pietre inciampo
(Polizia)
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A Roma «pietre d'inciampo» per ricordare i poliziotti eroi

Tre nuove pietre a testimonianza del valore di chi ha sacrificato la propria vita ed il valore del ricordo oggi

La zona d’interesse, film uscito ieri nelle nostre sale, è l'agghiacciante rappresentazione della banalità del male. Fatta di bambini biondi, dalie e ciminiere dal fumo nero sempre accese. Ma i carnefici (descritti dal regista Jonathan Glazer in maniera magistrale) sono sempre stati raccontati. La Storia invece troppo spesso ha dimenticato chi nel silenzio ha agito per il bene. Chi ha sacrificato la propria vita per tentare di cambiare il mondo. A questi eroi semplici la Polizia di Stato, guidata da Vittorio Pisani, ha dedicato negli ultimi anni grande attenzione, nella consapevolezza che come diceva Primo Levi: «Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo».

Per ricordare l’orrore nazifascista, le leggi razziali e chi si è immolato per non diventarne complice la Polizia di Stato ha aderito all’iniziativa Stolpersteine, pietre d’inciampo, ideata più di 30 anni fa dal Maestro Gunter Demnig, (nel 2022 furono poste quelle all’ingresso della Questura di Trieste, Aosta, Udine). Nel mese di febbraio sono state inaugurate a Roma, davanti alla Questura, tre pietre d’inciampo in memoria del vice brigadiere Pietro Ermelindo Lungaro, medaglia d'argento al valor militare alla memoria, trucidato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944, della guardia della Polizia Africa Italiana Emilio Scaglia e della guardia di Pubblica Sicurezza Giovanni Lupis, entrambi medaglie d'argento al valor militare alla memoria, fucilati al Forte Bravetta il giorno prima della liberazione della Capitale.

Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi

Alla cerimonia erano presenti il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che ha messo in evidenza l’importanza del progetto “Senza memoria non c’è futuro”, il capo della Polizia Vittorio Pisani, il prefetto di Roma Lamberto Giannini, il questore di Roma Carmine Belfiore, il sindaco Roberto Gualtieri e il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni.

È intervenuto anche l’ambasciatore d’Israele in Italia Alon Bar che insieme alla presidente dell’associazione «Italia Israele Cosenza “Un giusto tra le Nazioni” Angelo De Fiore» ha donato un quadro in memoria dell’eroico questore, che salvò la vita di centinaia di ebrei.

Le pietre d’inciampo, evocative e poetiche, sono il riconoscimento a chi ha lottato per la nostra libertà lasciando un segno profondo per noi che siamo venuti dopo. E queste sono le loro storie.

Il vicebrigadiere Pietro Ermelindo Lungaro era nato a Monte San Giuliano, in provincia di Trapani, il 1° giugno del 1910. Entrato nel Partito d’Azione, fu arrestato il 12 febbraio 1944 all’interno della Caserma “San Eusebio”. Venne imprigionato nel famigerato carcere di Via Tasso, brutalmente torturato e poi fucilato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. È stato identificato come “Salma 38”. La moglie, incinta del terzo figlio, lo aveva riconosciuto da un anello. Lungaro riposa alle Fosse Ardeatine. Il figlio Pietro, chiamato con il nome del padre mai conosciuto, era presente alla commemorazione.

Emilio Scaglia, guardia della Polizia Africa Italiana e la guardia di Polizia Giovanni Lupis, entrambi Medaglia d’argento al valor militare alla memoria, sono i cosiddetti “Martiri della Vigilia”, fucilati al Forte Bravetta il giorno prima della Liberazione. Lupis era originario di Reggio Calabria, detenuto a via Tasso e poi a Regina Coeli, nella cella 342, venne condannato a morte dal Tribunale Militare di Guerra tedesco e fucilato il 3 giugno 1944 a poche ore dall’arrivo degli alleati. Insieme a lui c’era Emilio Scaglia, originario di Verbania, che seguì lo stesso atroce destino. Di lui è rimasta una commovente lettera scritta alla madre durante la detenzione: «Cara ed amata mamma, Ti scrivo mentre davanti a me ho ancora poche ore di vita. Mamma perdonami è un grande dolore che ti do, ma è il dovere che mi chiama. Vado morendo contento che un giorno ti rivedrò lassù in alto e da lassù pregherò il Sacro Cuore perché abbia a consolarti. Raggiungo il mio caro papà che mi attende. È il mio ultimo scritto. Ma non ti accasciare, perdona il figlio che ha una sorte brutta. I miei fratelli mi vendicheranno e lo voglio da loro, muoio con ingiustizia. E a Roma riposeranno le mie ossa. Questa città è stata quella delle mie sofferenze e la mia tomba. Da lassù io ti guarderò e ti guiderò. La mano mi trema e non so più ciò che dico. Ti chiedo ancora perdono. Muoio con due rancori: uno di aver dato un dolore ad una mamma. Ma tu mi perdoni e io muoio contento.

E uno di aver deluso una ragazza che tanto mi amava. E se un giorno la vedrai, lei ti racconterà di me. E ora termino perché l’ora si avvicina. Perdona mammina. Ti bacia e ti abbraccia per l’ultima volta il tuo EMILIO. Baci ai miei cari fratelli Ottorino Luigi e Carlo. addio per sempre mamma cara».

Le lacrime degli eroi sono l’esempio del coraggio vero. Come ha sottolineato il Ministro Piantedosi: «Una giornata densa di suggestioni e di significati, dedicataalla memoria di eroici poliziotti, valorosi precursori di quel concetto di ‘prossimità’ che è alla base dell'agire quotidiano delle donne e degli uomini della Polizia di Stato. Un contributo al racconto dei fatti storici per favorire una riflessione collettiva sul valore della memoria. Memoria custodita da queste pietre incastonate nei luoghi in cui uomini, donne e bambini innocenti furono strappati alla vita: un simbolo tangibile che racchiude in sé nomi e storie, che testimonia il passato inserendosi nel presente».

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Terry Marocco