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(Ansa)
Politica

Gli errori del centrodestra regalano la Sardegna ad Alessandra Todde

Polemiche e divisioni prima del voto soprattutto sulla scelta del candidato hanno lasciato spazio al voto disgiunto ed alla candidata del «Campo Largo». Una sconfitta per una manciata di voti che serva da lezione

Quella di Truzzu era una candidatura nata male e il centrodestra ha fatto di tutto per perdere le elezioni regionali in Sardegna, e ce l'ha fatta per la classica manciata di voti. La decisione sul candidato presidente è arrivata all’ultimo minuto, in sostituzione di un presidente uscente che poi è risultato anche indagato dalla magistratura in un’inchiesta nata alcuni mesi prima. Tutto questo senza dubbio non ha giovato al centrodestra e al sostegno a favore di Truzzu. Lo stesso Truzzu poi a Cagliari, città di cui è sindaco, è finito molto dietro alla Todde, segno che la performance come sindaco e come candidato non è stata particolarmente brillante. Non è un caso che le liste del centrodestra abbiano diversi punti percentuali di consenso in più del candidato presidente(49% contro 42%). Detto in altri termini: il centrodestra aveva le carte per essere maggioranza ma ha sbagliato il candidato.

Le alternative, vista la performance del Partito Sardo d’Azione e della Lega nonché dell’indagine a carico di Solinas, non erano oggettivamente molte.In questo contesto, dunque, la candidata del centrosinistra Alessandra Todde si è rivelata un profilo molto migliore.

Quello di Alessandra Todde è un mezzo miracolo elettorale se si considerano sia i sondaggi nazionali di Pd e 5 Stelle rispetto al centrodestra sia il fuoco amico di Renato Soru, che ha scelta di candidarsi con una lista propria. In Sardegna è inoltre accaduto quanto già osservato a livello nazionale: nelle grandi città e nelle città universitarie, la sinistra vince. Il centrodestra sembra invece recuperare in provincia e nei comuni medio piccoli. Questa volta non abbastanza da vincere le elezioni regionali.

Questa vittoria darà all’alleanza dí centrosinistra forse necessaria linfa per far diventare strutturale il rapporto tra Pd e 5 Stelle, magari riuscendo a cementare una opposizione più efficace rispetto a quello che è stato fino ad oggi. Vedremo se questa vittoria determinerà una gerarchia, con Schlein in posizione preminente, nel centrosinistra o se Conte continuerà a sgambettare il Pd, sia in Parlamento che fuori, nei prossimi mesi per fini elettorali.

Nella maggioranza di governo, invece, ci sarà polemica. Verso Meloni da parte degli alleati per la scelta sbagliata del candidato, nella Lega per la performance molto scarsa nel partito e con Salvini sul banco degli imputati.

Il più sconfitto a destra appare proprio Matteo Salvini, con il Carroccio sotto il 4% dei consensi e dopo aver perso il “corpo a corpo” con Meloni per il candidato presidente. Non poteva fare molto altro onestamente, oramai la Lega non ha la presa sul territorio che aveva anni fa soprattutto nelle isole e nel centro sud, ma forse per il Carroccio è tempo di avviare una riflessione sul suo segretario. Più rosea, invece, la situazione in Forza Italia che ha ottenuto un buon risultato pur nella sconfitta e intravede addirittura la possibilità di superare la Lega alle prossime europee.

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Lorenzo Castellani