Damon Albarn: "Bella la vita quando non c'era Internet"
Ufficio stampa - Linda Brownlee
Musica

Damon Albarn: "Bella la vita quando non c'era Internet"

Esce il 29 aprile il primo disco solista del frontman dei Blur - Intervista

"L'antidoto alla noia è l’infedeltà. Non coniugale, ma artistica" precisa Damon Albarn, ex superstar del brit pop con i Blur, da anni impegnato in esperimenti di successo nei più svariati ambiti sonori: pop, rock, opera, rap, musica etnica. 

"Replicare se stessi perché un tempo qualcosa ha funzionato mi avrebbe depresso. Al contrario, collaborare con decine di artisti diversi e ogni tanto rimettere insieme i Blur è molto appagante. Quando torniamo a esibirci come band c’è un’atmosfera di festa, non di revival stantio". Il nuovo approdo di Albarn è Everyday robots, il primo album solista della sua carriera (esce il 29 aprile). "Non avevo mai messo il mio nome sulla copertina di un disco, che per un artista è un po’come non metterci mai del tutto la faccia". 

Per l’occasione, Albarn ha scritto canzoni, intime, autobiografice, un diario in musica dei primi 45 anni di vita. "Mi sono concesso il lusso della nostalgia. Sono tornato da solo, a piedi, nei quartieri dell’east side di Londra dove sono cresciuto. Ho volutamente ripercorso metro per metro le strade dei giochi d’infanzia, i giardinetti dove sono volati i primi pugni e gli angoli più nascosti, quelli dove ci si appartava con la fidanzata.  Ho filmato tutto con un iPad e mi sono messo a riguardare quelle immagini confrontandole con quelle che erano archiviate nella mia memoria". Si interrompe. "Sa una cosa? Ho incontrato quasi esclusivamente ragazzini con la testa bassa e le dita sulla tastiera di uno smartphone. La mia dimensione adolescenziale è stata la tribù, il gruppo. Ci muovevamo insieme, parlavamo, suonavamo. Non amo la retorica anti tecnologica, ma essere sempre connessi ci sta scollegando progressivamente dai rapporti umani". 

Ed è proprio un rapporto umano, di quelli che si instaurano tra vicini di casa, la ragione della presenza di Brian Eno, il più grande produttore musicale di sempre, in alcuni brani di Everyday robots. "Abitiamo a pochi passi uno dall’altro, ma soprattutto frequentiamo lo stesso health club. Sia pure con modalità diverse: io corro scompostamente sul tapis roulant, lui pratica un allenamento molto complesso chiamato unisex aerobic water. Una cosa da Brian Eno, l’uomo che non parla mai. Ascoltare la sua voce è un evento. Per questo gli ho chiesto di cantare in un brano del mio disco. Il pezzo si chiama Heavy seas of love".

Resta solo da scoprire chi sia il misterioso Mister Tembo a cui è dedicata una delle canzoni più ispirate di Everyday robots. "Un cucciolo d’elefante rimasto orfano e adottato da alcuni amici che vivono in Tanzania. Appena l’ho visto mi è venuto da cantargli una canzoncina». E lui? «Ha fatto una montagnetta dei suoi bisogni, ma non è stata colpa mia, aveva appena bevuto tanto latte".  

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Gianni Poglio