La protesta dei trattori arriva a Roma
(Ansa)
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La protesta dei trattori arriva a Roma

L’agricoltura è in sofferenza. Costi di produzione in aumento, mancanza di cambio generazionale. Giovedì l’incontro con il governo, questa sera a Sanremo sul palco dell’Ariston

L’Italia perde 50 mila aziende agricole all’anno. Negli ultimi quindici anni in Europa sono scomparse 5,3 milioni di aziende agricole. Oltre 600 mila sono italiane. Sopravvivere è difficile e il settore primario italiano è in crisi. Denunciano questo gli agricoltori che stanno arrivando a Roma da ogni dove, in attesa di un incontro col governo e di risposte. Si produce oggi il 10% in meno di quello che si produceva vent’anni fa e le imprese agricole non riescono a coprire i costi di produzione.

Sono anni che l’agricoltura soffre. E la situazione è peggiorata recentemente con la pandemia prima, la guerra in Ucraina poi, l’inflazione galoppante, i tassi d’interesse alle stelle e i problemi climatici con forti siccità, gelate e alluvioni. A questo si aggiungono le richieste europee per la transizione green, che richiedono investimenti. Il risultato è che le aziende agricole chiudono. Produrre costa più di quello che si guadagna, denunciano gli agricoltori. Nel 2022 i prezzi dei beni e servizi usati nel settoresono cresciuti del 25%, con due record: fertilizzanti +63% e prodotti energetici +49,7%. E dal 2022 le famiglie spendono di più a fare la spesa (+15-20%). Ma, stima Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), gli agricoltori portano a casa quindici centesimi in media per ogni euro speso dal consumatore e se si guardano i prodotti trasformati i centesimi diventano sei. I costi a carico delle aziende agricole sono aumentati quindi (con il crescere, per esempio, del costo dell’elettricità), così come i costi a carico delle famiglie. Ma il prezzo pagato all’origine, alle aziende stesse, è rimasto basso. E qui entra in gioco il ruolo delle multinazionali, delle grandi industrie di trasformazione e della grande distribuzione che stabiliscono e impongono il prezzo dei prodotti agricoli, spingendo per una continua riduzione.

A incidere c’è poi il tema concorrenza. L’import di prodotti agricoli a prezzi più bassi, come i cereali dell’Ucraina e del Canada, sono un problema per il settore.

Le aziende agricole italiane pagano poi la mancanza di ricambio generazionale. I giovani sono sempre meno. Nel 2020 solo il 9,3% dei leader di aziende agricole era under 40 anni, contro l’11,5% nel 2010 (dati Istat). Se non si ha un’azienda di famiglia o un capitale importante è troppo rischioso. Il problema del credito riguarda i possibili giovani interessati al settore, ma anche chi nel settore c’è già. Il sostegno pubblico nazionale, infatti, è diminuito (dai 15,6 miliardi di euro del 2000 agli 11,8 miliardi di euro del 2022). Dalle Regioni gli investimenti per l’agricoltura sono passati da circa 4 miliardi di euro a 1,73 miliardi di euro in pochi anni. I sussidi europei fanno la parte del leone, ma con una distribuzione che non sempre tiene conto della diversità tra aziende che hanno 1 ettaro o 50 ettari. E con i costi di produzione alle stelle le aziende agricole, in crisi di liquidità, devono ricorrere al credito. Ma qui lo scontro è con i tassi di interesse alle stelle, causa Francoforte. E così i prestiti bancari al settore sono scesi di oltre 5 miliardi di euro dal 2015 ad oggi.

I trattori sono in presidio sulla Nomentana e giovedì dovrebbero entrare a Roma. Chiedono un incontro col governo, che intanto ha ventilato l’ipotesi di una rimodulazione dell’Irpef per il settore. In attesa di una data e di un vertice gli agricoltori potrebbero anche fare una “comparsata” sul palco di Sanremo.

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Cristina Colli