giorgia meloni
(Ansa)
Politica

Dietro le riforme volute dalla Meloni messaggi all'opposizione, a Bruxelles ed agli italiani

Il disegno della cosiddetta Terza Repubblica va oltre il mero significato politico. È un messaggio per molti, un richiamo alle responsabilità

«Questa è la madre di tutte le riforme…». Giorgia Meloni non usa giri di parole nel presentare la riforma costituzionale approvata oggi in Consiglio dei Ministri e che ora comincia il suo percorso tra Parlamento e forse un referendum. Ed è davvero difficile dare torto. L’elezione diretta del Presidente del consiglio e soprattutto la norma «anti ribaltone» segna davvero la fine di una fase politica, che alcuni chiamano Seconda Repubblica, che bisogna essere onesti non possiamo ricordare come memorabile.

I numeri snocciolati in conferenza stampa dal premier stesso sono ad ascoltarli imbarazzanti. La durata media di un governo nel nostro paese è di poco superiore ai 13 mesi. Negli ultimi tre decenni poi si è superato ogni record di cambi di casacca, governi tecnici, maggioranze variabili. Questo per una debolezza strutturale del sistema che ha dato modo a molti di mettere le proprie mani sulla guida del paese.

E questo è il messaggio principale: il potere torna nelle mani dei cittadini, il cui voto ha finalmente l’importanza costituzionale e democratica che merita.

Non si può che essere soddisfatti nel sapere che con questa riforma non ci sarà più spazio come successo in passato per strane manovre di Palazzo, ad esempio a Bruxelles; niente più risatine Merkel-Sarkozy, niente più spread utilizzato come arma economica per destabilizzare, niente più intromissioni dirette nella vita politica dell’Italia, contro e «sopra» il volere degli italiani.

Niente più giochini interni nel Parlamento. Niente più ad esempio governi Conte Uno e Conte Bis, con maggioranze, programmi, idee opposte. Niente più manovre ad esempio di Matteo Renzi che da anni ci racconta di aver mandato via questo o quel presidente del consiglio per mettere, con l’appoggio del Quirinale, questo o quel nuovo premier (tecnico o politico che fosse). Siamo sicuri poi che nel giorno dell’entrata in vigore di questa riforma vedremo interrompersi quel fenomeno del cambio di partito di alcuni parlamentari (in realtà molto più di «alcuni» dato che nella legislatura passata sono stati oltre 200 i passaggi, peggio che nel calciomercato) che è davvero odioso ed irrispettoso della volontà popolare.

Ci sono però altre cose significative legate a questa riforma. La prima è che arriva da un governo che non ne ha bisogno.

La maggioranza di centrodestra che sostiene l’esecutivo Meloni sembra infatti ben salda al suo posto, con un orizzonte ampio davanti; merito al 50% dei partiti della coalizione che al netto di alcune differenze naturali su questo o quel tema, sono compatti nel voler proseguire il lavoro cominciato un anno fa e merito al 50% del fatto che l’opposizione attuale è forse la più debole della storia, incapace di pensare a chissà quale ribaltone o strategia.

L’altra considerazione è che Giorgia Meloni ha mostrato ancora una volta quel coraggio che tutti le riconoscono. Sono i giorni delle polemiche sul suo ex compagno, Andrea Giambruno; sono i giorni soprattutto delle tensioni sul famoso scherzo telefonico di due comici russi che di uscirò hanno fatto fare una brutta figura a lei ed al Paese. Eppure tutto questo non l’ha distratta dal suo programma di lavoro…

In ultimo si può dire per una volta che la politica ha fatto il suo, ed ora tocca agli italiani. Non si trovasse infatti un’unità di intenti in Parlamento il Governo è pronto a giocarsi la carta del referendum. A quel punto starà a tutti noi e non potremmo nemmeno dire, in caso di fallimento, che è colpa della politica e dei politici che non fanno niente (uno slogan diventato una sorta di «mantra»…), che non cambia nulla. In quel caso sarà esclusivamente colpa nostra.

TUTTE LE NEWS DI POLITICA

I più letti

avatar-icon

Andrea Soglio