giorgia Meloni
(Ansa)
Politica

Evviva la stampa che chiede il certificato medico alla Meloni per la sua influenza

Il rinvio della conferenza stampa abituale di fine anno del Presidente del Consiglio ha scatenato nel giornalismo di sinistra il sospetto, anzi la convinzione, che sia una bugia creata per sfuggire a «domande scomode». Invece sono «otoliti»

Chi non è più giovanissimo ricorderà perfettamente il «Libretto delle giustificazioni», un blocchetti dalla copertina grigia con cui i genitori (o gli studenti «falsari») motivavano le assenze da scuola. Un oggetto superato dagli eventi, dalla modernità e sostituito dal più efficace ed istantaneo Registro elettronico.

Oggi però sembra che Giorgia Meloni debba aprire le scatole dei ricordi scolastici per recuperare quel blocchetto e farsi scrivere dalla madre la giustificazione per la mancata conferenza stampa prevista per oggi (dopo un primo rinvio della settimana scorsa) ed abituale appuntamento di fine anno di ogni Presidente del Consiglio nella sede della Federazione Nazionale della Stampa. Si, perché quel perdurare dell'influenza che l'ha costretta a rinviare ogni impegno istituzionale da diversi giorni, per una buona parte della stampa è quantomeno «sospetta».

C'è chi lo dice in maniera chiara, ma sono pochi, e chi invece butta nello stagno il sasso dell'ipotesi, del dubbio, per poi nascondere il braccio.

In pratica in molti ipotizzano che il premier sia in realtà sano come un pesce ma preferisca evitare domande «scomode» come quelle sul Mes, sul rapporto con Giorgetti, e sulla cosiddetta «legge bavaglio» che vieta la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare. E così, ecco pronta la migliore delle scuse di stagione: una bella influenza... e la conferenza stampa è saltata. Zero domande, zero problemi.

In realtà basta essere non dico esperti ma quantomeno un minimo interessati di politica per capire che sia tutta una invenzione. Perché se c'è una cosa che Giorgia Meloni non ha è la paura, soprattutto la paura di affrontare la stampa, di rispondere a domande scomode.

Basterebbe ad esempio riguardarsi la medesima conferenza di un anno fa dove le domande scomode non mancarono, anzi (le domande sono tutte lecite, ma alcune furono davvero di cattivo gusto con qualche attimo di tensione...). Basterebbe poi ripercorrere la storia politica di Giorgia Meloni per capire che le sfide non la spaventano, anzi. La stimolano. Al punto che poco fa è arrivata la conferma: conferenza stampa rinviata per un problema di «otoliti» e rinviata al 4 gennaio prossimo.

Sostenere oggi che la premier stia scappando dalle domande, da una conferenza stampa da una parte fa ridere, dall'altra ci mostra chiaro il livello di obiettività di una buona parte del mondo del giornalismo che racconta cose inesistenti, non per fare informazione ma per attaccare quello che è un avversario politico. Con buona pace della ricerca della verità e della deontologia professionale.

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Andrea Soglio