Decaro bari capriati mafia
Politica

La foto della trattativa Pd-mafia

Decaro prova a smentire Emiliano: «Non andai dalla sorella del boss». Ma un’immagine lo mette alle corde. Il vicepresidente della commissione antimafia: «Quadro gravissimo». La Lega: «Il Comune di Bari va sciolto». In effetti spesso è stato fatto per molto meno

Tempo fa, in Sicilia, l’allora ministro delle Infrastrutture, Pietro Lunardi, disse che con la mafia bisognava convivere. Il senso era chiaro: non intendeva che ci si dovesse venire a patti, ma semplicemente che non si potessero fermare le opere pubbliche per il rischio di infiltrazioni della criminalità. Nonostante non ci fossero dubbi su quale fosse il senso delle sue parole, la sinistra e giornali fiancheggiatori lo crocifissero, manco avesse fatto l’elogio di Totò Riina. Ma adesso che si scopre che il governatore della Puglia, Michele Emiliano, andò direttamente dalla sorella di un boss della malavita barese, per raccomandargli il suo pupillo Antonio Decaro, che poi lo ha sostituito come sindaco e oggi è al centro di polemiche perché il consiglio comunale del capoluogo rischia lo scioglimento per rapporti con la criminalità, a sinistra parlano di strumentalizzazione. Le parole di Emiliano sono state chiarissime, pronunciate proprio durante la manifestazione pro Decaro. Quando questi divenne assessore del Comune di Bari, il governatore andò a casa della sorella del boss per presentargli il suo protetto e lo introdusse dicendo «te lo affido se ha bisogno di assistenza»


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Maurizio Belpietro