fini tulliani
(Ansa)
Politica

La triste parabola di Gianfranco Fini: rischia 8 anni di carcere

La Procura di Roma ha chiesto una condanna pesante per l'ex Presidente della Camera; ultimo atto di una storia politica e personale cominciata alla grande, ma poi...

Di una parabola ci sono due punti conosciuti ed uno misterioso, indeterminato ed indeterminabile. Sappiamo il punto di inizio, il principio e conosciamo il punto più alto (o più basso, ma parlando di un politico la curva non può che andare sempre verso l’alto, prima del crollo, e mai al contrario…) ma il punto più basso è difficile da trovare perché quando le cose vanno male in alcuni casi non ci si limita a toccare il fondo, ma si scava. Scavare, verbo perfetto dato che parliamo di un’inchiesta legata ad una casa che oggi ha segnato uno dei punti più bassi della vita di Gianfranco Fini.

La Procura di Roma, come previsto, ha chiesto la condanna per l’ex leader di Alleanza Nazionale ad 8 anni di carcere per la storia dell’acquisto della famosa casa di Montecarlo che ha visto al centro di tutto la compagna dell’ex Presidente della Camera, Elisabetta Tulliani (per lei la richiesta è stata di 9 anni), il fratello di lei, Giancarlo (per lui 10 anni) ed il padre di lei, Sergio (5 anni). L’accusa per tutti è anche di riciclaggio, non poco.

Fini ha provato a mostrare tranquillità dopo la richiesta dei magistrati: «Era scontato che la pubblica accusa chiedesse per me la condanna. Continuo ad avere fiducia nella giustizia e ciò in ragione della mia completa estraneità rispetto a quanto addebitatomi» e bisogna sempre ricordare che siamo di fatto all’inizio di un procedimento legato ad una vicenda che 13 anni fa (evviva i tempi della giustizia italiana, che va benissimo così, mi raccomando, senza alcuna riforma…) scosse il mondo politico.

Erano gli anni in cui Fini aveva già imboccato nella parabola della sua vita politica la discesa, pochi anni dopo gli applausi ed il grande consenso per la svolta di Fiuggi e la nascita della nuova destra staccata dal Movimento Sociale Italiano. Tra l’altro, svolta che è servita a poco soprattutto agli occhi di certi nostalgici della sinistra impegnati ancora oggi a chiedere un giorno si e l’altro pure a Giorgia Meloni di dirsi antifascista…

Fini è stato per un periodo di tempo non solo un fedele alleato di Berlusconi, ma nel cuore di molti italiani l’erede designato del Cavaliere, simbolo di una destra nuova, più vicina al nord ed al ceto medio. Come tutti i presunti «delfini» del leader di Forza Italia alla fine però la storia prese un’altra piega differente, fino al famoso: «che fai mi cacci?» che sancì la fine del Popolo delle Libertà, e, soprattutto accelerò la caduta dello stesso Fini. Una caduta verticale, cominciata prima con la fallimentare creazione di un suo partito, Futuro e Libertà, bocciato con un emblematico 0,47% dagli elettori alle politiche del 2013 e poi estesa dalla vicenda dell’acquisto della casa di Montecarlo in cui, quale sarà il finale processuale, diede a tutti l’immagine non di un leader forte ma di un uomo quasi manipolato da una donna. «Ho nascosto a Gianfranco Fini la volontà di mio fratello di comprare la casa di Montecarlo. Non ho mai detto a Fini la provenienza di quel denaro che ero convinta fosse di mio fratello. Il comportamento spregiudicato di mio fratello rappresenta una delle più grandi delusioni della mia vita. Spero di avere dato con questa dichiarazione un elemento per arrivare alla verità» ha detto oggi Elisabetta Tulipani, cercando così di scagionare Fini da ogni responsabilità.

Una mano testa per rallentare o almeno provare a farlo, la caduta. Ma, la scuola insegna, la parabola non ha mai fine…

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Andrea Soglio