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(Ansa)
Politica

«Sardegna e Abruzzo dimostrano la elevata importanza delle elezioni regionali nella politica»

Lorenzo De Sio, politologo e docente, analizza i due voti finiti al centro della politica nazionale nell'ultimo mese

Per il politologo Lorenzo De Sio, direttore del Centro Italiano Studi Elettorali della Luiss, all’indomani della vittoria che ha riconfermato Marco Marsilio alla guida dell’Abruzzo, «il dato su cui riflettere riguarda proprio la rinnovata competitività di queste elezioni regionali». Panorama.it gli ha chiesto, da studioso di elezioni e di comportamenti di voto, di tracciare un profilo del voto abruzzese che ha riconfermato Marco Marsilio alla guida della regione.

Professore, si è appena votato in Abruzzo: dalle elezioni sarde sembra passato molto più di due settimane…

«In realtà gli elementi comuni ci sono, ma i commentatori – già prima dal voto – non hanno sottolineato che la situazione di partenza in Sardegna e in Abruzzo era completamente diversa, e per vari motivi più favorevole al centrodestra in Abruzzo. Primo: in Abruzzo, non c’era possibilità di voto disgiunto; secondo, in Abruzzo, il centrodestra presentava un candidato forte come Marsilio, presidente uscente (con una reputazione complessivamente positiva) e con un forte legame con la premier Giorgia Meloni».

Una doppia posizione di vantaggio di non poco conto, insomma.

«E non è tutto: il terzo vantaggio del centrodestra era l’orientamento politico della regione: nelle elezioni politiche del 2022 il centrodestra (con Fratelli d’Italia in particolare) aveva riportato in Abruzzo un risultato molto migliore che in Sardegna. Il centrosinistra si trovava, quindi, di fronte una sfida estremamente difficile, in cui partiva da un grande svantaggio».

Ma alla fine ne è risultata un’elezione competitiva…

«E questa è la notizia, non solo elettorale, ma politica in senso lato. Le elezioni abruzzesi hanno visto uno scontro competitivo e non scontato – il distacco tra i due candidati è stato 7 punti percentuali – che tra l’altro le ha portate alla ribalta nazionale. E qui sta l’elemento comune con la Sardegna: si è trattato di un’elezione competitiva, in cui non si sapeva, con certezza, chi avrebbe vinto».

E’ la sfumatura portante, pare di capire.

«Direi, ancora meglio, il nuovo scenario strategico che queste due elezioni regionali ci lasciano in eredità. Questa nuova situazione di competitività è il frutto di un cambio delle strategie coalizionali nel “campo largo” del centrosinistra. Che sembra aver messo a fuoco, intanto, che leggi elettorali assolutamente maggioritarie richiedono come base la più ampia coalizione possibile».

E il ruolo dei candidati?

«Ecco, se la condizione necessaria è quella di avere una coalizione ampia, tuttavia su questa base è necessario innestare candidature convincenti e di spessore. Sia quelle di Marsilio che di D’Amico lo erano, nel caso abruzzese, con Marsilio che comunque ha potuto sfruttare l’innegabile vantaggio di essere presidente uscente, valutato in modo complessivamente positivo».

Veniamo all’affluenza, che ha visto un leggero calo …

«E’ vero, ma uno degli effetti di una competizione accesa come quella in Abruzzo, è stato che il calo dell’affluenza è risultato – paradossalmente – inferiore rispetto a quanto ci saremmo potuti attendere. Infatti l’affluenza elettorale è in calo strutturale da tempo per almeno due motivi: innanzitutto, da decenni, nell’Europa occidentale, è in corso un processo di ricambio generazionale: alle generazioni più anziane, abituate al voto come diritto e dovere, e socializzate dai tradizionali partiti di massa, si stanno sostituendo generazioni più giovani, che tendono a votare molto meno. Si tratta di un processo fisiologico e inarrestabile, per cui dovremo abituarci a un possibile assestamento verso livelli di affluenza sensibilmente più bassi».

E il secondo motivo?

«Il secondo motivo è legato alla scomparsa dei vecchi partiti di massa, che – dopo una lunga crisi organizzativa – hanno lasciato il posto a strutture politiche molto più evanescenti, radicate molto meno sul territorio, prive di quella diffusione capillare che permetteva un’imponente forza di mobilitazione, anche “solo” per portare le persone a votare».

E’ un fenomeno specifico dell’Italia o più generale?

«In gran parte è generale, ma l’Italia ci ha messo del suo: ad oggi, è l’unico importante paese europeo a non avere una forma importante di finanziamento pubblico alla politica attraverso i rimborsi elettorali. Siamo praticamente un unicum: e il paradosso è che questa misura non fu opera del Movimento 5 Stelle, ma del primo ministro del Pd Enrico Letta, nel 2013, su diretta pressione di Matteo Renzi. Il risultato è che oggi i partiti italiani, dal punto di vista organizzativo, sono organizzazioni debolissime».

C’è dell’altro?

«C’è un risvolto ulteriormente paradossale. Non solo dei partiti privi di una vera organizzazione hanno un richiamo molto inferiore sui cittadini, ma non rappresentano neanche più una base solida per vere carriere professionali nella politica da parte di politici dedicati e preparati. Un tempo i partiti erano in grado di impiegare anche chi aveva perso un’elezione, facendolo lavorare al servizio dell’organizzazione in attesa di futuri incarichi. Oggi invece chi perde una carica elettiva perde tutto (magari dopo aver lasciato il suo vecchio lavoro per cinque o dieci anni) e di conseguenza il paradosso è che abbiamo un ulteriore incentivo al semplice carrierismo politico. In queste condizioni, non possiamo meravigliarci che la “partecipazione politica” sia stia progressivamente diminuendo».

Terminiamo con l’Abruzzo, allora…

«In Abruzzo la percentuale di coloro che hanno scelto di recarsi alle urne è rimasta quasi invariata rispetto al voto del 2019; un calo quindi per certi versi inferiore alle aspettative, in un contesto in cui gli elettori hanno responsabilmente percepito l’importanza del voto. C’è da sperare…»

*

Lorenzo De Sio, fiorentino, classe 1972, è professore ordinario di Scienza Politica presso la LUISS Guido Carli di Roma e direttore del CISE - Centro Italiano di Studi Elettorali. Già Jean Monnet Fellow presso lo European University Institute, Visiting Research Fellow presso la University of California, Irvine, e Campbell National Fellow presso la Stanford University, è membro di ITANES (Italian National Election Studies), ha partecipato a vari progetti di ricerca internazionali. I suoi interessi di ricerca attuali vertono sull'analisi quantitativa dei comportamenti di voto e delle strategie di partito in prospettiva comparata. Tra le sue pubblicazioni, accanto a vari volumi in italiano e in inglese, ci sono articoli apparsi su American Political Science Review, Comparative Political Studies, Electoral Studies, Party Politics, West European Politics, South European Society and Politics, oltre che su numerose riviste scientifiche italiane.

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Egidio Lorito