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(Ansa)
Politica

Primo giorno di trattative con due certezze: Draghi non cambia idea, M5S nel caos

Il premier convinto a ribadire le sue dimissioni mentre i grillini litigano sulla permanenza o meno dei ministri nel governo

Quanto reggerà? Il primo dei 5 giorni dalle dimissioni di Draghi al suo ritorno alla camera è passato con questa domanda su tutte. La cosa curiosa è che il dubbio vale davvero per tutti i protagonisti di questa vicenda. Primo tra tutti, in ordine di importanza, proprio il premier dimissionario. Davvero, si chiedono tutti gli analisti e soprattutto ogni politico, terrà la barra dritta fino in fondo senza passi indietro rispetto la scelta di lasciare Palazzo Chigi? Il sentiment di oggi va nella direzione del Si. Draghi, è quello che si dice, non ha nessuna intenzione di cambiare idea. Almeno oggi.

Molto meno sicura è invece la rotta del Movimento 5 Stelle. Oggi per i grillini è stata l'ennesima giornata di riunioni, segno che il mare non è per nulla calmo. In mattinata si era sparsa la notizia del ritiro dei ministri pentastellati, ipotesi poi smentita. Ma di sicuro se n'è parlato con il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, D'Incà, che per primo si era opposto in maniera energica all'ipotesi dimissioni dal proprio dicastero; il ministro infatti vorrebbe evitare questo gesto che pregiudicherebbe in modo definitivo la ricomposizione della frattura ed una maggioranza molto più stabile. Tutti al loro posto quindi si diceva all'ora di pranzo, in una situazione paradossale con i ministri che restano nell'esecutivo a cui ieri non hanno dato la fiducia. Nel pomeriggio poi la questione ritornava sul tavolo. Una decisione definitiva verrà presa in serata, forse domani. E c'è chi ipotizza le dimissioni dei ministri grillini prima di mercoledì, giorno delle comunicazioni di Draghi alla Camera. Insomma, in serata sembra che i falchi abbiano ancora una volta avuto la meglio.

Sulla questione interveniva anche l'ex pentastellato, Luigi di Maio, che attaccava Conte a testa bassa: "Il Movimento 5 Stelle non esiste più, ora si chiama il Partito di Conte. Un partito padronale che ha deciso di anteporre le loro bandierine alle esigenze degli italiani".

Quanto reggerà poi Enrico Letta chiuso nell'angolo mentre il voto anticipato sembra oggi essere l'ipotesi più plausibile? Il Pd sa benissimo che un'alleanza oggi con il M5S è impossibile. Anche oggi, ad esempio, diversi parlamentari grillini hanno attaccato il Nazareno, colpevole, attraverso il sindaco di Roma, Gualtieri, di aver forzato la mano sul termovalorizzatore di Roma, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Niente campo largo, quindi, ma siccome la matematica non è un'opinione la distanza del centrosinistra dal centrodestra diventa siderale e non più colmabile. Se poi si dovesse tornare al voto con l'attuale legge elettorale, il Rosatellum, con la sua fondamentale e decisiva parte proporzionale, si capisce bene come la sconfitta rischia di passare da Sonora a Devastante.

Ma anche il centrodestra vive qualche tensione. Oggi un comunicato congiunto Lega-Forza Italia smontava in parte dubbi, voci, sensazioni che giravano a Roma di possibili divisioni con i leghisti determinati alle urne e gli azzurri a frenare. La realtà sta come sempre nel mezzo. "Lega e Forza Italia - scrivono i due partiti dopo una telefonata Berlusconi-Salvini - prendono atto della grave crisi politica innescata in modo irresponsabile dai Cinquestelle che, come ha sottolineato il Presidente Mario Draghi, "ha fatto venir meno il patto di fiducia alla base dell'azione di governo". Dopo quello che è successo, il centrodestra di governo vuole chiarezza e prende atto che non è più possibile contare sul Movimento 5 Stelle in questa fase così drammatica". Spazio quindi all'ipotesi di una nuova maggioranza, molto più sbilanciata sul cdx, a condizione che ci sia ancora Draghi però e non Conte. Difficilissimo che entrambe le cose accadano. Altrimenti la coalizione, con Giorgia Meloni che anche oggi ha chiesto il voto, è pronta alla sfida delle politiche anticipate.

Infine, ma non ultimo, c'è il vero grande arbitro di questa crisi (e di quella precedente), Sergio Mattarella. Ecco, quanto reggerà il Quirinale nella sua ricerca di un Draghi bis o, in seconda battuta di un governo traghettatore con al timone Giuliano Amato (tanto per fare un nome credibile). Quanto reggerà la volontà del Presidente della Repubblica non sciogliere le camere e dare il via alle elezioni anticipate?.

Le diverse risposte alla stessa domanda tra 4 giorni.

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Andrea Soglio