enrico letta
(Ansa)
Politica

I 5 giorni di Enrico Letta per evitare il voto a qualsiasi costo

Il Partito Democratico si trova senza il principale alleato (Il M5S) in caso di elezioni anticipate andrebbe incontro a sconfitta sicura. Così batte ogni strada per tirare la fine della legislatura, compresa la corte a Forza Italia

Il Partito Democratico è quello più terrorizzato all’idea di andare a votare. Ed ha i suoi motivi per esserlo. Quello che fino a ieri era il partner dell’alleanza, il Movimento Cinque Stelle, è diventato radioattivo. Sbertucciato da tutta Europa perché ha fatto brillare il governo per un termovalorizzatore. Chi si avvicina ai cinque stelle, muore. E’ impensabile, attualmente, presentarsi di fronte agli italiani a braccetto con Giuseppe Conte.

A meno di ripensamenti clamorosi dell’ultima ora da parte di Draghi. Con mossa disperata, i dirigenti dem stanno cercando di ricomporre i cocci. Nella speranza di salvare il governo con lo stesso “perimetro”. Ma sembra follia: far finta di nulla e ricominciare daccapo dopo il teatrino dell’altro giorno, è una ridicolaggine troppo grande persino per noi italiani, che a questi giochi siamo abituati.

Nell’inceneritore, alla fine, ci sta finendo il famoso campo largo. Una strada senza uscita nella quale i dem sono rimasti intrappolati. Il Pd si trova per errori di calcolo e strategie sbagliate (per le quali a Letta verrà presentato il conto con gli interessi), nella posizione di chi vede trasformarsi il campo largo in un vicolo stretto, come quello che a monopoli non contava nulla. Non ci sono opzioni valide, al momento. Se restano alleati con i cinque stelle, cadono a fondo insieme a loro. Se divorziano dai cinque stelle, si preparano a una scoppola epocale in caso di elezioni. Anche immaginando di imbarcare le galassie centriste dei vari Mastella, Renzi e Calenda, il centrodestra (che pure fa i conti con le due divisioni) vincerebbe in carrozza.

Questo è dunque il risultato dei geni della politica a sinistra. E il lato tragicomico della vicenda è che le ultime speranze del partito democratico di evitare la catastrofe sono appese alle scelte di Salvini e a Forza Italia, due partiti da loro stessi tacciati di populismo, con i quali oggi impazzano le trattative dietro le quinte. Questa crisi di mezza estate, forse, ha il merito di rimettere a posto qualche etichetta. A sinistra si sono sempre considerati la punta di diamante della responsabilità. Ecco, se responsabilità significa legarsi a doppio filo a Giuseppe Conte, credendolo un eroe progressista fino all’altro ieri e corteggiandolo da mattina a sera, allora Dio ci salvi dai responsabili.

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Federico Novella