Rischio guerra tra Israele e Siria
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Rischio guerra tra Israele e Siria

I raids aerei israeliani definiti da Damasco “una dichiarazione di guerra”

Dopo gli ultimi tre raids aerei israeliani sul territorio siriano nell’arco di 48 ore la tensione è alle stelle tra Damasco e Gerusalemme con i siriani che definiscono le uncursioni "una dichiarazione di guerra" e minacciano rappresaglie. La tv di Stato siriana ha annunciato che "i missili siriani sono pronti a colpire specifici obiettivi" per rispondere a “ogni ulteriore violazione”. Israele ha colpito inizialmente un convoglio di armi dirette ai miliziani libanesi Hezbollah, probabilmente missili iraniani Fateh 110 in grado di colpire tutto il territorio israeliano con i loro 300 chilometri di raggio d’azione. Armi che i miliziani sciiti avrebbero ottenuto da Teheran e Damasco in cambio della partecipazione diretta alla guerra civile siriana al fianco delle forze di Bashar Assad ma anche armi che Israele non può permettere cadano nelle mami di Hezbollah.

Gli altri due raids aerei sembra abbiano preso di mira il centro di ricerca di Jamraya, alle porte di Damasco, dove vengono sviluppate testate e tecnologie missilistiche e un depositi di munizioni a Qassyuon, dove si trovano probabilmente i missili balistici Scud o Fateh 110.
Washington, che sta valutando se fornire ufficialmente armi ai ribelli siriani, si smarca dalla crisi tra Gerusalemme e Damasco facendo sapere di non essere stata informata preventivamente delle incursioni aeree israeliane mentre gli israeliani rafforzano le misure di sicurezza nelle ambasciate in tutto il mondo e schierano altre due batterie del sistema anti-missile Iron Dome nel nord del Paese per prevenire attacchi di razzi dal Libano Meridionale e dal Golan. In tutta la Galilea settentrionale lo spazio aereo è stato chiuso al traffico civile fino al 9 maggio anche se Israele non sembra attendersi un attacco immediato come dimostrerebbe la partenza de premier Benjamin Netanyahu per la Cina.

Gli israeliani prendono “moderatamente sul serio” le minacce di Damasco il cui regime potrebbe tecnicamente rispondere ai raids israeliani con razzi, colpi d’artiglieria o il lancio di missili balistici Scud. Gli analisti israeliani prevedono che Damasco possa cercare di salvare la faccia con una risposta armata simbolica, colpendo cioè un‘area disabitata per non provocare nuove risposte israeliane. Gerusalemme sembra valutare che le forze siriane siano troppo indebolite dalla guerra civile per cercare lo scontro con Tsahal ma è altrettanto vero che i reparti missilistici strategici (gli Scud D di produzione nordcoreana hanno 750 chilometri di raggio d’azione e possono imbarcare testate chimiche) non sono stati coinvolti nella guerra civile così come la difesa aerea, la cui efficienza è valutata generalmente molto elevata grazie alla presenza di consiglieri militari russi anche se i jet israeliani hanno dimostrato più volte di poterla perforare impunemente.

Non si può escludere poi che Bashar Assad colga l’occasione degli attacchi israeliani per cercare la solidarietà del mondo arabo, schierato con i ribelli, nel nome della causa anti sionista. In ogni caso un confronto militare israelo-siriano risulterebbe pieno di incognite per entrambi i contendenti. Assad rischierebbe un rovescio militare che aiuterebbe indirettamente i ribelli e vedrebbe distrutti o compromessi i suoi arsenali strategici. Israele potrebbe però non avere motivo di gioirne specie se il crollo del regime siriano portasse i miliziani islamisti lungo il confine del Golan o determinasse il libero accesso dei ribelli ai depositi di armi chimiche dell’esercito di Damasco. Probabilmente a Israele conviene non forzare troppo la mano e lasciare che la guerra civile siriana logori i lealisti e i ribelli consapevole che, come ha detto il generale Giora Eiland oggi direttore del National Institute for Security Studies di Tel Aviv “chiunque governerà domani la Siria potrà contare sui forze armate molto indebolite”.

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Gianandrea Gaiani