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Siamo diventati una potenza del nuoto

La lezione della settimana da record dei Mondiali di Budapest: investendo e programmando anche lo sport italiano è capace di trasformarsi in una inesauribile fabbrica di medaglie e primati

Un paese di santi, poeti e… nuotatori. Anche se le piscine continuano a essere merce rara e preziosa lungo lo Stivale, il nuoto nella scuola un’utopia o quasi, i bugdet limitati e la copertura mediatica riservata solo ai grandi appuntamenti o ai (pochi) grandi personaggi. Come la settimana mondiale di Budapest che ha consacrato l’acqua azzurra come mai in passato, con un bilancio da record in vasca lunga, inferiore ai soli Stati Uniti mettendo insieme anche il sincronizzato, puntellato qua e là anche di qualche sano rimpianto che solo un movimento in piena salute si può permettere.

Non è da tutti accogliere un argento iridato con mezzo sorriso come ha fatto la baby Pilato nei 50 rana, una volta conquistati i 100, salvo poi ricordarsi il percorso fatto per arrivare sin lì e che proprio per preparare la doppia distanza e inserirla nel suo pedigree aveva in parte, molto piccola a dire il vero, penalizzato la vasca singola in cui è rivelata da quindicenne al mondo. La nuova Italia del nuoto è stata così grande da poter assorbire la parziale delusione della Pilato, la medaglia di legno di Pillon post ricorso accolto degli americani per la squalifica di Ress, un paio di stecche dei veterani Quadarella e Paltrinieri – ma che recupero poi – e cose varie ed assortite dentro una settimana da urlo.

Partire da quanto andato male (!?!) è utile per mettere a fuoco la grandezza del Mondiale del nuoto italiano a Budapest. Siamo diventati una super potenza, questa è la realtà. Il fatto che mancassero i russi non cancella nulla dei primati raccolti da una nazionale che si è presentata con numeri inferiori rispetto alla tradizione, ma con una qualità diffusa eccezionale. Gli Europei in casa, che Roma ospiterà al Foro Italico a metà agosto, promettono di essere dolcissimi: una passerella nella quale mettere in mostra anche il resto di una generazione ricca di talento come mai in passato.

Era l’Anno Zero dopo il ritiro di sua maestà Federica Pellegrini. E’ stato come stappare una bottiglia di quelle buone, quasi che la gioventù cresciuta alle spalle della Divina non attendesse altro che prendersi la scena. Non c’è un legame, ovviamente, se non nel filo rosso che congiunge questa generazione meravigliosa alle altre che l’hanno preceduta partendo dall’inizio degli anni Duemila, dai Giochi di Sydney e dall’esplosione dei Rosolino e dei Fioravanti dopo un lungo periodo di carestia. Non siamo più quelli del Novecento, aggrappati alla leggenda di Novella Calligaris, alle bracciate poderose di Lamberti o alle promesse in parte disattese di Franceschi. Per una volta lo sport italiano ha ragionato da grande, di sistema: ha raccolto la scintilla di Sydney e l’ha sviluppata in un incendio che sta regalando ora il suo momento più luminoso.

La mezza delusione delle Olimpiadi di Tokyo (nessun oro) è archiviata e fa quasi parte dei rimpianti che solo un grande movimento si può permettere. Aver conquistato la staffetta mista battendo nel giardino di casa gli americani, la gara dove devi presentare il meglio in tutti e quattro gli stili e tutto si gioca su pochi centesimi, è il certificato di qualità controllata sul nuoto maschile. Le ragazze non sono molto distanti e il volto simbolo è quello di Benedetta Pilato che sembra una veterana ma è pur sempre una classe 2005 con alle spalle titoli europei e mondiali. Nicolò Martinenghi e Thomas Ceccon hanno la faccia giusta per bucare, non solo potenza e resistenza da campioni.

E poi ci sono Simona Quadarella e Gregorio Paltrinieri, che non ha finito con la vasca lunga il suo lavoro di raccoglitore di medaglie e che sta sublimando l’arte della fatica con il fondo in acque aperte. L’impresa nei 1500 stile libero, fuga e record europeo da sbattere in faccia a quelli che avevano accolto arricciando il naso la contro prestazione sugli 800, nasce dalla testa di un fuoriclasse assoluto incapace di rassegnarsi alla normalità. L’aveva già dimostrato a Tokyo, ricostruendo la preparazione devastata dalla mononucleosi fino ad arrampicarsi sul podio; a Budapest si è sublimato con un quarto d’ora che merita di entrare nella storia del nuoto italiano. E’ possibile che la meravigliosa estate 2021 del nostro sport rimanga un pezzo unico nella collezione, qualcosa di irripetibile per decenni. E’ probabile che sia così, ma il nuoto insegna la strada a tutti gli altri e mostra che, investendo e programmando, anche noi siamo capaci di valorizzare l’enorme talento di cui disponiamo. Siamo diventati una potenza in piscina e non è uno scherzo. Per quelli che ricordano gli stenti del Novecento è anche una piacevole sorpresa che si è ormai consolidata in realtà.

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Giovanni Capuano