La nostra politica è nel caos
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La nostra politica è nel caos

Pdl, Pd, 5 Stelle, Governo. Si litiga dappertutto e si procede a tentoni mentre il paese è allo sbando. Assurdo

Babele o Matrioska. Fate voi. La politica italiana non ha più una direzione, un senso, una logica. Tutti contro tutti, fazioni contro fazioni. Partiti che si scompongono, dissidenti di partiti diversi che si alleano tra loro. Falchi e colombe. Giaguari e grilli. Uno dentro l’altro. Non se ne può più. 

Guardate il Pdl. I ministri fanno partito a sé rispetto al governo e rispetto al loro stesso partito. Rivendicano le cose buone fatte (ma troppe mancano all’appello) per rintuzzare l’accusa d’intelligenza col nemico mossa da falchi e lealisti. E al premier Letta che interviene sulle divisioni del Pdl, Alfano replica per mostrare al suo (suo?) popolo una qualche autonomia dalla sinistra. Intanto governano insieme, e due terzi del Pdl sono più fuori che dentro. L’incastro delle matrioske fa sì che i lealisti si ritrovino in Fitto che bivacca per ore a Grazioli, nel tentativo di convincere Berlusconi che non può premiare i traditori e punire chi gli è fedele. A destra, o mischiati ai lealisti, i falchi alla Verdini e alla Santanché. A sinistra del capofila dei ministeriali Alfano, i traghettatori (verso cosa?) Quagliariello e Formigoni. A destra del Pdl, i Fratelli d’Italia Meloni e Crosetto, ai quali almeno non si può rimproverare di sedere in parlamento con i voti del Cav.

Anche la Lega è divisa, Bossi tutt’altro che finito, Tosi in libera uscita. I Sindaci, un po’ ovunque, fanno il proprio gioco. Piccoli leader crescono in panchina, da Passera a Montezemolo, mentre i “giovani vecchi” ricamano o scrivono memorie (Casini e Fini). E Monti emigra a Bruxelles. Dentro Scelta Civica c’è di tutto: Udc, Fli, Italia Futura, ex Pdl… 

Guardate il Pd. Letta è il premier ma potrebbe essere il leader della nuova Dc che unirà i moderati democratici e gli alfaniani. Se si legge la politica reale, è Letta più di Alfano il “nemico” di Renzi, tuttora il più promettente candidato del Pd alla presidenza del Consiglio (se e quando torneremo a votare). Eppure, l’ex Pci accetterà di farsi renziano, cioè democristiano? E non è chiaro chi stia con Letta, chi con Renzi, i giochi cambiano a seconda di chi appare vincente (tutti all’arrembaggio del carro del vincitore). E c’è il dissenso dei Civati. L’Italia ha due leader, ma uno (Berlusconi) sta per finire ai servizi sociali, l’altro (Renzi) sta ancora là a chiedere il nulla osta dei notabili di partito (D’Alema&Co.). Entrambi bussano inutilmente ai cancelli del Quirinale per chiedere la grazia: Berlusconi di non essere arrestato, Renzi di andare al voto.  

A sinistra del Pd, Vendola e Sel, sempre pronti a entrare in maggioranza se saranno scaricati a mare gli alfaniani. E a sinistra di Vendola e Sel, tutti gli extra-parlamentari della sinistra-sinistra e di quella giustizialista (Ingroia). E, dietro, premono i “movimenti”… Vi gira la testa? È naturale.

Per non parlare dell’orda grillina, già colpita da qualche defezione sofferta e accompagnata da una coda di denunce, insulti, minacce. E Grillo insieme a Casaleggio contro gli stessi parlamentari grillini sulla questione del reato di immigrazione clandestina (Grillo invita a mandare i clandestini in Usa, mentre i parlamentari M5S fanno i buonisti al fianco del Pd e contro il Pdl, prova generale di una nuova maggioranza). Nessuno può scommettere che i gruppi grillini rimarranno compatti. Del resto, se “uno è uguale uno” non si capisce come i diversi “uno” possano e debbano raccordarsi come un sol uomo (un sol Grillo) o attingere alle indicazioni della “base” vaporosa dei blog, dispersa sul web. La democrazia liberale si basa ancora sulla delega.

Ecco il quadro di una politica totalmente frantumata, una politica asfittica che potrebbe da un momento all’altro essere ingoiata dalle sabbie mobili di una crisi che marcia a passo svelto e porta dritto allo strapiombo. L’unico punto fermo, o forse statico e inamovibile, è il presidente Napolitano, la sua ferrea volontà di blindare questo governo e preparare il terreno perché Henry Letta resti premier fino al 2050. 

Matrioske, Babele e un monarca. E nessuna speranza per noi, perché nel frattempo le tasse salgono, l’Alitalia precipita, le aziende chiudono. Ma loro stanno a chiacchierare e litigare. Proprio un paese assurdo. La nuova classe politica la sta selezionando la magistratura. Il governo lo fa il capo dello Stato. La comunicazione sociale un presidente del Consiglio non scelto dagli italiani. I partiti sono a pezzi e in troppi si accalcano al timone. La nave affonda e i topi si agitano come pazzi.  

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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