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(Ansa)
Politica

Cresce il malcontento sulla guerra dove il Governo cerca spazio sullo scacchiere internazionale

Giorgia Meloni ha a cuore soprattutto il futuro geopolitico dell'Italia in una situazione presente e futura molto incerta; mentre nel paese aumentano gli scettici ed i pacifisti «ad ogni costo»

Sono stati pubblicati dei sondaggi interessanti a cura della Bertelsmann Stiftung, importante fondazione culturale tedesca, sull’opinione pubblica europea e la guerra in Ucraina. Le domande riguardano le responsabilità sull’inizio della guerra, l’efficacia delle sanzioni, la possibilità di vittoria dell’Ucraina, l’importanza di fornire armi a Kiev, la rilevanza della minaccia russa.

I risultati sono interessanti perché l’Italia, insieme alla Germania, mostra di essere il paese più scettico verso la guerra e meno entusiasta nel sostenere con convinzione l’Ucraina. Un’opinione pubblica che mostra quanto il consenso sul supporto militare sia flebile, nelle risposte gli italiani a favore della causa ucraina molto raramente superano il 50% e spesso scendono sotto il 40%. I legami culturali e politici con la Russia e le idee di una pace e una proficua collaborazione euroasiatica sembrano ancora far breccia in gran parte dell’elettorato italiano insieme alle motivazioni puramente economiche. Ciò mette in evidenza tre aspetti politici interessanti.

Il primo è che in Italia non esiste alcuna “narrazione a senso unico” come sostiene la sinistra anti-americana. Non è affatto vero che i media e la classe dirigente siano per lo più compatti nel sostenere la causa ucraina contro la Russia. Programmi televisivi, giornali, aule universitarie, licei, social network e istituzioni pubbliche sono pieni di importanti testimoni del pensiero filo-russo e di posizioni NATO-scettiche e pacifiste. Una tendenza che si è rafforzata nelle sue manifestazioni da quando c’è al governo la destra di Giorgia Meloni che ha scelta una linea di politica estera filo-atlantica molto precisa. La vecchia sinistra dispiega la sua forza culturale sostenendo, ovunque possibile, le colpe dell’Occidente.

I dati di questo sondaggio però spiegano anche alcune uscite di Berlusconi e Salvini, compatti dietro a Meloni sul piano istituzionale ma più inclini a criticare Zelensky nelle loro dichiarazioni pubbliche. I due leader sanno bene che nell’astensione e in parte anche nell’elettorato di destra ci sono posizione scettiche verso le sanzioni e il supporto militare a Kiev. Terzo punto, in questo contesto appare ancora più apprezzabile lo sforzo di Palazzo Chigi.

Con una popolazione per la maggioranza scettica, avversa o indifferente alla causa ucraina prendere una posizione atlantista così solida è un segno di coraggio e di voler governare oltre lo spicciolo consenso di breve periodo, correndo anche il rischio di perdere qualche voto a vantaggio degli alleati di governo. L’operazione intrapresa da Meloni ha ben chiaro il quadro generale, più ampio del quadrante mediterraneo o europeo. Il premier ha intuito che il futuro si gioca nello scenario di una nuova guerra fredda e di placche geopolitiche che si sono oramai ridefinite. Inutile insistere, dunque, con la riesumazione di vecchie alleanze e con retoriche pacifiste. Ma in conclusione, ciò che emerge è un quadro della politica italiana molto più ricco di sfumature, quindi di rischi e incognite se questo governo si indebolisse, di quanto siamo portati a credere.

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Lorenzo Castellani