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(Ansa)
Politica

Il Terzo Mandato che inguaia il Pd tanto quanto la maggioranza

Bonaccini ed altri big dem hanno attaccato la Schlein sul voto di ieri. Ed in aula al momento del voto decisivo ne vedremo delle belle

A leggere i giornali di oggi c’è una sola certezza su quanto accaduto ieri alla Camera con la bocciatura dell’emendamento presentato dalla Lega sul terzo mandato: maggioranza spaccata. Difficile anche dare torto a chi propone questa lettura dato che in effetti contro la mozione hanno votato sia Fratelli d’Italia che Forza Italia.

Quello che però non ci si spiega è la serenità con cui Salvini, che dovrebbe essere a tutti gli effetti lo sconfitto, ha accolto il risultato del voto: «Nessun problema per il governo, vedremo cosa succederà in Parlamento» ha detto il leader leghista, la cui serenità traspariva evidente nelle sue ospitate televisive di ieri sera.

Ancor più strano era vedere parte del Pd, che in realtà doveva essere uno dei vincitori di giornata, alle prese con strane fibrillazioni e tensioni, ovviamente interne. mentre Elly Schlein infatti (giustamente) gridava ai 4 venti lo slogan «Maggioranza spaccata» uno dei big del suo partito, Stefano Bonaccini, aveva i nervi a fior di pelle e gridava a «patti non rispettati…».

Si perché dentro al Partito Democratico ci sono diversi sindaci di grandi città e diversi e potenti governatori di Regione che si trovano nella medesima posizione di Luca Zaia, il Presidente della Regione Veneto per la cui continuità di comando la Lega ha fatto partire la crociata per il terzo mandato.

Quando parla di «patti non rispettati» Bonaccini chiama in causa le rassicurazioni del voto favorevole che il segretario del suo partito avrebbe dato ai diretti interessati, salvo poi cambiare idea davanti alla possibilità di mettere in evidenza le divisioni nella maggioranza.

La lettura oggi dovrebbe quindi essere un po’ diversa dal semplice «Maggioranza spaccata»; per onor di cronaca si dovrebbe quantomeno aggiungere «e pure il Pd». Perché se da una parte la Meloni si trova a dover gestire il caso Zaia (che forse è più un problema interno alla Lega) Elly Schlein deve fare i conti con le bordate di Bonaccini, De Luca, Sala, Gori (il potente sindaco di Bergamo) e chi più ne ha, più ne metta. Tutte persone che, ad esempio, in caso di deludente risultato elettorale alle europee, sarebbero le prime a chiedere la testa del Segretario del Pd.

Tensioni, quindi, ed è per questo che il voto di domenica in Sardegna (di cui fino a tre giorni fa non aveva parlato nessuno) oggi rivestono un’importanza notevole. Non fosse altro che per poter dira all’altro: «Io ho vinto, e tu hai perso» con cui spegnere le tensioni interne. Almeno per un paio di settimane.

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Andrea Soglio