Mentre nell'ultimo test sierologico del primo marzo 2021 il valore è sceso a 216. Tra qualche giorno ne farò un altro. La struttura presso la quale lavoro ha monitorato la risposta immunitaria dei dipendenti ai vaccini. Mi sembra di ovvio che in autunno i sanitari in prima linea contro il Covid dovrebbero fare il richiamo».

Anche in Sardegna la situazione non migliora.

«Ho effettuato a inizio giugno un test sierologico scoprendo che i miei anticorpi sono quasi scomparsi. Nella mia stessa situazione ci sono molti altri colleghi. Siamo tutti preoccupati per quello che potrebbe succedere in autunno in caso di nuova crescita del numero di contagiati e malati. Noi, che siamo in prima linea, siamo le persone più a rischio... Non essendo noto quanto e se l'immunità di memoria potrà evitare l'insorgere delle infezioni complicate da malattia Covid, ritengo si debba cominciare a pensare e programmare una terza dose per noi sanitari. Chiedo a chi abbia titolo e conoscenze di dare la sua personale interpretazione essendo impossibile avere ad oggi una risposta scientificamente valida».

È importante sottolineare, che la risposta anticorpale osservata nella ricerca degli anticorpi IgG diretti contro il recettore RBD della proteina Spike riflette solo una parte della protezione attivata dall'organismo con il vaccino. Oltre agli anticorpi c'è la risposta mediata dalle cellule della memoria e le cellule natural killer.

Il parere dell'esperto

«Come era lecito attendersi gli anticorpi scendono nel tempo - ci spiega il genetista Marco Gerdol dell'Università di Trieste - ma che allo stesso tempo potrebbero restare a livelli tali per garantire una protezione significativa per lungo tempo. Indubbiamente il titolo degli anticorpi neutralizzanti è un importante correlato di protezione, ma sappiamo ancora molto poco da un lato su quale sia il livello minimo effettivamente in grado di garantire una protezione, e dall'altro sul ruolo giocato dalle componenti cellulari del sistema immunitario nel medio-lungo periodo. Fino a questo momento tutti i dati a disposizione suggeriscono che l'immunità cellulare possa essere non solo più duratura di quella umorale, ma anche che essa sia meno soggetta ai fenomeni di immuno-evasione da parte delle varianti.>>

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Linda Di Benedetto