Nato: il vertice a Vilnius con protagonista Zelensky, «più forti con Kiev»
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Politica

Nato: il vertice a Vilnius con protagonista Zelensky, «più forti con Kiev»

Tra gli altri dossier presenti sul tavolo anche l'ammissione nell'Alleanza atlantica della Svezia e il nodo cinese. Meloni invitata da Biden alla Casa Bianca il 27 luglio

È un vertice Nato piuttosto complesso quello che si chiude oggi a Vilnius. La questione principale del summit, come noto, è stata quella dell’ingresso di Kiev nella Nato. L’Alleanza atlantica ha formulato la speranza che l’ammissione possa avvenire in futuro, ma per il momento non ha inoltrato alcun invito formale all’Ucraina. “Abbiamo riaffermato che l'Ucraina diventerà un membro della Nato e abbiamo concordato di rimuovere il requisito per un piano d'azione per l'adesione”, ha affermato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. “Non c'è una timeline per il processo d'ingresso nella Nato, si basa sul raggiungimento delle condizioni, è sempre stato così”, ha aggiunto. “Saremo in grado di estendere un invito all'Ucraina ad aderire all'Alleanza quando gli alleati saranno d'accordo e le condizioni saranno soddisfatte”, si legge inoltre nel comunicato dell’11 luglio.

Una posizione che ha fondamentalmente irritato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. “È inaudito e assurdo che non ci sia un calendario né per l'invito né per l'adesione dell'Ucraina alla Nato e che si aggiungano strane formulazioni sulle condizioni anche solo per l'invito”, ha tuonato su Telegram. Sia chiaro: il G7 ha confermato e potenziato il proprio sostegno militare a Kiev, offrendole inoltre delle significative garanzie di sicurezza. La questione dell’ammissione tuttavia ha prodotto tensioni tra Joe Biden e Zelensky, oltre a marcare una distanza tra Washington e Londra. Ricordiamo che all’interno dell’Alleanza i Paesi baltici e il Regno Unito premevano per accelerare il processo di adesione: una linea che ha tuttavia incontrato lo scetticismo di Stati Uniti e Germania. In particolare, la Casa Bianca teme che un’accelerazione del processo possa portare ad un ulteriore aumento delle tensioni tra l’Alleanza atlantica e Mosca. Va detto che oggi Zelensky ha smorzato leggermente i toni rispetto a ieri. E lo stesso Stoltenberg ha cercato di indorare un po’ la pillola, affermando che “l’Ucraina è vicina alla Nato come mai prima d'ora”. Tuttavia alcune tensioni permangono. “Possiamo affermare che i risultati del vertice sono buoni, ma se dovessimo ricevere un invito sarebbe ottimale”, ha non a caso sottolineato Zelensky.

Un altro dossier sul tavolo è stato quello dell’ammissione della Svezia nella Nato. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha fatto cadere il suo veto poche ore prima che il vertice di Vilnius avesse inizio. In base a una nota congiunta di Turchia e Svezia, Stoccolma ha assicurato ad Ankara garanzie sulla delicata questione curda. Sono inoltre stati rafforzati i legami economici tra i due Paesi. “La Svezia e la Turchia hanno [...] convenuto di intensificare la cooperazione economica attraverso il Comitato misto turco-svedese per l'economia e il commercio. Sia la Turchia che la Svezia cercheranno di massimizzare le opportunità per aumentare il commercio e gli investimenti bilaterali”, si legge nel documento. Non solo. Stoccolma si è anche impegnata a favorire un percorso di avvicinamento della Turchia all’Ue. “La Svezia sosterrà attivamente gli sforzi per riavviare il processo di adesione della Turchia all'Ue, compresa la modernizzazione dell'unione doganale Ue-Turchia e la liberalizzazione dei visti”, recita la nota in questione. Infine, ma non meno importante, la Casa Bianca ha fatto sapere martedì di voler procedere con il trasferimento dei caccia F-16 ad Ankara. Sebbene ufficialmente la questione non sia legata all’ok di Erdogan alla Svezia, in realtà è difficile credere che le cose stiano realmente così. Come che sia, Kiev e Stoccolma hanno siglato oggi un accordo per cooperare in materia di difesa e scambio di informazioni classificate.

Un ulteriore tema trattato nel vertice è stato quello cinese. “Le ambizioni dichiarate e le politiche coercitive della Repubblica popolare cinese sfidano i nostri interessi, la nostra sicurezza e i nostri valori”, recita il comunicato della Nato dell’11 luglio. “La Repubblica popolare cinese utilizza un'ampia gamma di strumenti politici, economici e militari per aumentare la sua impronta globale e la sua proiezione di potenza, pur rimanendo opaca su strategia, intenzioni e rafforzamento militare”, si legge ancora. “Accogliamo con favore il contributo dei nostri partner nella regione dell'Asia-Pacifico – Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Repubblica di Corea – alla sicurezza nell'Euro-Atlantico, compreso il loro impegno a sostenere l'Ucraina”, prosegue significativamente il documento. Insomma, la Nato ha ribadito le sue preoccupazioni per le ambizioni cinesi e ha in tal senso rinsaldato i propri legami con Corea del Sud, Giappone, Australia e Nuova Zelanda. Si tratta di una presa di posizione molto importante, per quanto si siano registrati anche degli attriti interni. Stando a quanto riferito dal quotidiano Nikkei poco prima del vertice, la Francia si sarebbe infatti opposta alla proposta, avanzata da Stoltenberg, di aprire un ufficio della Nato a Tokyo. Sembrerebbe, in particolare, che l’Eliseo non volesse compromettere i propri legami con la Repubblica popolare cinese. Nuovamente insomma Parigi pare dimostrare scarsa affidabilità in seno all’Alleanza atlantica.

Infine, ma non meno importante, il comunicato ha citato anche il fianco meridionale della Nato. “Il Medio Oriente e l'Africa sono regioni di interesse strategico”, si legge. “Aumenteremo inoltre il nostro raggio d'azione presso le organizzazioni regionali pertinenti, tra cui l'Unione africana e il Consiglio di cooperazione del Golfo”, recita ancora il documento, mettendo inoltre nel mirino il sostegno dell’Iran alla Russia. Una maggiore attenzione al fianco meridionale dell’Alleanza atlantica costituisce una buona notizia per l’Italia, che può ambire a ricoprire in questo contesto un ruolo di leadership, volto soprattutto alla stabilizzazione del Nord Africa. D'altronde, che il nostro peso stia crescendo in seno all'Alleanza è testimoniato anche dal fatto che Biden ha invitato Giorgia Meloni alla Casa Bianca il 27 luglio.

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Stefano Graziosi