Fontana
(Ansa)
Politica

Centrodestra compatto per Fontana alla Camera ma le tensioni personali restano

Il leghista eletto come da programma ma la tensione emersa ieri si sposta sulla composizione del Governo, con Forza Italia però più debole di prima. Spunta poi un altro foglio di Berlusconi con alcuni aggettivi, negativi, rivolti alla Meloni

Dopo le fibrillazioni di ieri al Senato oggi il voto per la presidenza della Camera andata a Lorenzo Fontana (Lega) riporta un po’ di sereno, soprattutto nella coalizione del centrodestra. Ma pensare che tutto quello che è successo a Palazzo Madama sia definitivamente solo un ricordo è quantomeno prematuro.

Andiamo con i numeri di oggi. Il centrodestra ha votato compatto; le defezioni rispetto ai 237 voti della coalizione sono state minime

Il centrosinistra da parte sua si è invece presentato separato in tre, con un candidato di Azione e Italia Viva, Richetti, con il Pd che ha indicato l’ex ministro Guerra ed il Movimento 5 Stelle che ha proposto il nome di De Rao. Tutti diversi, tutti che hanno portato a casa i voti dei rispettivi schieramenti senza fughe in avanti o indietro

Pensare che però tutte le tensioni siano definitivamente superate non sarebbe corretto. Le divisioni emerse ieri nel centrodestra in particolare in Forza Italia, infastidita dal No di Giorgia Meloni nel concedere un ministero a Licia Ronzulli come invece chiedeva con insistenza Berlusconi, sono non tanto di programma ma soprattutto personali, quindi per certi versi ancor più difficili da gestire. Soprattutto quando si è all’inizio di una legislatura dove più che di programmi e cose da fare si parla di nomine. Per questo la scelta dei ministri sarà un nuovo terreno minato. Non sarà quindi facile per la Meloni, uscita ieri rafforzata, accontentare tutti.

In più nel pomeriggio si è aggiunto un nuovo giallo. I teleobiettivi dei fotografi al Senato hanno inquadrato in maniera nitida un foglio nella cartelletta del Cavaliere, foglio in cui si para di Giorgia Meloni che viene apostrofata con alcuni aggettivi che poco lasciano all'immaginazione (si va dall'«arrogante», al «supponente») e che si concludono con la considerazione che «è impossibile trattare con Lei». Frasi, scritte nero su bianco che hanno portato proprio La Russa a chiedere una sorta di smentita al leader di Forza Italia.

Se c’è però una cosa degna di nota è che il toto-nomi sembra aver trovato una convergenza generale intorno ad uno dei dicasteri più delicati: quello dell’economia. E Giancarlo Giorgetti sembra davvero essere ad un passo dal successo. Salvini lo ha dapprima candidato ufficialmente (come l’ex ministro delle Infrastrutture aveva chiesto aveva chiesto) e oggi Giorgia Meloni ha messo il suo imprescindibile bollo di Garanzia: «Penso che Giorgetti sarebbe un ottimo Ministro dell’Economia» ha detto la leader di Fratelli d’Italia. E nel mondo della finanza, come al Parlamento Europeo, il nome del leghista (forse il meno leghista di tutti) viene visto in maniera positiva visto il suo atteggiamento semper pacato, europeista, collaborativo, e ben considerato anche da Mario Draghi, la cui benedizione a Bruxelles conta ancora parecchio.

Per il resto sono in pole position Adolfo Urso per la Difesa, Carlo Nordio alla Giustizia, Fitto agli Affari Europei oltre al Mise, all’istruzione ed alla Cultura tutte per Fratelli d’Italia. Si parla poi di due tecnici per Lavoro e Salute. Ma resta il nodo di Forza Italia.

Le richieste di Berlusconi, spiate dagli obiettivi dei fotografi ieri al Senato erano di alto livello (ed anche numerose). Lo strappo di ieri ha tolto però forza agli azzurri nella trattativa con FdI; così dovrebbe essere confermato Tajani agli Esteri la Bernini all’Università, Casellati alla Pubblica Amministrazione e Pichetto alla Transizione Ecologica. Basta così.

La lista definitiva dovrebbe chiudersi settimana prossima, in modo da arrivare alle consultazioni al Quirinale con il centrodestra compatto (tradotto: tutti assieme senza delegazioni separate) con un accordo già chiuso per non perdere tempo e dare un segnale al Paese.

Basterà a sopire le divisioni e le tensioni personali? Difficile e c’è chi parla di una vendetta che non doveva e non poteva arrivare oggi, alla Camera. Ma che, come dice il proverbio, si deve servire fredda, quando meno uno se lo aspetta.

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Andrea Soglio