Tranquilli, Obama non smetterà di intercettarvi
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Tranquilli, Obama non smetterà di intercettarvi

James Bamford, esperto di Nsa, spiega perché è scettico sulla riforma al programma di raccolta dati annunciata oggi da Obama - Aggiornamenti in diretta

Il Dipartimento di Giustizia americano è a cinque minuti dalla Casa Bianca. Oggi il presidente Barack Obama ci andrà per fare un annuncio su un tema molto delicato: le intercettazioni della National Security Agency, la Nsa, che ha raccolto i dati di decine di milioni di utenti (capi di stato compresi) ogni giorno. James Bamford, grande esperto di intelligence, che si occupa dell’Nsa fin dal 1982, dice a Panorama.it di non aspettarsi grandi cambiamenti.

Obama riuscirà a rimediare allo scandalo delle intercettazioni?
No, farà solo qualche ritocco alla prassi della raccolta dei dati, per frenare le critiche e cercare di guadagnare la fiducia dei cittadini. Mi aspetto cambiamenti poco più che cosmetici, che servono giusto ad allentare la pressione a cui Obama è sottoposto da quando è scoppiato lo scandalo delle intercettazioni.

Parliamo di soldi: è difficile credere al cambiamento, se i fondi a disposizione dell’Nsa restano gli stessi.
Il budget dell’Nsa è secondo solo a quello della Cia e Obama, per ora, non può farci niente. Il percorso per ridurre il bilancio è complesso, perché è competenza del Congresso. La Casa bianca può fare la sua proposta, ma è il Congresso a decidere se accettarla.

Obama deve rassicurare sia i leader stranieri sia i cittadini comuni che sono finiti negli archivi dell’Nsa. Che cosa farà?
Niente per nessuno dei due, in concreto. Darà delle rassicurazioni generali, si terrà sul vago. Al massimo dirà che le attività che interessano leader stranieri dovranno essere soggette ad approvazione.

Mettiamo che i miei dati personali siano finiti negli archivi dell’Nsa. Posso sperare che vengano distrutti?
No, non verrà distrutto niente. Non ci si può aspettare che la Casa Bianca chieda qualcosa del genere. Può farsi che qualche programma possa chiudere o cambiare nome, ma sarei sorpreso se succedesse qualcosa di più.

Raccogliere tutti questi dati serve a qualcosa?
Non credo che serva davvero. Serve solo a compiere la prima e principale violazione dei diritti dei cittadini compiuta dallo stato americano. L’Nsa non è stata creata per quello che sta facendo negli ultimi anni. È stata inventata dopo la Seconda guerra mondiale per prevenire un attacco a sorpresa dall’estero (dove per estero, in fin dei conti, si intendeva il blocco sovietico). Quand’è finita la guerra fredda si è ritrovata con questa nuova missione: cercare i terroristi, che per l’Nsa ha significato semplicemente raccogliere dati, raccogliere e ancora raccogliere.

Molte delle violazioni sono avvenute sotto il “regno” del generale Keith Alexander, così potente da essere soprannominato "l’imperatore Alessadro". Obama lo lascerà al suo posto?
Dal punto di vista del presidente, silurare il generale Alexander è uno sforzo inutile. Il suo vice se n’è già andato, Alexander ha un mandato che scade tra marzo e aprile. Basta aspettare e scegliere al suo posto qualcuno che dia un indirizzo diverso.

Com’è il rapporto tra Obama e i servizi segreti?
Credo che il presidente se ne sia interessato davvero poco. Ha lasciato che John Brennan, direttore della Cia, se ne occupasse al suo posto. In tutta sincerità: credo che Obama non si sia mai interessato dell’Nsa finché non è scoppiato lo scandalo, grazie alle rivelazioni di Edward Snowden.

Per l’appunto: Snowden sarà mai perdonato dagli Stati Uniti?
Snowden non ha compiuto alto tradimento, basta guardare ai fatti per capirlo: non ha venduto le sue rivelazioni, non ci si è arricchito. Ha consegnato tutto il materiale a dei giornalisti, non a dei governi stranieri. È chiaro che il suo scopo fosse informare. Ma il problema ora è politico. Obama, parlando di Snowden, ha sempre evitato di dire la parola "deal", accordo. Non credo che lo vedremo più sul suolo americano.

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Marco Pedersini

Giornalista. Si occupa di esteri. Talvolta di musica. 

Journalist. Based in Milan. Reporting on foreign affairs (and music, too). 

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