La Russa
(Ansa)
Politica

La Russa Presidente del Senato senza i voti di Forza Italia ma con quelli della sinistra

Mattinata incandescente a Palazzo Madama con ripercussioni sul centrodestra ancora tutti da capire e vedere

Indubbiamente, la nuova legislatura parte col botto. Primo giorno delle Camere, e primo colpo di scena. Ignazio La Russa è stato eletto presidente del Senato senza i voti di Forza Italia, che non ha partecipato allo scrutinio. Nonostante questo, il senatore di Fratelli d’Italia ha superato di slancio il quorum incassando 116 voti. Il primo dato clamoroso, dunque, è che La Russa è stato eletto con l’aggiunta di voti provenienti da altri partiti, per motivi che ancora non conosciamo. Almeno una quindicina di suffragi sono arrivati da altre forze politiche, e nessuno se lo aspettava. Si sa però che la prima sospettata è la pattuglia renziana, accusata di aver dato una “manina” alla maggioranza già nella giornata inaugurale. Renzi ovviamente nega tutto, “è solo un regolamento di conti”. Ma c’è chi vede chiare le sue impronte. Il soccorso dell’opposizione, da questo punto di vista, non è certo un’opera di beneficienza, ma si presenta come un tentativo – riuscito – di disarticolare la neonata maggioranza.

Per l’appunto il secondo dato rilevante è che la spaccatura nelle trattative politiche tra Forza Italia e Fratelli d’Italia non si è ricucita, se è vero che le truppe di Berlusconi non hanno contribuito all’elezione: 16 dei 18 senatori di Forza Italia non hanno votato. E una delle immagini che resterà di questa giornata è il gesto del Cavaliere che in aula di fronte allo stesso La Russa sbatte la penne sul tavolo e si sarebbe lasciato andare a parole colorite: “Me l’aveva promesso, vaff***”. Poi è arrivata la smentita: “Nessuno scontro, siamo pronti a collaborare”. Di fronte a questo panorama, non si ha l’impressione di un capolavoro per il centrodestra: anzi, sembra una vera e propria falsa partenza. Il primo scoglio del senato, superato con queste lacerazioni, appare come un amaro antipasto rispetto a ciò che arriverà.

Il rischio è che le scintille tra alleati possano propagarsi anche all’elezione del presidente della Camera, dopo l’incoronazione – sulla carta – di Riccardo Molinari. Un nome su cui volano ancora malumori, e visto l’andazzo nessuno ha più certezze. Ovviamente la partita vera su cui si riflette il braccio di ferro è quella del Senato, soprattutto tra Giorgia Meloni, che pianta paletti onde arginare le richieste altrui, e gli alleati, che rivendicano il diritto di occupare caselle importanti. Dalla Giustizia allo Sviluppo Economico, è probabile che le girandole di incontri tra leader debbano proseguire, con Forza Italia che cerca un risarcimento per essere stata esclusa dalle presidenze delle camere. E su tutto svetta il caso Ronzulli, ormai elevato ad affare di Stato: l’eco ottenuta sulla stampa cresce ogni giorno, e spinge i protagonisti a non mollare di un centimetro.

Insomma, il cammino sarà travagliato. Non solo per i temi urgenti da affrontare sul tavolo, ma anche per le rivalità politiche e personale tra protagonisti. Rivalità che sembrano tutt’altro che facili da neutralizzare.

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Federico Novella