elly schlein
(Ansa)
Politica

La svolta giustizialista e perdente di Elly Schlein

Dimissioni per i politici indagati, senza processo. Il Nazareno appare sempre più confuso, disperato, debole

La situazione a sinistra è la seguente: caos assoluto in Basilicata, in Piemonte peggio ancora con la probabile spaccatura Pd-M5S, l’effetto Sardegna svanito nel nulla. Serve un gesto, un’idea, forte, decisiva, di quelle in grado di far ripartire ed accelerare il partito in vista delle prossime elezioni europee. E cosa fa Elly Schlein? «Davanti ad accuse così gravi non serve attendere l’esito di un processo. Dimissioni subito…» dice la leader dem in merito all’iscrizione nel registro degli indagati di Daniela Santanché con l’accusa di truffa ai danni dell’Inps.

In poche parole la segretaria Pd ci riporta indietro di 30 anni, all’epoca di Tangentopoli, quando bastava essere indagati per vedere emessa immediata la condanna mediatico-politica in grado di distruggere le sorti di decine di politici e di diversi grandi e storici partiti. Indagine quindi significa condanna, dimissioni e pubblico ludibrio. Un concetto che merita diverse riflessioni.

La prima è che Schlein in realtà non dice nulla di nuovo ma ruba uno degli slogan fondamentali del Movimento 5 Stelle, quelli degli esordi, perché dopo anche alcuni dei seguaci di Grillo diventati protagonisti della politica italiana si sono trovati nei guai con la giustizia ed hanno così cambiato opinione in merito a cosa fare in caso di inchiesta, passando dalla certezza della colpevolezza alla presunzione massima di innocenza fino alla Cassazione. È inoltre evidente che la segretaria Pd sta cercando di rubare slogan e voti proprio a quello che dovrebbe essere il suo alleato, Giuseppe Conte, forse il vero avversario del Nazareno nel conteggio delle elezioni europee di inizio giugno.

La seconda riflessione è legata al fatto che se dovessimo applicare la regola che chiede Schlein (indagata=dimissioni) a tutti scoprirebbe che diversi esponenti del suo partito, e nemmeno piccoli, oggi e nel recente passato sarebbero già sollevati dalle loro poltrone. Quindi, per coerenza lasciamo al Nazareno il primo passo; poi magari anche gli altri si adegueranno. Giocare con la giustizia rischia di diventare un boomerang..

La terza è la debolezza stessa della proposta politica-giustizialista. Quando vinse le primarie c’era tanta gente del Partito Democratico che sperava in una svolta netta; sperava in un partito più forte, coraggioso, propositivo, protagonista ed invece si ritrova un segretario che ha evidentemente perso dopo pochi mesi il «tocco magico» e che tira fuori dal cassetto l’arma della giustizia politicizzata che tanto male ha fatto, per decenni, a questo paese; insomma. Schlein fa un po’ come il concorrente di Chi Vuol Essere Milionario non conosce la risposta alla domanda ed allora chiede l’aiuto a casa, nella speranza di trovare qualche sentenza o giudice amico.

Vedremo nei prossimi giorni come la maggioranza deciderà di gestire il caso del Ministro del Turismo dormendo però sogni tranquilli dato che Elly Schlein colpevolista è la prova concreta di una sinistra mai così debole. Anche perché, nemmeno troppo il silenzio, diversi commentatori vicini alla sinistra e soprattutto diversi parlamentari del Pd stesso non hanno condiviso ed apprezzato le parole del loro segretario.

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Andrea Soglio