Kiss: la recensione dei concerti di Milano e Codroipo
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Kiss: la recensione dei concerti di Milano e Codroipo

Dopo la festa, il dramma: muore un operaio durante lo smontaggio del palco

Ore 21: il telone che oscura il palco si abbassa. Dietro quel telo c'è il mondo dei Kiss. Un mondo a parte fatto di suoni e colori che inebriano da quarant'anni i fan della Kiss Army, migliaia di irriducibili, spesso con figli e nipoti al seguito. C'erano tutti nelle due date italiane di ieri al Forum di Milano e di lunedì sera a Codroipo nello spettacolare scenario di Villa Manin. 

Si diceva che i quattro fossero un appannati, complici il caldo. gli acciacchi e l'età (i due leader Simmons e Stanley hanno superato i sessanta). Non era così. I Kiss funzionano ancora e bene. Hanno uno show che non teme paragoni (questa volta c'era pure un gigantesco ragno metallico a sormontare il palco) e una ventina di canzoni che sono inni per chi li venera. Gene Simmons sputa sempre sangue e vola in cima allo stage, Paul Stanley fende ancora la folla appeso a un cavo che lo riporta avanti e indietro dallo stage. Magnifico l'impianto luci, e poi botti a volontà, coriandoli e fiammate. 

I Kiss sono questo. Piacciono perché sono così straordinariamente sopra le righe. La parola sobrietà non ha cittadinanza dalle loro parti. Loro eccedono, Anche quando intonano Volare in omaggio al Bel Paese... Una buona fetta del mondo rock non li capisce e non li ama, ma a loro non interessa: perché hanno un pubblico fedele nei secoli e una fede incrollabile in quel che fanno. Quando gli schermi rimandano le immagini di Simmons che sputa sangue finto a fiotti o che si dedica al numero del mangiafuoco per la milionesima volta, convinto e determinato come un rocker debuttante, allora tutto diventa chiaro. 

A rendere appetibile il gran circo della band ci sono poi una manciata di hit notevoli. Da Love Gun a Lick it up, passando per I was Made for lovin' you, Deuce e Detroit Rock City. Completano la setlist due pezzi dall'ultimo album, Hell or Hallelujah e Outta of this world cantanta dal chitarrista Tommy Thayer, Say Yeah, Heaven's on fire, War Machine e naturalmente Rock'n'roll all nite con la consueta tempesta di coriandoli. 

Vero che la voce di Paul Stanley non è più quella di un tempo, ma tutto sommato è un dettaglio. I Kiss sono un monolite: li ami o li odi nel suo insieme. E il pubblico italiano li ha ha accolti come eroi. Anzi come Supereroi. Per l'ultima volta? Pare proprio di no. Loro si divertono a dire che potrebbero andare avanti per altri cinque o dieci anni. Per chiunque altro sarebbe solo una battuta, ma i Kiss sono i Kiss. Nessuno avrebbe immaginato di vederli fare a sessant'anni quel che hanno fatto nelle due date italiane. Eppure si sono superati. E potrebbero rifarlo... Presto. 

Fin qui la cronaca della festa. Poi, nella notte una notizia terribile. Un operaio egiziano di 34 anni residente a Milano è morto durante le operazioni di smontaggio del palco. Secondo le prime ricostruzioni ci sarebbe anche un altro ferito. Secondo l'Ansa 'l'uomo sarebbe salito con altri due operai su un montacarichi pieno di carrelli e impalcature. A causa probabilmente del sovraccarico, il pesante materiale sarebbe caduto all'interno dello stesso montacarichi schiacciandolo'.

I was made for lovin'you al Forum di Milano - 18 giugno

 

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Gianni Poglio