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(Ansa)
Politica

Conte il padrone e sabotatore della sinistra

Il gioco dell’ex presidente del consiglio di sabotare la sinistra del Pd di Elly Schlein sembra un gioco a vincere. Ma i veri conti si faranno dopo le elezioni Europee, banco di prova per il leader pentastellato

Ancora in difficoltà il campo largo e le indagini della procura di Bari sulla compravendita di voti tra esponenti del Pd cittadino e regionale segnano una rottura tra Conte e Schlein.

Il leader del Movimento 5 Stelle rispolvera un grande classico del grillismo: il giustizialismo, l’uso della questione morale non contro gli avversari questa volta ma verso gli alleati. Niente primarie per il sindaco di Bari con il Pd. Conte punta a sfruttare la debolezza per mano giudiziaria imposta ai democratici per imporre agli alleati il suo candidato, La Forgia, senza passare dalle primarie.

Qual è il gioco del leader 5 Stelle? Sabotare Elly Schlein come capofila dell’alleanza di centrosinistra ad ogni occasione possibile.

Lo si è visto già con le elezioni regionali: Conte non intende accettare un ruolo subordinato al Pd, al tavolo delle trattative vuole essere trattato alla pari, scegliere i candidati dell’alleanza senza subire imposizioni. Schlein, ad oggi, non ha la forza per fermare il piano di Conte. E non ha più nemmeno i centristi, esplosi in una lotta tra partitini, che possano aiutarla a contenere le intemperanze del Movimento.

Ora alle Europee di giugno, col proporzionale, sarà un tutti contro tutti, la competizione prevarrà sulla collaborazione e per qualche mese l’idea del campo largo sparirà. I centristi, che lottano per la sopravvivenza politica, saranno i primi a smarcarsi. Renzi si discosterà in modo definitivo dal campo largo e forse anche Calenda, che deve differenziarsi se non vuole finire sotto la soglia di sbarramento. D’altronde i punti di contatto di Renzi e Calenda, soprattutto con il Movimento 5 Stelle, sono ben pochi in quasi tutti i campi del programma politico.

Non è detto, inoltre, che in questo scenario Giuseppe Conte intenda investire a lungo nel campo largo. Certo il Movimento 5 Stelle ha perso molti consensi, ma la verità è che Conte nel campo largo si trova stretto e lo si nota ad ogni sua dichiarazione. In un’alleanza strutturale col Pd, come leader di una forza minore, egli non potrebbe parlare liberamente su questioni di politica estera, si pensi al suo pacifismo a tutto tondo e alla sua cordialità con Trump, d’immigrazione, con una linea molto più simile alla destra che a quella del Pd, di giustizia, la vocazione manettara, e di politica economica, la difesa del reddito di cittadinanza e del superbonus. In un campo largo organico Conte sopraffatto dall’idea dell’unità della coalizione perdendo le specificità “populiste” del Movimento che rappresentano la gran parte dei motivi della sua forza elettorale.

Conte quindi prenderà tempo, convinto che il Pd difficilmente possa surclassarlo in termini di voti e leadership, in attesa dell’ennesimo regolamento dei conti interno dei democratici che potrebbe togliere la poltrona ad Elly Schlein se le europee non dovessero andare in modo soddisfacente. Ad oggi il gioco di Conte paga, ma dopo le europee si faranno davvero i conti.

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Lorenzo Castellani