Quello che Obama teme di papa Francesco
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Quello che Obama teme di papa Francesco

Dell'incontro con Francesco il presidente Usa teme il riemergere delle frizioni (su contraccettivi, aborto, eutanasia) che hanno caratterizzato i rapporti tra i cattolici americani e l'amministrazione

Barack Obama è atterrato ieri sera a Fiumicino dopo avere pronunciato, a Bruxelles, un discorso carico delle ragioni ideali dell’occidente dopo tanta realpolitik in tono minore e gli inaccettabili affronti di Vladimir Putin in Ucraina. Ha detto che “qualcuno dirà sempre che non è responsabilità dell’America dirimere le controversie del mondo, ma non dobbiamo dimenticare che siamo gli eredi di un anelito verso la libertà. La nostra democrazia, le nostre opportunità esistono soltanto perché quelli che sono venuti prima di noi hanno avuto la saggezza e il coraggio di riconoscere che gli ideali dureranno se concepiamo come nostro interesse i successi degli altri popoli e nazioni”.

Obama si è arrischiato nel paragone fra l’annessione della Crimea da parte della Russia e l’invasione americana dell’Iraq, che pure da senatore prima e da presidente poi ha sempre osteggiato, sottolineando che una è una grave violazione della sovranità nazionale ed è stata condotta per appropriarsi di un territorio straniero, l’altra ha detronizzato un dittatore e si è svolta nel perimetro delle leggi internazionali. A proposito della Nato, alleanza che deve essere “forte e credibile”, ha tirato le orecchie degli alleati europei, che sono chiamati a contribuire alla difesa dell’occidente: “La libertà non è gratis”, ha detto Obama.

Il riferimento ha ripercussioni chiare anche sulla giornata di oggi, in cui il presidente americano incontra Giorgio Napolitano, il premier Matteo Renzi e Papa Francesco, perché se anche non si trattava di un riferimento puntuale alla spending review di Roma che ha tagliato l’acquisto degli F-35, l’Italia dedica al budget della difesa circa l’1,2 per cento del Pil, percentuale lontana da quel due per cento che dovrebbe essere la quota minima richiesta (e spesso disattesa) ai membri della Nato, alleanza sostenuta per oltre il 70 per cento dai contribuenti d’oltreoceano. In un’intervista al Corriere della Sera, Obama ha elogiato la scelta di Renzi di iniziare il suo tour diplomatico dalla Tunisia , “segno che vuole rafforzare la leadership che l'Italia già esercita nel Mediterraneo, dal Libano alla Libia”, e ha auspicato un ruolo sempre più attivo dell’Italia in un’area dove, ha confermato, “l’impegno degli Stati Uniti non si riduce”.

Nell’incontro del primo pomeriggio con Renzi si parlerà innanzitutto di economia: il tema della crescita – con un occhio sempre rivolto a Berlino – e delle riforme per rendere l’Italia più attraente per gli investitori stranieri trova una chiara consonanza nei due leader, così come la necessità di procedere spediti con i negoziati dell’accordo di libero scambio fra Stati Uniti e Unione Europea lanciato lo scorso anno. Molto più delicata, vista la congiuntura geopolitica, la questione delle forniture di gas naturale dalla Russia, leva vantaggiosa per Putin che ha costretto l’Europa a smussare la sua capacità d'interposizione politica dopo l’annessione della Crimea.

L’incontro con il Papa doveva essere il più semplice, almeno sulla carta, invece con il passare delle ore si scoprono possibili svolte insidiose per Obama. Il presidente intendeva prendere Francesco dal lato della giustizia sociale e della lotta contro la povertà, il più invitante per un presidente democratico che ha dichiarato guerra alla sperequazione (“il suo pensiero è prezioso per capire come possiamo vincere la sfida contro la povertà estrema e per limitare le sperequazioni nella distribuzione dei redditi. Incalzandoci di continuo sui temi della giustizia sociale, il Pontefice ci mette sotto gli occhi il rischio di abituarci alle diseguaglianze estreme fino ad accettarle come normali”, ha detto al Corriere), ma un articolo della Radio Vaticana in lingua inglese suggerisce fra le righe che Francesco intende mettere sul tavolo anche temi assai meno graditi al presidente: “La visita di Obama avviene nel contesto di una complessa fase delle relazioni fra l’Amministrazione e la chiesa cattolica americana, segnate, in particolare, dalle dispute sull’applicazione della riforma sanitaria che hanno a che fare con la copertura obbligatoria di contraccettivi, sterilizzazione e aborto. E anche su altre faccende al centro del dibattito negli Stati Uniti, come la legalizzazione del matrimonio omosessuale”. Obama sperava di incontrare un grande leader religioso preoccupato innanzitutto delle periferie esistenziali e delle diseguaglianze economiche, non un agguerrito difensore dei valori che hanno aperto un abisso fra la Casa Bianca e i vescovi americani.
 

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Mattia Ferraresi